Dopo l'attentato antisemita a Monsey: ecco le sorgenti dell'odio contro gli ebrei Analisi di Francesco Semprini, Alberto Flores d'Arcais
Testata: La Stampa Data: 30 dicembre 2019 Pagina: 1 Autore: Francesco Semprini - Alberto Flores d'Arcais Titolo: «New York, attacco a casa del rabbino. Afroamericano accoltella 5 ebrei - Dalle scuole ai cimiteri esplode l'odio di antisionisti e neonazi»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/12/2019, a pag.1, con il titolo "New York, attacco a casa del rabbino. Afroamericano accoltella 5 ebrei" l'analisi di Francesco Semprini; a pag. 9, con il titolo "Dalle scuole ai cimiteri esplode l'odio di antisionisti e neonazi", l'analisi di Alberto Flores d'Arcais.
Ecco gli articoli:
Un gruppo di ebrei chasidici a Monsey
Francesco Semprini: "New York, attacco a casa del rabbino. Afroamericano accoltella 5 ebrei"
Francesco Semprini
Un cittadino afroamericano FJ di 37 anni l'autore dell'aggressione all'arma bianca avvenuta nella casa del rabbino di Monsey, vicino a New York. Si chiama Thomas Grafton, già noto alle forze dell'ordine per un precedente arresto e originario di Greenwood Lake, località della contea di Orange sempre nello Stato di New York. «Era tutto coperto di sangue», si è consegnato agli agenti senza opporre resistenza quando è stato fermato. Su di lui gravano cinque capi di accusa, tra cui tentato omicidio e rapina. Un altro atto di violenza antisemita ad opera di afro-americani, come la coppia di killer che ha preso d'assalto un supermercato kosher a Jersey City alcune settimane fa. I due, morti nella sparatoria, si identificavano come affiliati del Black Hebrew Israelites, movimento che prende di mira bianchi ed ebrei. Afroamericano è anche l'autore di un'altra aggressione avvenuta alcuni giorni fa a Brooklyn ai danni di alcuni membri della comunità ebraica che stavano passeggiando. Uno dei ripetuti atti di intolleranza antisemita che si sono registrati a New York durante la festività di Hanukkah. Fatti dinanzi ai quali le autorità parlano di «terrorismo interno». Sabato sera Grafton è entrato nell'abitazione del rabbino Chaim Rottenberg con il viso coperto da una sciarpa e armato di machete. Ha cominciato a fendere colpi, le persone tentavano di fuggire e hanno reagito lanciando sedie e tavoli contro l aggressore. Il bilancio è di cinque feriti tutti ebrei chassidici, di cui due versano in condizioni gravi. L'attacco è avvenuto a Monsey, a circa 50 chilometri a Nord di New York, nella contea di Rockland. In un primo momento, i media americani parlavano di un attacco in una sinagoga, ma successivamente l'Orthodox Jewish Public Affairs Council ha precisato che è stata presa di mira l'abitazione del rabbino. Alcuni dei feriti sono stati colpiti ripetutamente, uno almeno sei volte, uno in pieno petto ed è quello nelle condizioni peggiori. Sembra che l'aspirante omicida sia poi riuscito a scappare dall'abitazione per dirigersi nella sinagoga prima di essere fermato dalle forze dell'ordine. II giudice ha stabilito per Grafton (che si è dichiarato non colpevole e tornerà in tribunale il 3 gennaio) una cauzione da 5 milioni di dollari. Per il presidente Donald Trump «l'attacco di Monsey nella settima notte di Hanukkah è orribile. Dobbiamo essere uniti per combattere, contrastare e sradicare la piaga malvagia dell'antisemitismo». «Un atto spregevole e codardo», aggiunge il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo. «È il tredicesimo attacco antisemita a New York nelle ultime settimane - prosegue -. Chiamiamo le cose con il loro nome: questo è un atto di terrorismo interno basato su intolleranza e ignoranza». Sulla stessa linea è il sindaco di New York, Bill de Blasio: «Non permetteremo che questo diventi la normalità. Useremo tutti gli strumenti a disposizione per fermare questi attacchi una volta per tutte». Unanime la condanna dei candidati democratici alla Casa Bianca, da Elizabeth Warren a Joe Biden. In seguito all'attacco il Centro Wiesenthal ha lanciato un appello a Trump affinché ordini all'Fbi di organizzare una «task force» capace «di mettere fine ai ripetuti attacchi contro gli ebrei e le loro istituzioni». «Quel che è troppo, è troppo» scrive il Centro Wiesenthal in un comunicato stampa. «Gli ebrei in America non devono avere paura perla loro incolumità quando si recano nei centri di preghiera. Libi - aggiunge il Centro - deve farsi avanti e prendere l'iniziativa alla luce dei recenti crimini violenti di odio nei confronti di ebrei osservanti». L'osservatorio ha anche rivolto un appello ai leader afro-americani perché prendano posizione «contro l'ondata di attacchi anti ebraici». Dalla Casa Bianca a farsi sentire è la figlia del presidente Ivanka, moglie di Jared Kushner, ebreo ortodosso, e che dopo le nozze si è convertita all'ebraismo, la quale parla di «male assoluto». Senza lesinare critiche ai detrattori dell'attuale amministrazione, in particolare il governo di New York e la stampa americana per non aver prestato la dovuta attenzione all'ondata di attacchi antisemiti degli ultimi giorni.
Alberto Flores d'Arcais: "Dalle scuole ai cimiteri esplode l'odio di antisionisti e neonazi"
Alberto Flores d'Arcais
Quando la mattina del 24 dicembre un uomo di 65 anni è stato preso violentemente a calci all'angolo tra la 41esima strada e la Terza Avenue, nel cuore di Manhattan, pochi hanno fatto caso alle urla dell'assalitore che gridava con rabbia «Fuck you Jew, Fuck you Jew!». Solo 4 giorni più tardi, dopo che altri sette attacchi antisemiti si sono verificati nella metropoli dove vive la più grande comunità ebraica al mondo (quasi due milioni, più di Gerusalemme e Tel Aviv messe insieme), il sindaco di New York De Blasio ha promesso tolleranza zero contro ogni manifestazione di odio antiebraico. Otto attacchi violenti - «incidenti», come vengono catalogati negli archivi del Fbi - in meno di una settimana durante la festività di Hanukkah sono un vero e proprio segnale di allarme per una nuova ondata di antisemitismo negli Stati Uniti che ha paragoni solo con l'America di quasi ottanta anni fa. Allora, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, l'antisemitismo trovava una sponda politica in chi non voleva entrare in guerra contro Hitler e una sponda ideo- logico-culturale nelle opere antisemitiche di Henry Ford e nei violenti sermoni di Charles Coughlin, un sacerdote cattolico il cui programma radiofonico settimanale arrivò ad avere negli anni Trenta 12 milioni di ascoltatori entusiasti. Oggi la situazione è ovviamente molto differente, ma negli ultimi anni i dati indicano una progressione costante degli «incidenti» causati da odio religioso. Sempre più frequentemente vengono disegnate svastiche accanto alle sinagoghe, alle tombe o alle case dove vivono ebrei e accanto al simbolo nazista per eccellenza i messaggi sono inquietanti: «Hitler non si era sbagliato», «Uccidi gli ebrei», «No agli ebrei, sì alle camere a gas». Secondo l'ultimo rapporto dell’Fbi sugli «Hate Crime» pubblicato nel novembre scorso, nel 2018 il 57,8 per cento di crimini e violenze «ispirati da odio religioso» si sono basati su un pregiudizio antiebraico. Che include elementi antisemiti tradizionali e che disegna gli ebrei con gli stereotipi classici che diedero vita nei secoli scorsi ai terribili pogrom fino all'Olocausto (razza inferiore, avidi, aggressivi, padroni dell'economia e quindi del mondo). Il 57,8% contro il solo 14,5 per cento di odio anti-islamico, il 4,1% anti-sikh e il 3,8 % anti-cattolico. Solo sei anni fa, la Anti-Defamation League aveva rivelato come il 2013 fosse stato l'anno con meno «incidenti» antisemiti da quando ne11979 ha iniziato a monitorarli. Allora ne vennero segnalati 751 in tutti gli Stati Uniti, con minime violenze e nessun ricovero in ospedale. Nei cinque anni successivi i «crimini di odio» contro le varie comunità ebraiche negli Usa o contro singole persone sono quasi triplicati, ci sono stati diversi morti e molti feriti e ben 49 sono stati registrati in scuole elementari o secondarie. Una crescita esponenziale che accomuna (come aggressori) sia i tradizionali gruppi dell'estrema destra neo-nazista - che con l'avvento alla Casa Bianca di Donald Trump si sono rapidamente moltiplicati - sia gli studenti ultra-liberal dei grandi campus universitari. Con i primi che ripropongono la più tradizionale ideologia del suprematismo bianco e con i secondi che privilegiano (sempre con accenti smaccatamente antisemiti) la propaganda anti-israeliana o anti-sionista. Nonostante questi dati la grande maggioranza degli ebrei americani si ritiene però ancora perfettamente al sicuro negli Stati Uniti. In un interessante articolo pubblicato sul Washington Post il 19 dicembre Laura Adkins mette in risalto come la maggior parte dei crimini antisemiti negli Stati Uniti abbia «una relativa mancanza di incidenti violenti». L'87 per cento dei crimini di odio antiebraico del 2019 sono stati catalogati alla voce «rancore criminale», generalmente inteso come vandalismo (il disegno di svastiche e scritte sui muri), mentre gli attacchi fisici costituiscono solo il 13 per cento. In certi casi le percezioni contano più della realtà e quanto successo nella settimana di Hanukkah a New York potrebbe mutare qualche certezza. Come scrisse due anni fa Andrew Silow-Carroll (caporedattore della Jewish Telegraphic Agency) «i numeri e la sociologia non possono spiegare il modo in cui gli ebrei si sentono e in questo momento molti non si sentono bene».
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