Libia: Erdogan forza la mano, scontro con Haftar Cronaca di Marta Ottaviani
Testata: La Stampa Data: 23 dicembre 2019 Pagina: 9 Autore: Marta Ottaviani Titolo: «Libia, Haftar sequestra nave turca. L'ira di Erdogan: più armi a Tripoli»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/12/2019, a pag.9, con il titolo "Libia, Haftar sequestra nave turca. L'ira di Erdogan: più armi a Tripoli" il commento di Marta Ottaviani.
Marta Ottaviani
Ghassan Salamé, rappresentante speciale dell'Onu in Libia
Il Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, non indietreggia e la situazione in Libia diventa più incandescente con il passare delle ore. Ieri mattina un cargo battente bandiera di Grenada ma con equipaggio turco è stato sequestrato dalle truppe del generale Haftar al largo della città di Derna e portato nel porto di Ras el Hilal per ispezionarne il carico. Non è stata resa nota nessuna delucidazione né sul contenuto del cargo, né sulla sorte del tre cittadini turchi arrestati. Quasi nelle stesse ore, alcuni siti turchi hanno dato notizia di un 747 non tracciato, che dall'aeroporto di Sabiha Gokcen, il secondo scalo di Istanbul, è decollato alla volta di Tripoli, forse carico di armi e munizioni. Sulle coste libiche, la situazione è di massima allerta e a Bengasi in molti pensano che il prossimo passo di Ankara potrebbe essere l'invio di altri soldati. La situazione potrebbe peggiorare nelle prossime ore, quando scadrà l'ultimatum di Haftar contro le truppe di Misurata, alle quali è stato intimato di lasciare Tripoli e Sirte. Chi fa già fuoco con le parole è il presidente Erdogan che, a poche settimane dal clamoroso voltafaccia al generale Haftar, non solo ha siglato il protocollo con Fayez al-Sarraj, premier del Governo di Accordo Nazionale della Libia.
Il sultano Erdogan
Adesso è anche il maggior fautore di una soluzione armata per la stabilizzazione del Paese, mentre tutto il resto delle potenze coinvolte, Russia inclusa, prediligono quella diplomatica. Il capo di Stato, ieri, non ha usato mezzi termini per rendere note le sue intenzioni. «Rimarremo al fianco dei nostri fratelli libici finché la pace e la sicurezza non verranno assicurate, come stiamo facendo in Siria – ha detto Erdogan, che poi ha aggiunto -: la Turchia può elevare il proprio sostegno militare navale, aereo e terrestre al governo legittimo libico se richiesto». "Interessi prioritari" Una minaccia sempre più concreta per Haftar, uomo forte di Bengasi, dove, dall'esercito nazionale libico, il generale Mahdawi ha fatto sapere che sono in possesso di «forze sufficienti per respingere qualsiasi violazione turca delle acque libiche». Il presidente ha anche sottolineato che nessuno potrà tenere in disparte la Turchia su quelli che la Mezzaluna considera suoi interessi nazionali prioritari. Nello specifico, le acque del Mediterraneo, dove fra Libia e Cipro Ankara sta creando più di una tensione nella comunità internazionale. Le parole di Erdogan sembrano dirette soprattutto alla Grecia, che nelle ultime settimane ha fatto molte pressioni, denunciando l'invasione delle acque territoriali da parte di Ankara e mettendo in guardia sulla crescente aggressività della Turchia nel Mediterraneo. Ieri, Nikos Dendias, il ministro degli Esteri di Atene è arrivato a Bengasi per incontri con alcuni fedelissimi del generale. La situazione soprattutto la Russia, che la Turchia starebbe cercando di portare dalla sua parte. Ma il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha ribadito che il Presidente Vladimir Putin pensa che la soluzione al caos libico possa essere solo di tipo diplomatico. I due alleati si incontreranno in Turchia il prossimo 8 gennaio, quando Erdogan cercherà nuovamente di convincere Putin o raggiungere un accordo sui suoi margini di azione per non entrare in conflitto con Mosca.
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