IC7 - Il commento di Astrit Sukni: Politicamente corretto e memoria corta Dal 16 al 21 dicembre 2019
Testata: Informazione Corretta Data: 23 dicembre 2019 Pagina: 1 Autore: Astrit Sukni Titolo: «IC7 - Il commento di Astrit Sukni: Politicamente corretto e memoria corta»
IC7 - Il commento di Astrit Sukni
Dal 16 al 21 dicembre 2019
Politicamente corretto e memoria corta
27 dicembre 1985: la strage di Fiumicino, il secondo attentato di matrice arabo palestinese nell'aeroporto romano in dodici anni
Il 17 dicembre cadeva l’anniversario della strage di Fiumicino dove morirono 34 persone. Un attentato compiuto da terroristi palestinesi dell’OLP all’aeroporto nel 1973. Ne avrebbero compiuto un altro 13 anni dopo, sempre nello stesso luogo. Io di questi attentati non sapevo nulla, ne sono venuto a conoscenza grazie a Informazione Corretta che negli anni ne ha scritto, mentre dalla stampa e dalla TV non ho sentito nessuna commemorazione. Toccare i palestinesi, infatti, è un tabù perlomeno qui in Italia. Forse per questo si preferisce tacere e sorvolare sui morti. I politici italiani avevano un occhio di riguardo per l’OLP di Arafat, nonostante fosse una organizzazione terroristica. In Italia potevano godere di grande protezione, infatti gli attentatori non sono mai stati presi. Tutto dimenticato. Il politicamente corretto è il male che cancella la memoria e che non permette alle persone di conoscere il passato. Grazie al politicamente corretto oggi possono andare sul palco a parlare anche persone musulmane con velo. Possono salire sul palco e parlare ipocritamente contro l’odio e contro la discriminazione. La sinistra progressista che si batte per i diritti umani e civili, contro l’oppressione delle donne e per la laicità chiama a parlare sul palco Nibras Asfa, la palestinese che inneggia a Hamas e attacca Israele. Non si può chiamare sul palco a parlare contro l’odio chi l’odio lo professa quotidianamente. La tolleranza deve avere un limite perché non si può chiamare sul palco a parlare una ragazza velata che quindi porta un simbolo di oppressione come il velo, imposto alla donna nei paesi musulmani ma anche occidentali, simpatizzante del terrorismo palestinese e odiatrice di Israele. Sono 50 anni che le femministe e i progressisti si battono per i diritti e contro l’oppressione della donna ma grazie al politicamente corretto chiamano a parlare nelle manifestazioni chi rappresenta il contrario di quello per cui protestano. Quando si tratta di parlare male di Israele le piazze sono sempre d’accordo anche quando Israele non c’entra nulla.