Cristiani in Israele: pieni diritti, benessere, sviluppo demografico. Sotto l'Anp invece sono sempre meno Un pezzo di completa disinformazione firmato da Filippo Di Giacomo
Testata: Il Venerdì di Repubblica Data: 20 dicembre 2019 Pagina: 37 Autore: Filippo Di Giacomo Titolo: «In Terra Santa non si trova più un cristiano»
Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 20/12/2019, a pag. 37, con il titolo "In Terra Santa non si trova più un cristiano" il commento di Filippo Di Giacomo.
Quello di Filippo Di Giacomo è un atto di accusa contro Israele, l'unico Paese del Medio Oriente in cui la comunità cristiana è in crescita demografica e gode di tutti i diritti che ha ciascun cittadino. Di Giacomo confonde volutamente, nella sua descrizione, la condizione dei cristiani in isrele e nei territori controllati dall'Anp di Abu Mazen, in cui la presenza cristiana continua a ridursi. Il risultato è un pezzo di disinformazione unilaterale contro lo Stato ebraico.
Ecco l'articolo:
Netanyahu fra i soldati cristiani di Israele
In Terra Santa, così come a Betlemme dove le politiche israeliane e palestinesi, a forza di espropri terrieri e abusi giuridici, hanno ridotto la presenza dei cristiani, quest'ultimi stanno scomparendo. Nel 1995, quando Israele pensò di compiere un "gesto di pace" cedendo il controllo della città della Natività ad Arafat, Betlemme era a stragrande maggioranza abitata da cristiani. Ora non sono che il 10 per cento, anche se la popolazione è cresciuta dai 14.439 abitanti del 1967 agli oltre 27 mila di oggi. Ciò che è cambiato è l'equilibrio demografico interno: tanti cristiani in meno, tanti musulmani in più che, pur non avendo nulla a che fare con la cittadina palestinese, vi si sono trasferiti grazie alle generose elargizioni (case e denaro) distribuite da Hamas, vero Stato in quello presunto di Palestina. Come in tutto il Medio Oriente «l'Europa è irrilevante, qui non c'è. È Vladimir Putin che ormai conta». A dirlo, senza giri di parole, l'amministratore apostolico di Terra Santa, monsignor Pierbattista Pizzaballa, in un'intervista di fine novembre rilasciata all'agenzia cattolica tedesca Kna. Negli stessi giorni, dal 26 al 28, a Budapest 650 esponenti di alto rango di diverse chiese cristiane hanno dato vita alla seconda conferenza internazionale sulla persecuzione anticristiana. La prima, sempre indetta dal governo ungherese, si era svolta nel 2017. In rappresentanza di 40 nazioni, i partecipanti hanno parlato a nome dei 245 milioni di perseguitati. Lamentele forti e condivise che si sono levate verso la macchina burocratica dell'Unione Europea, efficiente e "pesante" nel difendere e propagandare diritti vecchi e nuovi, ma riluttante a scendere in campo di fronte all'evidenza delle persecuzioni anticristiane. E anche a Budapest Vladimir Putin è stato presentato come iI difensore dei cristiani. Con tanti saluti all'Unione Europea.
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