La voce dei pochi musulmani coraggiosi dissidenti Va valorizzata, non censurata
Testata: Il Foglio Data: 16 dicembre 2019 Pagina: 2 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «Anziché metterla a tacere, la gauche ascolti la voce dei riformatori musulmani»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/12/2019, a pag.II, con il titolo "Anziché metterla a tacere, la gauche ascolti la voce dei riformatori musulmani", l'articolo tratto dal Figaro.
Può la sinistra non assimilare tutti quelli che non le piacciono all’estrema destra? E’ la domanda che in molti si sono fatti in seguito alla pubblicazione da parte del settimanale Obs di un dossier consacrato agli ‘ex musulmani’”, scrive l’intellettuale canadese Mathieu Bock-Coté. “A suon di insinuazioni più o meno sottili e di approssimazioni scritte con l’obiettivo di allarmare il lettore, si spiega che questi uomini e donne che hanno ripudiato pubblicamente, e spesso brutalmente, l’islam, farebbero, secondo la formula ormai consacrata, il gioco dell’estrema destra. Ma oggi questa formula più che spaventare le persone sembra irritarle. Se è consuetudine, quando si critica l’islamismo, distinguerlo dall’islam, distinzione critica elementare, è giusto, per questo motivo, che ogni critica all’islam in quanto tale sia automaticamente assimilata all’estrema destra? Per quanto ne sappiamo, chi critica il cattolicesimo, il luteranesimo, l’ortodossia o il buddismo non merita ta le etichetta infamante. Il rispetto obbligatorio dell’islam si è integrato in pochi anni ai famosi valori della République. Il vivre-ensemble passa oggi inevitabilmente dal riconoscimento di uno statuto particolare all’islam, tale da permettergli di definire liberamente le sue modalità di inserimento nella società francese? L’islam, attraverso le sue tendenze più militanti, ha il diritto di ridefinire unilateralmente la Francia? Chi si oppone all’islam in quanto tale è automaticamente ‘islamofobo’? Assimilare gli ex musulmani all’estrema destra, in realtà, non è altro che un tentativo di escludere dallo spazio pubblico una critica dell’islam in quanto tale. Non c’è alcun bisogno di infiammarsi per questo, naturalmente – si potrebbe persino trovarla ingiusta questa critica e ritenere che le grandi tradizioni spirituali dell’umanità non devono essere confuse con le loro patologie sanguinarie. Ma se la critica virulenta dell’islam diventa, per i suoi detrattori, un indicatore di estrema destra, è l’ideale stesso di modernità, che risiedeva sul libero esame di tutte le credenze religiose, di cui ci si è appena sbarazzati. Questa piccola polemica, forse, non è senza virtù, e ci permette di entrare nell’universo mentale di colui che chiameremo il ‘giornalista di sinistra’. Troppo spesso, quest’ultimo non discute con quelli che critica: spiega il motivo per cui non bisogna rivolgere loro la parola, o perché quantomeno devono essere avvicinati con cautela. E’ un distributore scrupoloso di certificati di rispettabilità. Con gli ex musulmani, si preoccupa più di situare i loro discorsi rispetto all’ortodossia multiculturale che difende, che di capire le ragioni della loro virulenza. Le migliori menti hanno relativizzato, nel corso degli anni, la divisione sinistra-destra.
Sarebbe legittimo spingere fino all’esame critico la messa in discussione del concetto di estrema destra, attorno al quale, sotto molti aspetti, è strutturato negativamente il dibattito pubblico contemporaneo. Troppo spesso, coloro i quali sostengono di essere specialisti di estrema destra militano invece di informare. Il loro lavoro consiste nel denunciare quelli che osservano e nel formare un cordone sanitario tra questi e la vita politica ordinaria, come se ci fosse il rischio di inquinarla. Ma non si sa mai esattamente a partire da quali criteri si definisce la categoria di estrema destra. Si potrebbe persino arrivare a pensare che l’estrema destra è il modo attraverso cui i progressisti designano quelli che si oppongono frontalmente alla loro egemonia. Ci troviamo dinanzi a un concetto polemico che si presenta come un luogo simbolico vuoto, che può riempirsi, secondo le circostanze, di contenuti ideologici contraddittori. In fin dei conti, non serve soltanto a designare il cattivo del momento? Associati a questo concetto, troviamo alla rinfusa cattolici tradizionalisti e strenui difensori della laicità, reazionari autentici e libertini arrabbiati, nazionalisti repubblicani e decentralizzatori legati alle vecchie province. La vera estrema destra, indissociabile da un’estetica della violenza redentiva, è invece poca cosa oggigiorno. A quelli che vi associano le rivolte populiste assimilandole a un fascismo sempre in procinto di rinascere, verrebbe voglia di rispondere: pas d’amalgame! Nella misura in cui la sinistra, spinta dal senso della storia, non smette di spostare verso di lei il centro di gravità ideologica dello spazio pubblico, basta che un uomo di destra non segua il suo ritmo per diventare rapidamente un uomo molto a destra, che vuol dire troppo a destra, prima di ritrovarsi all’estrema destra. Questa dinamica rende isterico il dibattito pubblico. Che cosa avrebbero dovuto fare gli ex musulmani per evitare di essere demonizzati in questo modo? Celebrare l’islam nel momento in cui lo hanno abbandonato e sottomettersi così un’altra volta a una visione del blasfemo da cui vogliono liberarsi?”.
(Traduzione di Mauro Zanon)
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