La preoccupazione dei francesi
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Le Figaro del 12 dicembre ci ha regalato questo scoop straordinario. Mentre la Francia è paralizzata da agitazioni sociali di un’entità senza precedenti, e centinaia di migliaia, anzi, milioni di manifestanti scendono in strada per protestare contro una politica del governo che sta decurtando i loro redditi e mettendo a rischio le loro pensioni, la prima preoccupazione dei francesi è il terrorismo. Al termine dell’ampia indagine annuale intrapresa sul tema "Vittimizzazione e senso di insicurezza" , condotta dall'Osservatorio nazionale sulla delinquenza e sulle risposte penali alla criminalità (ONDRP) e dall’Istituto nazionale di statistica e di studi economici (INSEE) pubblicata lo stesso 12 dicembre, il terrorismo con il 20% arriva prima della povertà (19%) e della disoccupazione (16%). Proprio così, avete letto bene. Eppure, prima del 2014, superava a malapena la parte inferiore della scala con meno del 5%. Solo che dopo di allora ci sono stati Charlie Hebdo, l’Hyper Kosher, il Bataclan, la Promenade des Anglais a Nizza, i mercatini di Natale e molto altro. Diventato la prima preoccupazione dei francesi, l'anno scorso il terrorismo era salito al 32%. Osservando più da vicino i risultati di questo sondaggio, riferisce Le Figaro , “il terrorismo è considerato il problema più importante per i francesi dai 14 ai 49 anni. Ed è tra gli adolescenti che questa preoccupazione è la più forte, dal momento che il 26% dei ragazzi tra i 14 ed i 17 anni lo identifica come il problema principale. Nella fascia di età tra 50 e 77 anni, il problema considerato più preoccupante è la povertà. Dopo i 77 anni, si tratta di salute ”. Che le persone anziane si preoccupino prima della loro salute, è più che naturale; che più andiamo avanti con gli anni in un Paese in cui andiamo in pensione molto presto, a volte ci chiediamo come far quadrare i conti, è comprensibile. Ma come spiegare questa sorda angoscia degli adolescenti, di questa giovinezza, che rappresenta la speranza e il futuro del Paese, la cosiddetta linfa vitale del Paese? Perché vedono il terrorismo come il problema più grave che devono affrontare? Questa è una domanda che Le Figaro non si è posto. Certamente perché per rispondere, sarebbe stato necessario parlare del terrorismo, delle sue manifestazioni, delle sue cause, delle origini da cui provengono i terroristi. Tutte cose assolutamente tabù nell'odierna Francia. Guai a chi si avventura a menzionare l'estremismo religioso che sta dietro la maggior parte degli attentati. Verrebbe severamente rimproverato, e richiamato all’ordine come successe a quel giornalista che aveva azzardato una possibile pista islamica nell'attentato alla prefettura, o addirittura cacciato dai piani alti e minacciato d’incorrere nelle ire della legge. Si percepisce con quanta determinazione i media si rifiutano di chiamare le cose per nome. Nelle statistiche ufficiali, le aggressioni antisemite "minori" sono rese asettiche e classificate come inciviltà e le più gravi sono attribuite ad attacchi di follia improvvisa. Le persone considerate pericolose identificate dai servizi di sicurezza e registrate nel famoso file "S" per "Sicurezza dello Stato", circolano liberamente. E’ evidente che se ci rifiutiamo di individuare il problema, non saremo mai in grado di affrontarlo. Da qui nasce questa diffusa preoccupazione che non trae alcun conforto dalle pattuglie di soldati nelle zone sensibili e dai controlli rafforzati in prossimità di certi siti.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".