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La luce dell’ambra Liliana Treves Alcalay
Giuntina
Euro 18
Raccontare la Storia attraverso le storie dei protagonisti dell’epoca o di personaggi di fantasia presuppone la capacità di coniugare la creatività con il rigore richiesto dal racconto di eventi realmente accaduti. Solo così il lettore può assaporare la forza dirompente e l’incanto che procura la lettura di un romanzo storico. Liliana Treves Alcalay, nata a Bengasi nel 1939, tra i maggiori studiosi e interpreti della musica tradizionale ebraica, in particolare di quella sefardita, si cimenta con successo in questa impresa e il risultato è un’opera folgorante che ripercorre le vicende dei marrani e criptogiudei nel Portogallo e nella Venezia di fine Cinquecento. Con “La luce dell’ambra” l’autrice articola una narrazione complessa che a capitoli alterni segue le vicende della famiglia Israel a Istanbul nel 1992, dei Rael a Lisbona nell’anno 1597 e dei Jovial nel paesino di Belmonte, “un piccolo borgo ventoso, arroccato sulle montagne della provincia di Beira”. L’intrecciarsi delle storie porta alla luce zone d’ombra e misteri sui conversos quegli ebrei obbligati dopo l’editto di espulsione dalla Spagna del 1492 a convertirsi al cattolicesimo, pur continuando a professare in segreto la loro fede. Il romanzo prende avvio con la decisione della giovane Micol di raggiungere a Istanbul i nonni Israel per completare la tesi di laurea sul criptogiudaismo: “Inquisizione e Marranesimo. Religione sotterranea di segreti, misteri e silenzi”. Un tema affascinante ma poco trattato per il nonno Victor il quale, nel suo ruolo di docente e studioso di storia degli ebrei spagnoli, consiglia alla nipote testi rari per approfondire l’argomento e far luce sulle vicende di chi era stato costretto per secoli a vivere nell’ambiguità e nel sospetto. Un dipinto misterioso nella casa dei nonni Israel, raffigurante un’antenata di Micol che indossa un ciondolo impreziosito da un segno misterioso, è il fulcro attorno al quale si dipana la trama del romanzo. Attraverso le storie dei personaggi appartenenti alle tre famiglie di conversos - Raphael Jovial, pittore di talento che abbandona il paese di Belmonte per ritrovare un ramo della famiglia disperso, Francisco Rael, che gestisce il bazar della famiglia, un giovane che non ha il coraggio di opporsi ai soprusi dell’Inquisizione, Amelia Rael, donna austera e diffidente che custodisce con forza il segreto della loro fede per proteggere la famiglia e molte altre figure magistralmente ritratte - l’autrice ci svela l’esistenza di uomini e donne vissuti per secoli con una doppia identità, senza guide spirituali o testi sacri che sono riusciti a tramandare l’appartenenza ebraica alle generazioni successive solo attraverso dei segni, in genere simboli ebraici, dissimulati nei dipinti o in manufatti di legno. E’ la storia collettiva della comunità ebraica del 1500 quella che Liliana Treves Alcalay mette in scena per raccontare anni di vessazioni e diffidenza e per ricordarci che molti conversos non si arresero alle persecuzioni e, sfidando l’Inquisizione, salvaguardarono in segreto la religione dei padri: una cultura parallela che custodì pochi, seppur preziosi, elementi di ebraismo di cui l’autrice ci svela alcune interessanti scoperte storiche. Come quella di Samuel Schwarz, un ingegnere minerario che nel 1920 si reca a Belmonte e riesce a vincere la diffidenza degli ebrei che ancora vivevano in quei luoghi, ignari non soltanto dell’esistenza di altri confratelli nei villaggi vicini, ma addirittura di ebrei al di fuori della penisola iberica. Recitando lo Shemà, la preghiera ebraica che afferma l’unicità di Dio, Samuel Schwarz riesce ad abbattere quel muro di sospetto e a risvegliare la piccola comunità di Belmonte facendo così emergere un mondo ritenuto estinto, capace di dare una nuova dimensione alla storia del marranesimo portoghese. Nel romanzo spunta anche una Meghillà di Ester – la giovane moglie ebrea del re persiano Assuero che rivelando il suo ebraismo segreto testimonia un grande coraggio – un frammento della quale tornerà misteriosamente in possesso di nonno Victor alla fine del racconto. Una scrittura raffinata, una trama avvincente, un’accurata rievocazione storica, una ricca bibliografia sono solo alcune delle qualità che ci fanno apprezzare “La luce dell’ambra”, un’opera che restituisce la memoria di vicende lontane regalando agli appassionati di romanzi storici emozioni intense e un finale sorprendente.
Giorgia Greco |
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