Iraq: un nuovo massacro, responsabili le milizie filo-iraniane Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 08 dicembre 2019 Pagina: 15 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Spari dei cecchini sulla piazza della protesta. Almeno 25 morti»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/12/2019, a pag.15, con il titolo "Spari dei cecchini sulla piazza della protesta. Almeno 25 morti", la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
A volto scoperto, senza divise, i cecchini sono arrivati nel pieno della notte e hanno cominciato a sparare sui manifestanti che dormivano in un parcheggio occupato, accanto a piazza Tahrir, l'epicentro della rivoluzione irachena. E' stato uno dei peggiori massacri in due mesi di proteste. Un primo bilancio di 12 morti è stato poi aggiornato dagli attivisti ad "almeno 25". «Era un inferno, eravamo in trappola, non ci lasciavamo portare via i feriti», ha raccontato uno di loro: «Ormai non nascondono neppure la faccia, sappiamo chi sono». L'opposizione di piazza accusa le milizie filo-iraniane, Hashd al-Shaab, le forze di mobilitazione popolare costituite nel 2014 per combattere l'Isis e adesso trasformate in braccio armato della repressione.
Le sanzioni Usa Ne sono convinti anche gli Stati Uniti. Ieri Washington ha annunciato sanzioni contro i comandanti di tre formazioni paramilitari, quelli con i legami più stretti con il generale dei Pasdaran Qassem Suleimani. Sono Qais al-Khazali, Laith al-Khazali e Hussein Falil Aziz al-Lami. E' importante soprattutto il primo, protagonista di dichiarazioni di fuoco e minacce esplicite contro America e Israele. Le misure sono anche una reazione a decine di attacchi con razzi e mortai contro le basi americane nel Paese. Non hanno fatto vittime, ma sono sempre più insistenti e massicci. Il dipartimento di Stato è convinto che l'Iran sia responsabile in particolare del lancio di ben dodici razzi contro la base di Al-Balad, 80 chilometri a Nord di Baghdad. E le milizie sarebbero responsabili anche di un attacco "con un drone" contro la casa del controverso imam Moqtada al-Sadr, che appoggia la rivolta. Avvertimenti e pressioni, mentre la classe politica cerca una risposta alla piazza e deve trovare un nuovo premier dopo le dimissioni di Adel Abdel Mahdi. Dal 2005 la scelta avviene in un gioco di equilibri fra Washington e Teheran, ma questa volta le tensioni sono ai massimi. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha invitato l'Iran a starne fuori perché "il popolo iracheno vuole riavere il proprio Paese". Ancora più importati le parole del grande ayatollah Ali al-Sistani, massima autorità religiosa: ha ammonito contro "le interferenze straniere" dopo che a Baghdad sono arrivati in rapida successione il generale Suleimani e un inviato dell'Hezbollah libanese. E' stato lo stesso Al-Sistani a mobilitare 200 mila giovani in pochi giorni, quando l'Isis stava per attaccare la capitale nel 2014. Ma adesso i giovani sembrano insensibili persino ai suoi inviti alla moderazione. Vogliono cambiamenti e subito.
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