La storia della ragazza tunisina perseguitata e cancellata dalla famiglia perché lesbica Cronaca di Laura Bogliolo
Testata: Il Messaggero Data: 07 dicembre 2019 Pagina: 23 Autore: Laura Bogliolo Titolo: «Il dramma di Aisha, tunisina e gay: 'La mia famiglia mi ha cancellata'»
Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 07/12/2019, a pag.23, la cronaca di Laura Bogliolo dal titolo "Il dramma di Aisha, tunisina e gay: 'La mia famiglia mi ha cancellata' ".
Nel mondo islamico gli omosessuali vengono impiccati
Il rifiuto dei genitori è la cosa che forse le fa più male. Che la lacera. Eppure se ne intende di dolori, di quelli veri: ha una malattia rara e bastarda, ha conosciuto la chemioterapia, ha subìto una violenza che non ha mai confessato prima. E soffre, tanto. Per amore. Ha dormito con la sua ragazza in strada una sola notte. «Poi è arrivato l'angelo, una volontaria». Entrambe ora vivono da due mesi nel Refuge Lgbt di Roma, un centro sostenuto dalla Croce Rossa e dal Gay Center, con il supporto della Regione Lazio. Aisha (il nome è di fantasia), ha 23 anni, e la sua famiglia ha origini tunisine. «Sanno che sono lesbica, ormai lo hanno capito, ma si evita l'argomento. Mia mamma dice: "Non voglio sapere niente...."». Ma prima dell'indifferenza a casa di Aisha c'è stata la disapprovazione. «Mi sono baciata con una ragazza in quella strada e a quell'ora, perché sapevo che mio fratello sarebbe passato lì, volevo che almeno lui lo sapesse». Cercava una sorta di consenso. Il fratello l'ha vista, ha capito e la sera, a cena con tutta la famiglia ha fatto una battuta. Le reazioni sono state come coltelli. «Adesso anche lesbica sei? Ma sei pazza?» (la madre). «Sei una lesbica di m...» ha gridato l'altro fratello, l'insulto più banale contro una donna omosessuale. «Quella ragazza ti ha fatto il lavaggio del cervello, vado a picchiarla» la minaccia della sorella che per due mesi non le ha parlato. «Ma che dice tuo fratello?», il borbottio severo del padre. Ma ancora prima della disapprovazione c'è stata la violenza psicologica in famiglia, quella che fa interiorizzare l'omofobia e fa sentire sbagliate, a volte per sempre. «Se avessi un figlio gay gli taglierei la testa...» diceva il papà. «Una figlia lesbica è una sventura, come si possono fare certe scelte?». Ma lei non ha scelto. «Sono così e basta, sono omosessuale e amo la mia ragazza, anche se mia madre fosse riuscita a farci lasciare io sarei rimasta lesbica». Sospira, e finalmente i bellissimi occhi neri si illuminano. Conferma chi è, lo dice a se stessa, e ora sta un po' meglio. «Sto cercando un lavoro farei qualunque cosa perché voglio pensare a noi due, costruire il nostro futuro, voglio dare tutto alla mia compagna anche se ora con lei ci sono problemi». Nel frattempo il rapporto attraversa una fase di crisi e Aisha sta malissimo. «Farei qualunque cosa per lei, non troverò mai una persona buona, generosa e forte così. Ma ho tanti dolori dentro, tanti e sicuramente hanno danneggiato il nostro rapporto». Si sente in colpa e si scusa per il male che sente. Sei musulmana? «Diciamo... ». Alza le spalle e forse la religione è l'ultimo dei suoi pensieri. «Dopo la malattia non credo più a niente» dice. Dopotutto non è la religione dei genitori a fomentare l'omofobia che si impossessa anche di famiglie cattoliche. Aisha ha imparato a nascondere i suoi dolori, anche ,quello della violenza sessuale. E andata via da casa quando la madre ha iniziato a litigare con la sua compagna. «Se cacci lei, vado via anche io» ha detto. E così ha fatto. «Non mi pento, lo rifarei, questa è la mia vita, rispetto quella degli altri, perché non dovrebbero fare lo stesso con me?». È fuggita dall'omofobia, dall'odio, ora vive nel Refuge che ospita altre sei persone. Ci sono un'area comune, le stanze di ognuno, la cucina e i servizi. Sulle pareti disegni degli ospiti, i turni per le pulizie. Aisha nel pomeriggio ha il ciclo di radioterapia. Prendiamo qualche dolce per la sera nella pasticceria che ci ha ospitate. Indugia. «Un momento... cerco un dolce che piaccia a lei, penso sempre a lei prima... ».
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