Riprendiamo dal CORRIERE del TRENTINO di oggi, 06/12/2019, a pag.13, con il titolo "Il falso Simonino", il commento di Gabriella Brugnara.
Una rappresentazione di Simonino da Trento
Una delle pagine più oscure dell'antisemitismo, quella che oggi si potrebbe definire «fake news» o leggenda metropolitana, diventa una mostra, che mira a ristabilire la verità storica e a spazzare via ogni ombra da questo «caso» totalmente inventato. L'invenzione del colpevole. II «caso» di Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia, è l'esposizione al Museo Diocesano Tridentino in piazza Duomo a Trento dal 13 dicembre. «Una mostra coraggiosa, e necessaria, perché la vicenda del Simonino attraversa cinque secoli di storia della città di Trento e ha prodotto una divisione lacerante del tessuto sociale di questa città. Ma ha lasciato testimonianze storiche e artistiche importanti, anche girando per le vie di Trento». E Aldo Galli, professore di storia dell'arte all'Università di Trento, a introdurre la mostra. Un progetto corale — curato dalla direttrice del Diocesano Domenica Primerano, con Domizio Cattoi, Lorenza Liandru, Valentina Perini -, cui insieme al Diocesano e all'Università di Trento hanno collaborato diversi enti del territorio, tra cui la Fondazione museo storico del Trentino e l'Archivio Diocesano Tridentino. «L'invenzione del colpevole»: un titolo che con efficacia sintetizza la prospettiva con cui l'esposizione affronta il «caso» di Simone da Trento (detto «il Simonino»): un bambino di circa due anni scompare misteriosamente la sera del 23 marzo 1475 e viene ritrovato cadavere tre giorni dopo nei pressi dell'abitazione di una famiglia ebrea. In base a pregiudizi antisemiti, legati alla convinzione che gli ebrei durante il periodo pasquale compissero sacrifici di bambini cristiani, la responsabilità del delitto fu attribuita alla comunità ebraica. Incarcerati per ordine del principe vescovo di Trento Johannes Hinderbach, gli ebrei vennero processati, costretti a confessare sotto tortura e giustiziati. Il presunto martirio diventò culto locale del Simonino, nonostante il divieto, pena la scomunica, di papa Sisto IV. Solo nel Novecento ci fu una rilettura critica delle fonti che ristabilì la verità storica: il 28 ottobre 1965 la Chiesa abolì il culto del falso «beato». «La mostra vuole essere un omaggio a monsignor Iginio Rogger (1919-2014), già direttore del museo e coraggioso protagonista della storica revisione del culto del Simonino — spiega la direttrice Primerano -. Ci è parso fondamentale richiamare l'attenzione del pubblico su una delle pagine più oscure dell'antisemitismo, per stimolare la riflessione sui meccanismi di "costruzione del nemico" e sul potere della propaganda». Con la mostra anche un quiz online dal titolo Cosa ne sai del Simonino? Dai 37 o questionari compilati, articolati in sei domande, risulta una conoscenza piuttosto sommaria: quasi il 20% di chi ha risposto ritiene, ad esempio, che il Simonino fosse un bambino ebreo. Il progetto mira dunque anche a creare nel pubblico una consapevolezza storica attorno a una vicenda che oggi si potrebbe definire una clamorosa fake news. Oltre settanta opere, alcune provenienti da prestigiose istituzioni nazionali e straniere, comporranno il percorso che inizierà al piano terra del Museo Diocesano con un approfondimento sul contesto storico in cui maturò l'accusa di omicidio rituale. Ci si soffermerà poi sulle circostanze che nel Novecento portarono alla revisione storica. L'ingresso nel percorso avverrà con una sezione dedicata ai pregiudizi e stereotipi visivi che l'Occidente cristiano utilizzò per raffigurare gli ebrei, proseguirà con una sala multimediale sull'«invenzione del colpevole» e con le forme di devozione popolare che fino ai primi anni Sessanta mettevano al centro il Simonino. Al secondo piano un viaggio dedicato alle modalità di divulgazione del culto attraverso la produzione artistica: dalle varianti iconografiche utilizzate per diffondere la scena dell'omicidio rituale e del trionfo del martire, ai luoghi di culto di Trento.
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