Iraq: qui si decide la supremazia iraniana in Medio Oriente Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 06 dicembre 2019 Pagina: 10 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Armi balistiche, Teheran le porta in Iraq e sfida Trump»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/12/2019, a pag.10, con il titolo "Armi balistiche, Teheran le porta in Iraq e sfida Trump", la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Il duello fra Iran e Stati Uniti si fa ogni giorno più serrato e i loro dispositivi militari in Mesopotamia e nel Golfo assumono dimensioni preoccupanti, mentre il bilancio della repressione interna è salito a mille morti. Ieri l'Intelligence americana ha rivelato come l'Iran abbia spostato un nuovo arsenale di missili a corto e medio raggio in Iraq, approfittando anche del caos provocato da due mesi di proteste anti-governative. Questi missili minacciano sia le basi Usa in Iraq che quelle nel Golfo, e alcuni possono arrivare fino a Israele. È uno sviluppo inquietante per il Pentagono perché il nuovo dispiegamento «dà un vantaggio alle forze armate e paramilitari iraniane», in quanto «se gli Usa o Israele dovessero bombardare l'Iran, Teheran potrebbe usare i missili nascosti in Iraq per colpire la stessa Israele o i Paesi del Golfo». Per l'Intelligence «la sola presenza di questi missili pub essere un deterrente efficace».
Manovre alla base di Ayn Al-Asad
Soldati Usa nel Golfo Sono più che ipotesi. Due giorni fa 5 razzi hanno colpito dal base di Ayn Al-Asad, dove sono concentrati circa metà dei militari statunitensi in Iraq. Ora il contingente potrebbe trovarsi al centro di una guerra fra Usa, Iran e Israele. Urgono rinforzi e ieri mattina fonti nell'amministrazione Trump hanno alluso alla possibilità dell'invio di altri 14 mila soldati nel Golfo. Il Pentagono ha poi smentito ma in ogni caso il build-up è in corso. Quest'anno la Casa Bianca ha già inviato 14.500 militari in più, sia per rafforzare le difese anti-aeree dell'Arabia Saudita che per allargare la presenza marittima e pattugliare lo Stretto d Hormuz. Il totale delle forze Usa in Medio Oriente è salito a 64 mila uomini. Il grosso è concentrato nel Golfo, 5 mila sono in Iraq, 650 in Siria, 12 mila in Afghanistan. È un cordone di sicurezza attorno alla Repubblica islamica, che pero non arretra. Teheran ha annunciato esercitazioni marine assieme a Russia e Cina, mentre i pasdaran hanno implicitamente ammesso di aver attaccato le infrastrutture petrolifere saudite il 14 settembre. Il fronte interno è stato invece «pacificato» con una repressione brutale. La stima dei morti è salita a 1.000, gli arresti sarebbero 7 mila. Il regime ha ammesso l'uccisione di manifestanti e ha promesso risarcimenti alle famiglie se verrà dimostrato un «uso eccessivo della forza».
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