Libia: un nuovo territorio di conquista per Putin e i suoi alleati Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 05 dicembre 2019 Pagina: 19 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Putin e i sovrani del Golfo vicini al controllo della Libia»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/12/2019, a pag.19, con il titolo "Putin e i sovrani del Golfo vicini al controllo della Libia", la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Fayez al Sarraj
La Russia sta per prendersi la Libia e vuole piazzare al potere il Khalifa Haftar come «un nuovo Gheddafi». L'allarme è stato lanciato dal «Wall Street Journal» e segue settimane di intense manovre attorno alle spoglie di uno dei più grandi produttori di petrolio al mondo, semidistrutto da quasi 9 annidi guerra civile. Ora siamo quasi al dunque. Dopo un serie campagne ininterrotte dal 2014 Haftar controlla l'80% del territorio e la maggior parte dei giacimenti. L'offensiva per prendere Tripoli, l'ultimo passo, è impantanata da aprile ma secondo il quotidiano statunitense l'arrivo di centinaia, «se non migliaia di mercenari russi», ex militari delle forze speciali, sta spostando la bilancia del conflitto a favore dell'autoproclamato maresciallo. Per riuscire nella sua rivincita contro la Nato, che nel 2011 sostenne i ribelli contro il defunto raiss, Putin ha stretto un patto con Egitto, Emirati arabi e Arabia Saudita, gli alleati regionali di Haftar. Anche le continue visite nel Golfo del suo uomo di fiducia ceceno Ramzan Kadirov (un conservatore sunnita) servono a cementare questi rapporti in vista del blitz finale sulla capitale. Per le monarchie del Golfo il primo obiettivo è distruggere i Fratelli musulmani, che appoggiano il governo riconosciuto dall'Onu del premier Al Sarraj. Il secondo obiettivo è impedire che nasca un Paese arabo democratico, che potrebbe diventare «un modello per i propri cittadini e costituire una sfida» al potere assoluto dei monarchi.
Sarraji indebolito Al Sarraj è in teoria appoggiato da Europa e Stati Uniti. Ma le divisioni all'interno dell'Amministrazione Usa hanno indebolito le sue alleanze internazionali. Il Pentagono ha di recente dato l'altolà all'assalto a Tripoli, mentre Trump, ad aprile, aveva sdoganato le ambizioni di Haftar in una lunga telefonata e adesso un articolo di segno opposto su Forbes suggerisce di lasciar fare al maresciallo. In questa frattura si sono inserite Russia e Turchia, questa volta su fronti opposti. Recep Tayyip Erdogan rifornisce di armi Al Sarraj e ha strappato un accordo su nuovi confini marittimi. Secondo Ankara adesso «i distretti di Marmaris, Fethiye e Kas confinano con quelli libici di Derna, Tobruk e Bardiya» e la «madrepatria blu», la «Mavi Vatan», si è espansa a un totale di 462 mila chilometri quadrati, come ha specificato il ministro della Difesa Hulusi Akar. Il punto di forza dei turchi è a Misurata, un centro commerciale che aveva rapporti privilegiati con Istanbul ai tempi dell'Impero ottomano e fu l'ultima città ad arrendersi agli italiani nella guerra 1911-1912. Adesso è la capitale delle milizie filo-turche che difendono armi in pugno il governo di Al Sarraj.
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