In Iraq comanda l'Iran: in due mesi 400 morti Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 30 novembre 2019 Pagina: 16 Autore: Giordano Stabile Titolo: «In due mesi di proteste 400 morti. Il premier lascia»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/11/2019, a pag.16, con il titolo "In due mesi di proteste 400 morti. Il premier lascia", la cronaca di Giordano Stabile.
Le rivoluzioni d'autunno nel Levante arabo hanno fatto cadere un'altra testa. Dopo le dimissioni del premier libanese Saad Hariri, lo scorso 29 ottobre, ieri sono arrivate quelle del primo ministro iracheno Adel Abdel Mahdi. Il contesto è diverso, perché sulle rive del Tigri e dell'Eufrate si è consumato in questi due mesi un massacro, con oltre 400 morti e migliaia di feriti. Una situazione insostenibile, nonostante le pressioni dell'Iran, stretto alleato del premier e ostile a qualsiasi cambio di governo. A far crollare Mahdi è stata però la massima autorità sciita irachena, il grande ayatollah Ali al-Sistani. Ieri pomeriggio, di fronte alle immagini delle strade inondate dal sangue dei manifestanti uccisi a Nassiriya e nella città santa di Najaf, Al-Sistani ha «invitato» i partiti a togliere il loro sostegno all'esecutivo.
Il «marjaa» Al-Sistani Al-Sistani, 89 anni, ha una influenza immensa. È un marjaa, una «fonte da seguire», il massimo titolo nell'islam sciita. Un titolo che poteva vantare Khomeini ma non, per esempio, l'attuale guida suprema iraniana Ali Khamenei. Al-Sistani è anche contrario alla teoria khomeinista del velayat e faqih, cioè il potere gestito direttamente dai religiosi. In questi due mesi di rivolta nel Sud sciita del Paese si è opposto, anche se non in maniera esplicita, alle interferenze dell'Iran e ha bloccato una repressione totale. Nel giugno 2014, quando le colonne nere dell'Isis erano alle porte di Baghdad, è stato Al-Sistani a mobilitare in poche settimane 200 mila giovani per creare le milizie di difesa popolare. Lo scontro si trasferirà adesso in Parlamento, dove domani Mahdi presenterà le sue dimissioni. Si apre una fase imprevedibile, perché dalla caduta di Hussein nessun premier si era mai dimesso e la cornice costituzionale non è chiara. La piazza chiede una nuova legge elettorale e il voto anticipato. Una possibilità temuta dall'Iran perché rischierebbe di perdere la maggioranza in suo favore nell'attuale Assemblea. Mahdi aveva annunciato già un mese fa le sue intenzioni di lasciare la guida del Paese ma era stato fermatodal generale dei pasdaran Suleimani, che aveva convinto i principali blocchi sciiti in Parlamento a sostenere il governo e a schiacciare la rivolta con le armi. Di fronte all'autorità di Al-Sistani è stato però costretto a cedere. E come ultimo atto ha rimosso il generale inviato a Nassiriya a reprimere le proteste, Jamil Shummary.
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