Torino: alleanza con Israele sulle startup. Odio dai 5stelle Cronaca di Fabrizio Assandri, commento di David Allegranti
Testata:La Stampa - Il Foglio Autore: Fabrizio Assandri - David Allegranti Titolo: «Le startup di Israele si alleano con le imprese di Torino - I Cinque stelle, a Torino contro Israele, dimostrano la loro natura. L’ipocrisia sulla Segre e il fardello dell’antisemitismo»
Riprendiamo dallaSTAMPA - Torinodi oggi, 29/11/2019, a pag. 43 con il titolo "Le startup di Israele si alleano con le imprese di Torino", la cronaca di Fabrizio Assandri; dal FOGLIO, a pag. 1, con il titolo "I Cinque stelle, a Torino contro Israele, dimostrano la loro natura. L’ipocrisia sulla Segre e il fardello dell’antisemitismo", il commento di David Allegranti.
Ecco gli articoli:
LA STAMPA - Fabrizio Assandri: "Le startup di Israele si alleano con le imprese di Torino"
Le più grandi aziende torinesi potranno giovarsi delle startup in arrivo da Israele, che in quanto a innovazione è una seconda Silicon Valley. Dalla cyber security alle auto a guida autonoma, tanti i campi di applicazione dell'accordo firmato ieri al grattacielo di Intesa Sanpaolo, alla presenza della ministra Paola Pisano, dalla sindaca Chiara Appendino e da Ami Appelbaum, presidente dell'Israel Innovation Autority, agenzia di governo che ha accordi con 75 Paesi nei quali investe ogni anno mezzo miliardo di euro. Ieri le Ogr hanno ospitato un primo assaggio delle possibilità offerte dall'accordo. Alcune aziende, tra cui Fca, Altec, Tim, Gm, Reale Mutua, Lavazza, Intel, Eni, hanno incontrato una quindicina di innovatori israeliani che lavorano su algoritmi, veicoli elettrici, piattaforme digitali. Le aziende italiane esprimeranno un bisogno di innovazione, l'autorità israeliana individuerà le startup con un bando e le porterà a Torino, a costo zero. «Vogliamo partire da qui per estendere la collaborazione in tutta Italia», ha spiegato Appelbaum, che ha messo in luce l'impegno dell'Autority per favorire la presenza di donne e di arabi israeliani all'interno delle startup. All'incontro c'era anche Luca Remmert, neo presidente di Neva Finventures, fondo di venture capital dell'Innovation Center di Intesa, il cui presidente, Maurizio Montagnese, diventerà vice di Remmert, a riprova della comune visione. Non è mancata la polemica: mentre la sindaca firmava l'accordo, la sua maggioranza la metteva in guardia: «Non ci dev'essere nessun contributo da parte di Torino a tecnologie che possano avere un risvolto bellico in Palestina, né nel resto del mondo», l'avvertimento della capogruppo Valentina Sganga. Sia la sindaca che la ministra hanno garantito che l'accordo riguarderà tecnologie applicate all'ambito civile, per migliorare la vita delle persone. «Prima di fare polemiche sarebbe meglio informarsi», ha tagliato corto Pisano. L'attacco dei Cinquestelle è stato condannato dagli altri partiti: Lega, Forza Italia, Pd e Moderati.
IL FOGLIO - David Allegranti: "I Cinque stelle, a Torino contro Israele, dimostrano la loro natura. L’ipocrisia sulla Segre e il fardello dell’antisemitismo"
David Allegranti
L’ antisionismo è un riflesso pavloviano classico, una maschera usata per celare abbondanti rigurgiti antisemiti. Il non argomento di lorsignori – certa sinistra e i populisti – è noto: essere contro Israele non significa essere contro gli ebrei. Sbagliato: Israele è lo stato nato per accogliere e proteggere gli ebrei. Una dimostrazione pratica, e di grande evidenza, della pretestuosità degli attacchi a Israele si è vista ieri a Torino. Prevedibile, verrebbe da dire, conoscendo i soggetti in questione. Il gruppo consiliare del M5s, per bocca della sua capogruppo Valentina Sganga, ha violentemente attaccato Israele, cogliendo come occasione, o meglio come scusa, la firma da parte del comune di Torino guidato da Chiara Appendino di un protocollo d’intesa fra Torino City Lab e Israel Innovation Authority, istituto governativo che promuove ricerca e sviluppo per conto di uno stato che, secondo il Global Competitiveness Report del World Economic Forum 2016-2017, è il secondo più innovativo al mondo. “La Città di Torino”, ha detto la capogruppo del M5s, “si oppone a qualsiasi forma di oppressione del popolo palestinese e anche l’accordo di oggi (ieri, ndr) è occasione per sottolineare la nostra contrarietà alla guerra che Israele fa contro la popolazione, guerra in cui sempre più la tecnologia è messa al servizio dei sistemi di sorveglianza e oppressione di Israele sui palestinesi”. Questa sortita non deve stupire. Il M5s resta pur sempre il partito che ha eletto senatore Elio Lannutti, propugnatore via Twitter di bufale (ricorderete il famigerato tweet sui “Protocolli dei Savi di Sion”) e insulti antisemiti: “Le ong finanziate da Soros e altri ideologhi della sostituzione etnica, oltre a essere bandite dovranno essere affondate. Tolleranza zero”. A poco dunque serve applaudire Liliana Segre, votare a favore della commissione contro l’odio e darle la cittadinanza onoraria (anche a Torino). I Cinque stelle, semplicemente, non riescono a liberarsi del pesante fardello che condiziona una parte importante del movimento. Ma se questo è vero in termini generali, il caso dei Cinque stelle di Torino, espressione anche del peggior movimentismo da centro sociale, è pure più grave. Col risultato assurdo sotto il profilo politico di votare, in odio a Israele, contro il proprio stesso sindaco. “Il tentativo dei Cinque stelle di Torino di impedire un pacifico accordo scientifico fra la città e un’università israeliana”, dice al Foglio il semiologo Ugo Volli, “non mostra solo la reazionaria ideologia antiscientifica e antindustriale che caratterizza questo movimento, ma testimonia soprattutto il loro odio, tante volte espresso, per Israele, che si spiega solo con l’antisemitismo. I Cinque stelle sono amici e apologeti delle peggiori dittature, dal Venezuela all’Iran e alla Cina e detestano e diffamano chi in esse rischia la vita per avere un po’ di democrazia. Nessuna meraviglia che odino Israele, la sola democrazia del medio oriente”. Tutto questo accade a Torino, sede della terza comunità ebraica italiana, la città di Primo Levi, nonché quella che diede ospitalità alla famiglia Ginzburg, la città dove i primi ebrei giunsero nel XV secolo, in seguito all’espulsione degli ebrei dalla Francia, la città della Mole Antonelliana. Una storia lunga, forte e complessa, inevitabilmente dolorosa, che non merita certi falsificanti distinguo su Israele. Un ulteriore segnale della inconsistenza culturale del nostro populismo quando si tratta di maneggiare temi non negoziabili della nostra convivenza e dell’identità europea. Appare brutale la pretesa dei Cinque stelle di straparlare a nome di una città che forse amministrano, ma che certo non rispettano.
Per inviare la propria opinione, telefonare: La Stampa: 011/ 65681 Il Foglio: 06/ 589090 oppure cliccare sulle e-mail sottostanti