Quando l'Autorità palestinese continua a gridare “Al lupo! Al lupo!”
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
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Ramat Trump, sul Golan
Nello strano conflitto che oppone Israele a dei vicini che si ostinano a negargli il diritto di esistere, c’è un certo numero di costanti che spiegano e servono a perpetuare questo rifiuto.
Cominciamo con le minacce e gli insulti. È passato più di un secolo da quando questo o quel leader autoproclamatosi tale, aveva annunciato la propria intenzione a gettare gli ebrei in mare; più di uno ci ha provato. Ancora oggi, si possono sentire i sostenitori del BDS negli Stati Uniti sfilare cantando ad alta voce “Dal fiume al mare la Palestina sarà libera” (dal fiume, il Giordano, al mare, il Mediterraneo, la Palestina sarà libera).
Un messaggio estremamente chiaro che fa appello alla distruzione di Israele, cui fanno eco le dichiarazioni quasi quotidiane di Hamas e della Jihad islamica a Gaza, degli Hezbollah in Libano e, naturalmente, quelle del grande architetto del terrore sciita a Teheran.
I leader di Ramallah non sono così diretti. Le loro condanne per Israele sono espresse in termini più raffinati, per esempio: “Avete spalancato le porte dell'inferno” e “le porte dell'inferno si apriranno per inghiottirvi” . Esprimono anche senza ambiguità la loro opinione sugli ebrei in generale, indignati nel vedere "i loro piedi sporchi insozzare la spianata delle Moschee”. E’ inutile cercare una qualsiasi menzione dello Stato ebraico sulle mappe dei libri scolastici dei piccoli palestinesi. D’altra parte, esiste un’antologia di odio che ha finalmente provocato le condanne dell’Unione Europea, sebbene di solito sia piena di sollecitudine per la causa palestinese.
Ma dietro questo piccolo Satana, che secondo gli iraniani è Israele, si profila il grande Satana, l'America. Abbandonata la linea adottata dal Presidente Obama, il Presidente Trump moltiplica gli oltraggi. Trasferire l'ambasciata a Gerusalemme, e per di più nella parte occidentale? Riconoscere che Gerusalemme è la capitale dello Stato di Israele? E non si dica loro che se gli altri Paesi non osano fare lo stesso, è proprio là che i loro ambasciatori vanno a presentare le loro credenziali al Presidente dello Stato, ed è sempre là che Capi di Stato e di governo vanno a rivolgersi alla Knesset o a partecipare a cerimonie ufficiali.
Con il forte sostegno dell'Unione Europea e di alcune istituzioni internazionali, che condannano le misure prese dall'America, l'Autorità Palestinese ha quindi deciso di tagliare i ponti. “Le misure statunitensi hanno suonato la campana a morto del processo di pace e di ogni speranza per una Soluzione a due Stati”, ha detto. Pertanto ha annunciato che dopo il trasferimento dell'ambasciata, l'America non potrà più svolgere il ruolo di mediatore e che dovrà interrompere ogni contatto con lei. Il che le lascia ben poco strumenti per influenzare Washington.
Ciononostante, il Segretario di Stato Pompeo ha appena fatto una dichiarazione incredibile: " l'istituzione di insediamenti di civili israeliani in Cisgiordania non è di per sé contraria al diritto internazionale".
Grande trambusto a Ramallah, dove l’Ap annuncia che "Le misure americane hanno suonato la campana a morto del processo di pace e di ogni speranza per una Soluzione a due Stati " e cercherà ancora una volta il sostegno di organismi internazionali, sostegno che si è già assicurata di ottenere.
Il Segretario di Stato Pompeo con Netanyhau
C'è però un piccolo problema. Vorremmo sapere di quale processo di pace si tratti, visto che Ramallah rifiuta da anni di sedersi al tavolo dei negoziati. Ma la cosa più grave ancora è che tutta questa agitazione politico-mediatica nasconde la prima parte della dichiarazione del Segretario Pompeo: “Dopo uno studio approfondito del problema condotto dai nostri servizi legali dall'inizio dell'anno”, la conclusione è che “ l'istituzione di insediamenti di civili israeliani in Cisgiordania non è di per sé contraria al diritto internazionale ".
Fatto che avrebbe dovuto portare a una salutare riflessione.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron"