Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/11/2019, a pag.11, con il titolo "Trump, show in tv:Voglio un processo davanti al Senato" la cronaca di Paolo Mastrolilli
NEW YORK: Voglio il processo ».È la sfida che Trump ha lanciato ai democratici, dopo le audizioni per l'impeachment, che hanno confermato le pressioni sull'Ucraina per ottenere un'inchiesta contro il suo avversario politico Joe Biden. Il presidente l'ha lanciata durante un'intervista di 53 minuti con la televisione Fox, in cui ha anche minacciato di bloccare con il veto la legge appena approvata dal Congresso in sostegno dei manifestanti di Hong Kong, per non compromettere il negoziato sugli scambi commerciali con la Cina.
Ha definito il collega Xi «un amico», che non avrebbe mandato l'esercito nella città su sua richiesta. Le audizioni hanno confermato il do ut des avvenuto con il presidente Zelensky: secondo l'ambasciatore presso la Ue Sondland, la condizione per invitarlo alla Casa Bianca era l'apertura di una inchiesta su Burisma, la compagnia energetica ucraina per cui lavorava il figlio di Biden. Sondland ha dichiarato che Trump non gli aveva detto di aver bloccato gli aiuti militari a Kiev per ricattare Zelensky, ma ha aggiunto di suppone che questa fosse la ragione. Ora la Commissione Intelligence della Camera deve decidere se continuare l'inchiesta, o inviare un rapporto alla Commissione Giustizia, affinché scriva gli articoli di impeachment. Gli inquirenti vorrebbero sentire altri testimoni, come l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Bolton, l'avvocato di Trump Giuliani, il segretario di Stato Pompeo e il capo di gabinetto Mulvaney, che però si sono opposti ai mandati di comparizione. La Camera potrebbe portarli in tribunale per obbligarli a parlare, ma ciò allungherebbe i tempi, e la Speaker Pelosi non vuole trascinare il procedimento nel pieno della campagna per le elezioni presidenziali del prossimo anno. Quindi potrebbe far votare entro Natale l'impeachment alla Camera, dove verrà approvato, per passare poi il procedimento al Senato, dove invece al momento verrebbe bocciato, perché per farlo passare servirebbe una maggioranza di due terzi che richiederebbe il voto favorevole di 20 senatori repubblicani.
Un giallo però sta nascendo intorno a Bolton. L'ex consigliere per la sicurezza nazionale aveva definito un «drug deal» quello che Sondland e Giuliani stavano gestendo in Ucraina, ossia un crimine da narcotrafficanti a cui non voleva partecipare. Se Bolton, cacciato da Trump a settembre per divergenze politiche, confermasse che il presidente aveva ordinato il do ut des, la sua vicinanza all'Ufficio Ovale renderebbe la testimonianza una pistola fumante difficile da ignorare anche per i fedelissimi di Donald.
L'ex consigliere finora ha rifiutato l'interrogatorio volontario, chiedendo di essere obbligato dai tribunali a farlo. Ieri però è ricomparso su Twitter, con due messaggi sorprendenti. Ha accusato la Casa Banca di aver bloccato il suo account, ma ha promesso novità. Può darsi che stia solo facendo pubblicità al libro che sta scrivendo, oppure che si prepari a dare il colpo decisivo al suo ex capo. Trump ieri ha risposto così alle audizioni: «Non credo che ci sarà l'impeachment, perché non ho fatto nulla, ma se avverrà voglio il processo pieno».
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