Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 21/11/2019, a pag.3, l'editoriale "Il silenzio dell’Ue sulle proteste iraniane".
Il governo iraniano sta esercitando una repressione violenta contro le proteste popolari. Contrariamente a quel che si dice quasi dappertutto, le misure di austerità decise da Teheran non sono conseguenza delle sanzioni americane: aumentare il prezzo dei carburanti in uno dei paesi più ricchi di petrolio al mondo è solo la conseguenza di una volontà di risanare il debito facendolo pagare ai ceti medi. Il presidente Donald Trump ha espresso in modo chiaro la condanna per questa repressione, in nome della difesa dei diritti umani. E’ stato criticato per la forma rozza e il modo non diplomatico che contraddistinguono da sempre le sue esternazioni. L’Europa, che nella sua raffinata élite sa usare la misura, la diplomazia e tutte le altre arti liberali, non ha trovato il modo di dire da che parte sta, se intende difendere i diritti umani, compreso quello di protestare pacificamente, anche in Iran. Così la presunta superiorità etica ed estetica sempre esibita dal Vecchio continente nei confronti della rozzezza americana rivela l’ipocrisia.
L’Europa ha buone relazioni economiche con l’Iran, a differenza dell’America, si è fidata degli ayatollah quando promettevano di non puntare all’arma nucleare, e ora che questa promessa appare falsa, si limitano a esprimere preoccupazione, lasciando intendere che la responsabilità sarebbe dell’America che non ha voluto lasciarsi abbindolare. Tutto questo si può persino capire. Si tratta di valutazioni sull’attendibilità degli interlocutori, che sono sempre complesse. Ma la repressione violenta della protesta popolare non si presta a interpretazioni, è un fatto, e di questo fatto l’America parla e l’Europa tace. Di solito le assenze o le insufficienze della politica estera europea vengono spiegate, com’è ovvio, dalle divergenze tra le diverse capitali. In questo caso, però, sarebbe bene sapere quali sono i paesi europei che hanno ostacolato o impedito una netta presa di posizione. In realtà non risulta nessuno che abbia in qualche modo preso la difesa degli ayatollah iraniani in questa circostanza. Questo fa pensare che l’Europa, cioè le sue istituzioni, non sappia rispondere con prontezza nemmeno alle sollecitazioni e alle provocazioni più evidenti.
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