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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.11.2019 Iran: ecco la repressione del regime e il silenzio/complicità delle democrazie
Commento di Mattia Feltri, cronaca di Monica Ricci Sargentini

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Mattia Feltri - Monica Ricci Sargentini
Titolo: «Bach a Teheran - 'Proteste in Iran, più di 100 morti'. Il regime: impiccheremo i leader»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/11/2019, a pag. 1, con il titolo "Bach a Teheran", il Buongiorno di Mattia Feltri; dal CORRIERE della SERA, a pag. 15, l'articolo " 'Proteste in Iran, più di 100 morti'. Il regime: impiccheremo i leader" preceduta dal nostro commento di Monica Ricci Sargentini.

Ecco gli articoli:

Risultati immagini per iran riots novembrer 2019
Proteste di piazza in Iran

LA STAMPA - Mattia Feltri: "Bach a Teheran"

Magistrale il commento di Mattia Feltri, l'Occidente con il suo silenzio ha firmato la propria fine

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Mattia Feltri

Ieri una notizia è passata in miniatura e fugacemente sui nostri spensierati tafferugli quotidiani: il giornale Kayhan, voce degli ayatollah iraniani, ha annunciato la condanna a morte per impiccagione dei leader della protesta per il rincaro della benzina. Li impiccano. Chiusa lì. E ci sembra tutto talmente lontano, un affare di terzo mondo, di uomini barbuti e popoli incolti, e se siete sfiorati da questo pensiero concedetevi le Variazioni Goldberg di Bach suonate da Ramin Bahrami, spartito tedesco e dita persiane, le latitudini e i secoli soffiati via dalla musica. Bahrami fuggì bambino da Teheran, dove il padre morì in carcere come nemico della Rivoluzione, e accolto in Italia studiò al conservatorio per diventare uno dei migliori pianisti di oggi. Il mondo è colmo di iraniani della diaspora - registi, compositori, scrittori, stilisti, artisti, uno più geniale dell’altro - che vivono come noi perché noi siamo come loro, solo più fortunati. La Persia di tradizione laica, di filosofia ecumenica, di profondo sapere, da quarant’anni prova a resistere a un regime teocratico spietato e plumbeo, e proprio ieri l’ambasciatore iraniano ha dichiarato imminente l’incontro fra il nostro governo e il loro per attutire gli effetti dell’embargo americano. Ci importa soltanto del nucleare e dei rapporti commerciali, e infatti siamo quelli che coprono le statue del Campidoglio per non turbare con nudità di pietra il presidente Rohani in visita a Roma: in omaggio al tiranno, e in disprezzo delle vittime, ci siamo messi il velo da soli. Per dire che i confini della nostra civiltà non sono per forza a Lampedusa.

CORRIERE della SERA - Monica Ricci Sargentini: " 'Proteste in Iran, più di 100 morti'. Il regime: impiccheremo i leader"

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Monica Ricci Sargentini

Da quando è stato bloccato Internet, sabato scorso, le notizie sulle proteste di piazza in Iran contro il rincaro della benzina sono poche e frammentate. Si temono molti morti. Amnesty International parla di almeno 106 persone uccise illegalmente «dalle forze di sicurezza iraniane» in 21 città. Una conclusione cui l’Ong sarebbe giunta attraverso «video verificati, testimoni oculari e informazioni raccolte da attivisti fuori dall’Iran». Ad essere allarmato è anche il portavoce dell’Alto Commissariato per i Diritti umani delle Nazioni Unite (Unhchr), Rupert Colville, che denuncia un «significativo» numero di vittime soprattutto a causa «dell’uso di proiettili veri» e chiede alle autorità di «evitare di ricorrere alla forza per disperdere manifestazioni pacifiche». Molto diversa la versione del governo iraniano che ammette cinque decessi, di cui tre agenti delle forze dell’ordine uccisi in un’imboscata dai rivoltosi nei pressi di Teheran. Secondo il quotidiano conservatore Kayhan, molto vicino alla Guida Suprema Ali Khamenei, i dimostranti «avrebbero confessato di essere stati pagati da qualcuno al di fuori del Paese» per creare il caos. Per questo i loro leader rischiano la pena di morte per impiccagione. Le proteste erano iniziate il 15 novembre per gli aumenti del carburante (+50% fino a 60 litri al mese, +300% sopra quella soglia) che si sono aggiunti al crollo della moneta (il rial) dopo l’imposizione delle sanzioni Usa. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso soprattutto in un Paese in cui la benzina a basso costo viene data per scontata. I testimoni raccontano di proteste pacifiche che vengono ipotecate da pochi gruppi violenti. «Eravamo in piazza per gridare la nostra rabbia quando un gruppo di sei o sette persone con il volto coperto ha cominciato a rompere le finestre di una banca», ha raccontato all’Ap Reza Nobari, un meccanico di 33 anni. Per Khamenei i rivoltosi sono legati al gruppo in esilio Mujahedeen-e-Khalq e all’avvocato di Trump, Rudy Giuliani: «Non è opera del popolo» ha detto ieri. Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha criticato apertamente gli Usa per il sostegno ai manifestanti: «Un comportamento vergognoso da parte di un regime che impone misure economiche coercitive ai cittadini». L’Ayatollah Khamenei accusa i rivoltosi di essere incaricati dall’estero: «Non è stato il popolo» Amnesty, al contrario, accusa l’Ayatollah di aver subito descritto i manifestanti come «banditi» e dato semaforo verde alle forze di sicurezza per agire con la forza. «L’uso delle armi da fuoco per reprimere il dissenso è diventato una politica statale», ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa del Nord dell’Ong. Ora cosa succederà? Si parla di oltre mille persone arrestate, tra le quali c’è la difensora dei diritti umani Sepideh Gholian. Amnesty sollecita un’azione immediata della comunità internazionale, comprese le Nazioni Unite e l’Unione europea. Intanto, nonostante le rigide misure di sicurezza e il blocco di Internet, ieri i cittadini sono scesi ancora in piazza in diverse città.

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