Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/11/2019, a pag.25, con il titolo "1945, il kibbutz degli scout fabbricava munizioni sotto gli occhi degli inglesi" il reportage di Fabiana Magrì
Kibbutz Ma'agan
Fabiana Magrì
Volevano essere il primo gruppo di scout a fondare un kibbutz, invece finirono al centro di una missione degná del Mossad. Solo che il Mossad non era ancora stato creato e se oggi esistono lo Stato di Israele e la sua Agenzia, si deve anche al coraggio di 45 giovani tra i 18 e i 22 anni e alla hutzpà (misto di audacia e sfrontatezza) del capo delle industrie militari segrete israeliane, Yosef Avidar, che aveva una convinzione: «Se vuoi fare qualcosa di clandestino, fallo sotto il naso del tuo nemico».
E proprio sotto il naso dalle truppe britanniche, nella Palestina mandataria, tra il 1945 e il 1948, una fabbrica di munizioni, irregolare e sotterranea, produsse 2,25 milioni di proiettili. Nome in codice: Ayalon Institute.
Per scendere nei meandri del sito e della vicenda, oggi, sul posto, c'è un museo storico che offre una visita coinvolgente, con tanto di passaggi segreti e aneddoti di espedienti e sotterfugi.
Perfino qualche testimonianza diretta. «Non ci dissero dove volevano che andassimo né cosa volevano che facessimo. Dissero solo che sarebbe stato pericoloso» ricorda Esther, 90 anni compiuti l'anno scorso, di quella sera d'estate del 1945 in cui Avidar reclutò lei e tutto il gruppo dell'HaZofimAleph (gli Scout A, in ebraico).
La Seconda Guerra Mondiale era appena finita. I contorni della Shoah si stavano rivelando in tutto il loro orrore. Gli immigrati in Palestina filtravano illegalmente attraverso le strette maglie della rete tesa dagli Inglesi per bloccare l'ingresso in massa. I leader sionisti avevano bisogno di garantire il rifornimento di armi per difendersi e combattere per l'indipendenza.
Riprodurre clandestinamente le mitragliatrici Sten era diventato relativamente semplice ma l'approvvigionamento delle munizioni restava un problema.
Ignari del loro destino, gli scout avevano raggiunto Kibbutz Hill (una collina alla periferia di Rehovot, a 20 km da Tel Aviv) con un bagaglio d'ideali socialisti e la prospettiva di trattenersi i mesi necessari all'addestramento sionista.
Fin dal 1932 quello era un centro di formazione per pionieri in cerca di una palestra di vita da kibbutz. C'erano il forno e la lavanderia, il refettorio comune, abitazioni spartane per gli adulti e la casa dei bambini - scuola di giorno e dormitorio di notte - dove i pargoli, che non vivevano in casa con i genitori, fin dalla nascita ricevevano l'imprinting collettivista.
Tutto intorno, terreni e frutteti da coltivare. Con una complessa operazione durata sette anni, per mare e per terra dalia Polonia in Palestina, via Beirut e Tel Aviv, nel 1945 l'Hagana - il movimento ebraico clandestino paramilitare - riusci a contrabbandare dodici vecchi macchinari per la produzione di proiettili 9 mm e a calarli nella fabbrica-bunker, grande quanto un campo da tennis, nascosta sotto gli edifici del kibbutz. Un accesso era nascosto sotto il forno, l'altro sotto la lavanderia.
Qui lavorava Esther, con il compito di assicurarsi che il rumore coprisse, per almeno dieci ore al giorno, quello della fabbrica sottostante. Ma tanto bucato non era giustificato per le esigenze del solo kibbutz.
Fu così che un giorno, a Rehovot, comparve l'Aviv Laundry Service, punto di raccolta per i clienti della lavanderia. E che clienti! Perfino l'esercito inglese mandava a lavare le sue uniformi.
Non fu questa l'unica beffa che i soldati britannici subirono in quei tre anni. Per importare l'ottone necessario al rivestimento delle pallottole fu addirittura imbastita una fabbrica di cosmetici a Giaffa, con tanto di autorizzazione firmata dagli inglesi. Il rischio di un'esplosione era pari a quello di essere scoperti dalle «giraffe». Il termine era stato scelto come nome in codice per indicare gli estranei alla missione. Quelli, come l'animale dal collo lungo, potevano vedere ciò che accadeva in superficie ma non tra i loro piedi. La verità sull'Ayalon Institute emerse con l'indipendenza d'Israele, nel maggio 1948, quando la produzione di armi divenne legale.
Al termine di quell'eroica avventura, dopo tre annidi rischi e sacrifici, gli scout fondarono finalmente il loro kibbutz. Ancora oggi Ma'agan Michael, in uno dei punti più belli della costa israeliana, con la sua spiaggia di dune di sabbia, è tra i kibbutz più belli e fiorenti di Israele.
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