Iran/Arabia Saudita: qualcosa sta cambiando?
Analisi di Antonio Donno
È difficile al momento dire con certezza quali saranno gli sviluppi dell’avvicinamento – o definito tale da alcuni giornali – tra l’Iran e l’Arabia Saudita, secondo alcune fonti giornalistiche sollecitato a bin Salman dallo stesso Trump e da Mike Pompeo, Segretario di Stato. Né, tantomeno, se questo dovesse avvenire, è altrettanto difficile dire se ne sarebbe compromessa quella sorta di coalizione tra Stati Uniti, Arabia Saudita e Israele messa in piedi in funzione anti-iraniana. Una cosa, però, è certa: l’Iran ha bisogno di rompere il suo isolamento all’interno del mondo mediorientale, isolamento derivato dall’eccessiva invadenza che le milizie filo-iraniane, con la minaccia continua che essi rappresentano, producono alla sempre pericolante situazione della regione. D’altro canto, per Teheran è altrettanto importante tentare di operare una frattura all’interno della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Nello stesso tempo, si parla di un possibile incontro tra Trump e Rouhani. Cerchiamo di leggere contestualmente tutte queste notizie, che rappresentano soltanto ipotesi. Si è già detto dell’isolamento dell’Iran nel contesto regionale, acuito dalle pesanti sanzioni imposte dagli Stati Uniti che stanno creando un crescente malumore nella popolazione iraniana. Il riavvicinamento tra Teheran e Riad avrebbe un duplice scopo: per il regime iraniano, l’eventuale assicurazione alla monarchia saudita che nessuna minaccia le verrà in futuro dal regime degli ayatollah potrebbe indurre Trump a attenuare il peso delle sanzioni al momento del ventilato incontro Trump-Rouhani; d’altro canto, per il regime saudita, oltre alla sicurezza garantita dall’eventuale accordo con gli iraniani, deriverebbe una possibilità di riallacciare i contatti con gli altri paesi della penisola arabica, con alcuni dei quali, fino ad oggi, i rapporti sono stati tesi proprio a causa delle diverse vedute sul ruolo dell’Iran nel Medio Oriente.
Hassan Rouhani, Mohammed bin Salman
Se il passo di bin Salman dovesse avere successo, la coalizione anti-iraniana si scioglierebbe? La risposta è duplice. Se è stato lo stesso Trump a sollecitare bin Salman a fare un passo verso Teheran, la colazione non dovrebbe venir meno. A meno che nell’accordo Iran-Arabia Saudita, Teheran non pretenda lo sganciamento di Riad dalla colazione con Washington e Gerusalemme. Ma, data la situazione attuale dell’Iran, ciò è improbabile. La questione di Israele avrebbe, a questo punto, un rilievo diverso. Se la coalizione, per le ragioni esposte, dovesse confermarsi, anche dopo l’accordo Rouhani-bin Salman, la sicurezza di Israele dovrebbe essere garantita. Viceversa, la posizione di Israele si complicherebbe. Tutte queste considerazioni portano ad un’unica conclusione: quale sarà l’atteggiamento di Trump? L’attuale situazione interna americana, con la questione dell’impeachment e le elezioni presidenziali che impongono un impegno sempre crescente, possono indurre Trump a concentrare l’attenzione alla propria rielezione; a meno che l’eventuale incontro con Rouhani non abbia un valore legato proprio agli esiti delle elezioni presidenziali del prossimo anno. In questo caso, Trump tenderebbe a creare un clima di maggiore distensione nella regione, e soprattutto con il suo principale nemico in quell’area, al fine di conquistarsi le simpatie di quell’elettorato americano incline a considerare l’impegno americano a livello internazionale maggiormente volto alla collaborazione. Un’ipotesi, quest’ultima, per la verità la meno probabile da verificarsi. I giornali e molti politici israeliani temono sulle sorti della coalizione anti-iraniana che finora ha svolto un ruolo decisivo nella regione in funzione anti-iraniana. Non sono timori infondati, anche se tutte le ipotesi avanzate sugli esiti degli incontri ipotizzati devono passare al vaglio della realtà. E, anche in questo caso, dovranno essere considerati gli eventuali nuovi aspetti di questa realtà.
Antonio Donno