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Italia Oggi Rassegna Stampa
12.11.2019 Berlino: storia dell'attentato dimenticato alla sinagoga
Commento di Roberto Giardina

Testata: Italia Oggi
Data: 12 novembre 2019
Pagina: 14
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «Fallito attentato alla sinagoga»
Riprendiamo da ITALIA OGGI del 12/11/2019, a pag.14, con il titolo "Fallito attentato alla sinagoga" il commento di Roberto Giardina.

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Roberto Giardina

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La sinagoga di Fasanenstrasse a Berlino

 
Le rievocazioni della caduta del Muro a Berlino, il 9 novembre dell'89, pano fatto quasi del tutto dimenticare un altro anniversario, la notte dei cristalli. Quel giorno, nel novembre del '38, vennero date alle fiamme le sinagoghe in tutto il Reich, e devastati migliaia di negozi e studi professionali degli ebrei. Una data scomoda, per questo la festa nazionale per la riunificazione delle Germanie è stata «spostata» al 3 ottobre, uno dei pochi giorni nella storia tedesca liberi da ricordi infausti. Nel `69, nel 31° anniversario del tragico pogrom, fu sventato casualmente un attentato alla sinagoga di Berlino Ovest, nella Fasanenstrasse, che conoscevo bene perché si trova a pochi metri dall'Hotel Kempinski, punto d'incontro al tempo del Muro dei giornalisti e dei politici. Perché scriverne mezzo secolo dopo? Perché gli autori non furono i neonazisti, come si volle credere, ma un gruppo di estrema sinistra, i Tupamoros West Berlin, da cui poi sarebbe nata la Baader-Meinhof. Un apparente paradosso, che spiega come oggi sia sempre forte l'antisemitismo nelle regioni della scomparsa Ddr, la Germania comunista. I giovani contestatori in Germania si ribellavano contro i padri, chiedevano loro come si fossero comportati «al tempo di Hitler», eppure erano contro Israele. E i gruppi della contestazione, a Berlino o a Monaco, nati prima del maggio parigino, erano infiltrati e influenzati dalla Stasi, il servizio segreto della Ddr. Dopo la guerra, e la divisione, dall'altra parte non fu compiuta alcune analisi storica: i colpevoli, i nazisti, si trovavano tutti dalla parte capitalista. E si chiuse un occhio sui colpevoli, i capi e i semplici gregari. Nella Ddr trovarono rifugio 29 mila criminali nazisti, ma appena 49 furono processati. Bastava ottenere la tessera della Sed, il pc tedesco orientale, e tutto era dimenticato. Molti fecero carriera sotto la dittatura. Per tornare all'attentato del '69, il 10 novembre una donna delle pulizie, trovò un pacco sospetto avvolto in un mantello, nascosto dietro un distributore di bibite, nel guardaroba della sinagoga: una bomba rudimentale con un chilo e mezzo di esplosivo «fatto in casa». Il timer non aveva funzionato, altrimenti sarebbe bastato per distruggere l'edificio, nel pieno centro del settore occidentale. Subito furono incolpati gli estremisti di destra. II retroscena viene solo ora spiegato nel libro di Wolfgang Kraushaar Die Bombe im Jüdischen Gemeindhaus (Hamburger Edition; 300 pag., 20 euro). Nel Republikanischen Klub, un centro studentesco, finanziato dalla Stasi, il servizio segreto della Germania comunista, non lontano dalla Fasanenestrasse, furono trovati volantini che incitavano a devastare i cimiteri ebraici di Berlino, e si annunciava che «una bomba era stata deposta nella sinagoga». Una chiara rivendicazione. Il 16 novembre, una audiocassetta venne spedita a Heinz Galinski, il capo della comunità ebraica berlinese, uno dei sopravvissuti a Auschwitz, in cui una voce femminile rivendicava l'attentato «in nome dei palestinesi oppressi da Israele». Sempre in quel novembre, Dieter Kunzelmann, uno dei leader della sinistra extraparlamentare, e fondatore della Kommune I, in una «Lettera da Amman», indirettamente giustificava l'attentato: «La Palestina», scriveva, «deve essere il nostro Vietnam...quando la sinistra vorrà capirlo... Israele, creazione sionista, è uno stato fascista». Pochi mesi dopo, il 12 febbraio del 1970, venne dato alle fiamme a Monaco, nella Reibanchstrasse, un centro per anziani ebrei. Morirono in sette, ed erano, come Galinski, sopravvissuti ai lager. Io fui inviato a Monaco, e ne scrissi, ma secondo tutte le informazioni fornite dalla polizia bavarese, i responsabili erano i neonazisti. Solo anni dopo, furono rese note altre testimonianze: i colpevoli andavano cercati tra i terroristi di quella che sarebbe diventata la Baader-Meinhof. Tra l'attentato alla sinagoga nella Fasanenstrasse e la notte dei cristalli era trascorso quasi lo stesso tempo che ci divide oggi dalla caduta del muro. Trent'anni sono un tempo breve o lunghissimo, dipende.

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