In questi giorni un italiano che vive in Israele vede l'Italia divisa in due.
Da una parte, per usare la noia del linguaggio celentanesco copiato dal gradissimo Giorgio Gaber, ecco i Rock che portano le fiaccole e le bandiere di Israele in giro per Roma e quelli, tantissimi, che, non potendo andare alla manifestazione di solidarieta', hanno acceso le candele alle finestre per dire che Israele c'e' e ci sara' sempre.
Poi c'e' l'altra parte , quella lenta, lentissima, che disegna vignette oscene o che dice che non va alla manifestazione contro la distruzione di Israele perche' "troppo sbilanciata" verso Israele.
Vi sembra un ragionamento normale? e' lento, lentissimo, una lumaca addirittura.
Onore all'Italia che, grazie a Giuliano Ferrara, e' stato l'unico paese europeo a scendere in piazza per gridare che Israele non si distruggera' mai!
Le altre nazioni europee sono state in silenzio forse perche' hanno altri gravi problemi: sono loro che stanno per essere distrutte dalla rivolta dei giovani arabi di seconda e terza generazione.
La povera Francia , cosi' filoaraba, cosi' antisraeliana, cosi' grandeur, cosi' colla puzza sotto il naso, cosi' pronta a urlare contro Israele, sta passando un momentaccio, messa a ferro e fuoco da aitanti giovani arabi con poca voglia di lavorare e molta energia in corpo.
Gli stessi lenti che non hanno voluto portare le fiaccole per Israele, difendono adesso incondizionatamente la marmaglia che brucia migliaia di automobili a notte, che lancia bombe molotov contro chiese e sinagoghe, che dissacra cimiteri ebraici, che aggredisce giornalisti , che uccide a sprangate un vecchio e ,dicono, questi lenti intelligentoni, e' tutta colpa della societa' e dell'emarginazione.
Chissa' perche' sono cosi' ripetitivi e noiosi, chissa' perche' ogni volta che gli arabi commettono crimini o terrorismo la colpa deve essere della societa' e dell'emaginazione o , addirittura, del colonialismo di qualche secolo fa.
Strano, non si e' mai avuto sentore di indiani o di poveri abitanti delle favelas arrivati in Europa per metterla a ferro e fuoco.
Strano, gli assassini suicidi arabi sono tutti figli della borghesia, compresi i maledetti terroristi delle Twin Towers, tutti ricchi e laureati.
Compresi i palestinesi che vengono a farsi esplodere in Israele.
Compreso il miliardario Ben laden che non si batte per dare una vita migliore al fellah arabo ma per la distruzione dell'Occidente.
Altro che societa' e emarginazione.
Questi hanno ridotto l'Europa a un ammasso tremolante di paura, convinta di dover dare a questi giovani arabi il pane e il companatico senza farli lavorare.
Tornando alle dichiarazioni di Ahmadinejad si e' sentita una qualche protesta dei paesi arabi riguardo alla distruzione di Israele? Sto parlando di quei paesi che vogliono farsi passare per democratici, sto parlando anche dell'ANP che i non-portatori-di -fiaccole vorrebbero far entrare in Europa.
Niente, anzi , a parte il balbettio confuso di Abu Mazen, abbiamo sentito le organizzazioni palestinesi appoggiare il presidente iraniano, sperando che fusse ca fusse ....che qualcuno finalmente faccia quello che loro sperano e tentano di ottenere da 40 anni: l'annientamento dell'odiata entita' sionista, come loro chiamano lo Stato di Israele.
Intanto in Israele continuano gli attacchi dei palestinesi e il rappresentante europeo del Quartetto dice che Israele e' troppo preoccupato per la propria sicurezza e questo ritarda il procedere delle trattative.
Quando uno che si chiama Wolfenshon dice simili idiozie e incolpa chi si difende anziche' chi offende, significa che l'Europa si merita il ferro e il fuoco che la preoccupa in questi giorni.
Sono entrati nel mirino della violenza araba e continuano caparbiamente a difenderla.
Ma che lenti che sono! Che lumache.
Rock e' Israele, Rock e' Giuliano Ferrara, Rock sono gli italiani con le fiaccole e le bandiere biancoazzurre.
Rock sono i lumini alle finestre per dire che Israele c'e'.
Rock sono giustizia, liberta' e democrazia.
La tolleranza dell'igniavia e della violenza non e' altro che razzismo ed e' lenta. Molto lenta.