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La Verità Rassegna Stampa
07.11.2019 Le virtù del nazionalismo secondo Yoram Hazony
Commento di Francesco Borgonovo

Testata:La Verità
Autore: Francesco Borgonovo
Titolo: «Lo studioso israeliano difende il nazionalismo che la Segre condanna»
Riprendiamo dalla VERITA' di oggi, 07/11/2019, a pag. 1, con il titolo "Lo studioso israeliano difende il nazionalismo che la Segre condanna", il commento di Francesco Borgonovo.

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Francesco Borgonovo

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Yoram Hazony con la copertina dell'edizione inglese del suo libro

Oltre al razzismo, alla xenofobia e all'antisemitismo, la mozione Segre approvata nei giorni scorsi condanna pure «i nazionalismi e gli etnocentrismi», specificando che il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa li fa rientrare nei cosiddetti «discorsi di odio». Non stupisce: ormai viene dato per assodato, in Europa, che nazionalismo sia sinonimo di odio. Chi non è d'accordo e per questo non ha approvato la suddetta mozione, è stato immediatamente accusato di essere razzista, fascista, antisemita e nazista. Anche in questo caso, nulla di singolare. Volete sapere, invece, una cosa davvero sorprendente? Il più efficace difensore del nazionalismo a livello mondiale è un signore di nome Yoram Hazony, ebreo israeliano, autore di un libro straordinario intitolato Le virtù del nazionalismo, in uscita il 13 novembre per l'editore Guerini. Hazony è presidente dell'Herzl Institute e il suo saggio è stato premiato come Conservative Book of the Year, suscitando un profondo dibattito negli Stati Uniti. Ora che è disponibile anche da noi, si spera che gli strenui difensori della mozione Segre lo leggano con attenzione. Qualora lo facciano, si renderanno conto che - se dominasse l'ideologia che anima quella mozione - lo Stato d'Israele semplicemente non esisterebbe. «L'accusa più comune contro il nazionalismo è che fomenti l'odio», scrive Hazony. «I nazionalisti sono concentrati per lo più sul benessere della loro nazione, auspicandone il trionfo nelle sue varie competizioni con le altre. Questo interesse particolare per sé stessi sarebbe da intendersi come un'espressione di odio verso gli altri e come una forma di violenza». In realtà, dice lo studioso, c'è un'altra forma di odio ben più insidiosa e oggi molto più diffusa. Un tipo di odio estremamente comune tra i liberal, sostenitori di una ideologia universalista che facilmente si sovrappone all'imperialismo. «L'internazionalismo liberal», spiega Hazony, «non è soltanto un'agenda programmatica tesa a cancellare le frontiere nazionali e a smantellare in Europa e altrove gli Stati nazionali. Si tratta di un'ideologia imperialista, che si accanisce contro il nazionalismo e i nazionalisti, prefiggendone la delegittimazione ovunque possano comparire in Europa o in nazioni come gli Stati Uniti e Israele, questi ultimi intesi come discendenti della civiltà europea». Questa ideologia universalista, prosegue il professore, si sviluppa a partire dal paradigma antinazionalista del filosofo Immanuel Kant, il quale - nel celebre Per la pace perpetua. Un progetto filosofico del 1795 - sostenne che i particolarismi e le tendenze all'autodeterminazione dei popoli fossero prerogativa dei «barbari» e rappresentassero «ferine involuzioni del genere umano». I popoli sviluppati, in base a questa idea, dovrebbero dunque tendere verso un governo universale capace di imporre la ragione sugli egoismi nazionali. Il pensiero di Kant è tra le maggiori fonti d'ispirazione dell'Europa unita, oltre che degli organismi internazionali come l'Onu. I quali ovviamente sono tra i più spietati quando si tratta di condannare i nazionalismi e le pretese di sovranità degli Stati. Alle idee kantiane, poi, si è sommata negli anni la «condanna marxista degli Stati nazionali occidentali», seguita, più di recente, dall'«antinazionalismo liberista che con entusiasmo si adoperò per il tramonto del vecchio ordinamento in nome del progredire kantiano verso l'Età della Ragione». Queste tendenze culturali si sono sovrapposte e mescolate e oggi agiscono compatte un po' ovunque nel mondo sotto forma di ideologia liberal. L'ideologia a cui si ispira la mozione Segre. «In virtù del loro zelo per un ordinamento politico universale, gli imperialisti liberal tendono a imputare l'odio ai particolarismi nazionali o tribali (o anche alle religioni), mentre ignorano o minimizzano l'astio direttamente conseguente dalla loro brama di concretare un ordinamento politico universale», prosegue Hazony. Egli propone anche esempi concreti, parlando dell'indignazione che si è abbattuta sulla «Gran Bretagna non appena decise di far ritorno alla propria indipendenza nazionale e all'autodeterminazione, come pure su nazioni quali la Repubblica Ceca, l'Ungheria e la Polonia, che restano ferme nel mantenere in vigore le proprie politiche immigratorie, non conformandosi alle teorie dell'Unione Europea circa il reinsediamento dei rifugiati». Secondo il pensatore israeliano, «in questi e in altri casi similari, qualsivoglia obiezione sostanziale è soltanto secondaria al risentimento conseguente dalla possibilità stessa che una nazione europea possa condurre proprie politiche indipendenti. Come nel caso di Israele, queste politiche indipendenti sono comparate al nazismo o al fascismo». Già, perché condannare nazionalismo ed etnocentrismo significa, nei fatti, mettere in dubbio pure l'esistenza stessa dello Stato di Israele. Il punto è che se «se una nazione è europea, o di discendenza europea, allora ci si aspetta che si conformi ai criteri e ai requisiti europei, il che sempre più equivale alla kantiana rinuncia al diritto nazionale di poter deliberare e agire in indipendenza e autonomia, specie in relazione al ricorso alla forza. Al contrario, l'Iran, la Turchia, i Paesi arabi e il Terzo Mondo in genere, secondo questa opinione, sarebbero da considerarsi popolazioni primitive, che ancora non sono riuscite a lambire quel livello di Stato nazionale consolidantesi attraverso la legge. Il che significa, nelle sue declinazioni pratiche, che, per lo più, non si considera loro applicabile alcuno standard morale». Dell'atteggiamento occidentale descritto da Hazony abbiamo prove ogni giorno, specie quando si affronta il tema delle migrazioni. E sarebbe ora di ammettere che si tratta di un atteggiamento profondamente razzista. Non solo. Sarebbe anche ora di riconoscere e combattere l'odio che l'ideologia internazionalista esercita nei confronti degli Stati e dei popoli. Hazony lo descrive alla perfezione. Nazista pure lui?

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