Usa: nessun elemento per un 'impeachment' contro Trump Cronaca di Paolo Mastrolilli
Testata: La Stampa Data: 05 novembre 2019 Pagina: 11 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Impeachment, i repubblicani fanno quadrato»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/11/2019, a pag.11, con il titolo "Impeachment, i repubblicani fanno quadrato", il commento di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Donald Trump
«Articoli falsi sostengono che pochi senatori repubblicani dicono che il presidente Trump potrebbe aver fatto un do ut des, ma non importa, perché non c'è nulla di sbagliato in questo, e non si tratta di un atto da impeachment». Il tweet con cui il capo della Casa Bianca ha fatto questa ammissione prosegue sostenendo che in realtà non c'è stato alcuno scambio con il presidente ucraino Zelensky, ossia la richiesta di indagare i Biden per sbloccare gli aiuti militari a Kiev. Fra le righe, però, si intravede l'estrema difesa dei repubblicani per evitare l'incriminazione di Trump. Se anche le prove diventeranno così schiaccianti da rendere innegabile il do ut des, gli alleati del presidente sosterranno che il suo comportamento è stato forse inappropriato, ma non costituisce un reato tale da giustificare l'impeachment. Quindi l'incriminazione sarà approvata alla Camera, dove i democratici hanno la maggioranza semplice, ma verrà bocciata al Senato, dove invece serve una maggioranza qualificata di due terzi che non c'è, perché per ottenerla gli avversari del capo della Casa Bianca dovrebbero convincere almeno venti repubblicani a tradirlo. A meno che non emergano altri elementi così gravi da obbligare il Gop a scaricare Trump. In questo caso bisognerebbe correre ai ripari, individuando in fretta un candidato d'emergenza da presentare alle elezioni in programma tra un anno. La scelta più naturale sarebbe il vice Pence, anche perché il segretario di Stato Pompeo sta invece pensando di candidarsi al seggio senatoriale del Kansas, per poi puntare alla Casa Bianca nel 2024. Pence però non possiede grande carisma, e sarebbe troppo vicino al capo caduto. Quindi dietro le quinte salgono le quotazioni dell'ex ambasciatrice all'Onu Nikki Haley, che martedì prossimo pubblicherà il suo libro «With All Due Respect». Anche Nikki, che non ha mai nascosto l'ambizione di diventare la prima donna presidente, si sta preparando per il 2024, ma in caso di emergenza potrebbe essere arruolata subito per salvare il partito. Al momento sono scenari di fantasia, perché nelle condizioni attuali l'impeachment è matematicamente impossibile. L'economia va bene, e i modelli di previsione basati su pil, occupazione e borsa scommettono sulla rielezione di Trump. Un sondaggio pubblicato ieri dal «New York Times» rivela che il capo della Casa Bianca oggi perderebbe di 5 punti contro Biden in Arizona, di 3 punti negli stati chiave di Pennsylvania e Wisconsin, di 2 in Florida, e pareggerebbe in Michigan. Sanders lo batterebbe di misura in Michigan, Pennsylavania e Wisconsin, e Warren solo in Arizona. Sono numeri che dimostrano la competitività del presidente, anche perché la maggioranza degli elettori degli Stati più contesi non vuole l'impeachment. Per cambiare questa dinamica servirebbero novità drammatiche. Gli investigatori dell'impeachment hanno iniziato a pubblicare gli interrogatori segreti fatti finora, e altre notizie imbarazzanti potranno emergere da quelli televisivi che inizieranno la prossima settimana. La Corte d'Appello ha decretato ieri che Trump deve consegnare le sue dichiarazioni dei redditi al procuratore di Manhattan Vance, che indaga sui pagamenti alla porno star Stormy Daniels, e la disputa finirà alla Corte Suprema. Il presidente poi potrebbe provocare uno shutdown dello Stato il 21 novembre, quando scadranno le leggi di finanziamento. Tutte crisi che potrebbero cambiare lo scenario.
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