Riprendiamo da LIBERO di oggi, 03/11/2019, a pag.10, con il titolo "Erdogan rimanda in Europa i boia dell'Isis" la cronaca di Daniel Mosseri
Daniel Mosseri
Il ministro degli Interni della Turchia, Suleyman Soylu, ha annunciato che Ankara rimpatrierà in Europa i terroristi dell’Isis con il passaporto europeo. Se lo Stato Islamico è tornato di attualità sia perl’omicidiomirato dei suoi vertici da parte degli americani sia per l’intervento turco nel Rojava siriano già teatro di aspre battaglie fra miliziani curdi e uomini dell’Isis, Ankara non si fa trovare impreparata. «Non siamo un albergo per i membri di Daesh», ha affermato il ministro usando l’acronimo arabo dello Stato Islamico. Negli ultimi anni, l’Europa (Italia inclusa) ha fornito alcune migliaia di giovani al califfo Abu Bakr Al Baghdadi, recentemente eliminato dai militari statunitensi. Spesso transitati dalla Turchia verso la Siria, giovani europei dei due sessi si sono uniti all’Isis o si sono lasciati adescare dai numerosi emissari del califfo, attivi sia nelle moschee che sui social media. Adesso che la Turchia occupa le regioni sirianein cuii curdi hanno sconfitto e incarcerato gli uomini dell’Isis, sorgeil problema di cosa fare di quei terroristi europei che non sono morti in battaglia, oltre che delle loro mogli e dei loro bambini venutiallaluceall’ombra del Califfato. La maggior parte dei Paesi di origine rifiuta di riprendersi i propri cittadini diventati foreign fighters sotto la bandiera nera dell’Isis. Gran Bretagna e Paesi Bassi hanno trovato una soluzione pragmatica: privarli della cittadinanza inglese o olandese quando questi – spesso figli di emigrati mediorientali in Europa – ne abbiano anche un’altra. Per il ministro Soylu questa è una scappatoia a buon mercato. «Cosa dobbiamo farne? Tenerli in galera e poi concedergli la nostra cittadinanza quando saranno usciti?». Fra i più numerosi foreign fighters europei ci sarebbero cittadini britannici seguiti da tedeschi, francesi e belgi. Per una curiosa coincidenza, mentre la Turchia si preparava a dare il benservito ai terroristi stranieri – oltre a quelli europei ci sono anche quelli maghrebini, dei Paesi del Golfo, quelli russi, afgani e del Caucaso – in Germania l’ufficio federale della polizia criminale (Bka) daval’annuncio della costituzione di un dipartimento su misura per la repressione del terrorismo di matrice islamica. Fra le minacce già esistenti sul territorio tedesco e il probabile rimpatrio forzato di centinaia di giovani e bambini radicalizzati, la Bka avrà molto da fare per combattere la minaccia dell’estremismo islamico. Che però non è più la sola a impensierire il governo federale. Il recente omicidio del presidente della provincia di Kassel, in Assia, da parte di un neonazista e le minacce di morte ricevute sia dal candidato della Cdu alle recenti elezioni in Turingia sia dall’ex leader dei Verdi, il deputato tedesco di origine turca Cem Özdemir, dimostrano che la Germania è chiamata a uno sforzo considerevole: occuparsi di due minacce eversive allo stesso tempo.
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