Quando i soldati sono entrati , dopo aver abbattuto colla fiamma ossidrica la porta blindata della yeshiva' dell'insediamento di Sa Nur in Samaria, hanno guardato la massa di giovani allacciati l'uno all'altro come un unico corpo ma non si sono occupati di loro. Per prima cosa hanno raccolto i libri dalle mensole e li hanno depositati con cura in cartoni preparati all'esterno.
Ho pensato: "Eccolo qua il popolo del Libro, non si smentisce mai, nemmeno in momenti tragici come questo".
Solo dopo aver messo in salvo i libri e qualche oggetto sacro i soldati si sono rivolti ai ragazzi che li guardavano pregando a voce altissima , stanchi gli uni e stanchi gli altri dopo 6 giorni di incredibile, disumano, stress psicologico.
Per prima cosa gli hanno dato da bere e poi, con pazienza, con forza, parlando in continuazione i soldati, pregando in continuazione i giovani, e' incominciato lo sgombero della Yeshiva' e quando l'ultimo ragazzo e' stato portato fuori , abbiamo visto i soldati accasciarsi sulla soglia della scuola per bere avidamente e per accendersi, con mani tremanti, una sigaretta.
Quando , domenica, e' incominciato sgombero di Nezarim, ultimo insediamento del Gush Katif ad essere evacuato, un ufficiale e una soldatessa sono stati invitati da una famiglia perche' tutti i suoi componenti , bambini compresi, desideravano parlare del loro dolore dopo 27 anni di vita in quella casa, quattro generazioni, e ognuno, meno la piu' piccola che ancora non sapeva parlare, ha chiesto ai due soldati: "Perche'?".
I due soldati, senza poter rispondere, hanno abbracciato uno ad uno, tutta la famiglia .
All'uscita dalla casa, a un giornalista che gli chiedeva se era stato tanto tempo con loro per convincerli, l'ufficiale ha risposto "No, sono stato con loro per consolarli".
In meno di una settimana e' tutto finito.
Da mercoledi a mercoledi, compreso il riposo del sabato, venticinque insediamenti evacuati, 15.000 persone , di cui circa 6000 non residenti, portate in altre zone di Israele.
Tutto e' successo tra coraggio, lacrime e pochissima violenza, quasi nulla se paragonata all enormita' dell'operazione e alla sua gravita'. Quello che i media paventavano come una prossima tragedia, una guerra fratricida con morti e feriti, e poteva veramente succedere, si e' conclusa con una grande vittoria di Zahal, di Israele e di Sharon, quindi con una grande vittoria della democrazia e del popolo ebraico.
Avevamo paura perche' tutto poteva accadere.
Quando abbiamo visto striscioni che dicevano "Kfar Darom non cadra'" inevitabilmente come un flash si e' presentata davanti ai nostri occhi la tragedia gloriosa di Masada e gli ebrei suicidi per non essere catturati dai Romani.
Niente e' accaduto, i coloni, sempre descritti dai media europei come mostri barbuti e violenti, hanno dimostrato di essere, alla faccia della propaganda demonizzante dei palestino-comunisti, persone meravigliose, dolcissime e piene di coraggio.
Mamme, papa', nonni, bambini hanno voluto parlare con i soldati, hanno voluto pregare insieme a loro, hanno offerto quello che avevano da bere e da mangiare e alla fine chi colle proprie gambe, chi portati a braccia dai soldati sono usciti per sempre dalla loro vita per entrare in un futuro senza sicurezze, senza casa, sradicati da tutto per almeno un paio d'anni.
Chi potrebbe sopportare questo peso senza ribellarsi? chi potrebbe sopportare questo stress senza desiderare vendetta? Chi non avrebbe tentato di sparare per difendere la propria casa e le proprie radici?
Il popolo ebraico ha potuto farlo, per amore di Israele.
Il 20% delle case sono gia' state distrutte dalle ruspe.
A giorni avverra' lo spostamento delle maggiori sinagoghe, che verrranno ricostruite altrove pietra su pietra, e dei cimiteri.
Squadre di animalisti stanno raccogliendo gli animali lasciati nella zona, centinaia di cani e gatti, ma anche uccellini domestici, ramarri, iguane che verranno ospitati in centri in attesa di adozione.
Il Keren Kayemet Le Israel portera' via piu' di 1000 alberi.
Niente e' lasciato al caso, niente di quello che e' stato vita ebraica verra' abbandonato al nemico, nessuna famiglia che piange i suoi morti a causa del terrorismo palestinese dovra' temere che una sola pietra della sua casa finisca tra le mani degli assassini dei suoi cari.
Chi, in Israele, ha seguito la diretta, 24 ore su 24, dell'evacuazione e ha visto quello che e' successo a Nezarim si e' sentito piccolo di fronte alla grandezza delle persone che erano la'.
Gli abitanti, aiutati dai soldati, hanno portato fuori dalla sinagoga L'Aron ha Kodesh, le Tavole della Legge, la grande Menorah e tenendoli alti nel cielo, perche' tutti potessero vederli, hanno formato un enorme corteo, rabbini, civili, famiglie, soldati e polizia, tutti insieme, e hanno fatto lentamente il giro di tutta la cittadina, sempre cantando le loro preghiere al D*o di Israele.
Un bambino di circa 10 anni intanto correva disperato di soldato in soldato e singhiozzando chiedeva "Perche'? Cosa ti ho fatto?"
Poi hanno consegnato gli oggetti sacri a chi di dovere e sono saliti sugli autobus che li avrebbero portati via per sempre.
Forse sono un po' sorda ma non ho sentito nessuna nota di ammirazione per come e' stata portata avanti l'evacuazione.
Forse sono un po' confusa ma credo di aver letto sui media italiani opinioni del tipo:"si vabbe', ok, lo hanno fatto ma non basta, devono continuare".
Forse sono cieca ma non ho letto nessun articolo che parlasse del dovere dei palestinesi di fare ...qualcosina anche loro.
E i palestinesi?
Ho sentito l'intervista a un uomo della strada a Gaza City: "la comunita' internazionale deve aiutarci" ,solita mania di accattonaggio contestata dal giornalista che chiariva "ma gli USA vi hanno appena dato 50 milioni di dollari". "non basta" ha risposto l'uomo della strada.
Certo non gli bastera' mai. Chi nasce accattone muore accattone.
E l'ANP? Eccola qua:
“Oh Hanadi, martire di Allah, fa’ esplodere il nemico!”
Il Ministero della cultura dell’Autorità Palestinese ha pubblicato lunedì il suo “Libro del Mese”, una raccolta di poesie in onore della terrorista suicida Hanadi Jaradat responsabile dell’assassinio di 21 israeliani innocenti. Il libro è stato distribuito come supplemento speciale del quotidiano Al-Ayyam.
Ancora una volta Israele ha vinto, ha vinto il suo esercito, la sua gente e il suo Premier. Ha vinto la sua democrazia e il suo desiderio di pace.