Gustaw Herling, una voce del Novecento, censurata dal comunismo, il fascismo che aveva avuto successo Commento di Mattia Feltri
Testata: La Stampa Data: 30 ottobre 2019 Pagina: 1 Autore: Mattia Feltri Titolo: «La sacra volontà»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi 30/10/2019, a pag.1 con il titolo "La sacra volontà", il commento di Mattia Feltri.
Mattia Feltri
Gustaw Herling, Etica e letteratura. Testimonianze, diario, racconti, a cura di K. Jaworska, Meridiano Mondadori 2019, pp. 1837, 80,00 euro.
Un meraviglioso Meridiano Mondadori celebra i cent'anni della nascita di Gustaw Herling. Questo formidabile scrittore polacco, vissuto a lungo in Italia dove sposò la figlia di Benedetto Croce, avrebbe potuto dire qualcosa della furia con cui a sinistra è stata accolta la risoluzione del Parlamento europeo che ha equiparato nazismo e comunismo. Lui, del resto, finì nel gulag per mano dei comunisti di Stalin poiché combatteva i nazisti di Hitler, invasori della Polonia al tempo in cui gli uni erano alleati degli altri. La risposta alla domanda - che avrebbe detto dell'equiparazione - si desume spesso nelle milleseicento e passa pagine del Meridiano. Herling ricorda, per esempio, una seduta parlamentare del 1925 nella quale Antonio Gramsci denunciava concitato le violenze fasciste, e ricorda la replica di Benito Mussolini: e voi comunisti, non usate violenza in Russia? Esiste una violenza storica che ha con sé le masse, rispose Gramsci, e Mussolini lo liquidò: appunto, e qui in Italia le masse sono con noi. Poi Gramsci fu vittima della violenza legittimata dalla massa fascista come altrove suoi simili furono vittime della violenza legittimata da masse comuniste, e questa è la sintesi spietata del Novecento, e sarebbe ora di chiuderla lì. Se non fosse che il Novecento non finisce e di nuovo oggi, e nel vasto entusiasmo, siamo accerchiati da demagoghi che hanno scambiato la democrazia per un'investitura delle piazze urlanti, e giustificano ogni loro passo di gambero verso sistemi illiberali con la sacra volontà delle masse o, come si dice oggi, degli italiani.
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