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Corriere del Trentino Rassegna Stampa
27.10.2019 Le chiacchiere al bar non si addicono a un docente universitario
Eppure accade all'Università di Trento

Testata: Corriere del Trentino
Data: 27 ottobre 2019
Pagina: 8
Autore: Sara Hejazi
Titolo: «Iran, 40 anni di rivoluzione e una società molto laica»
Riprendiamo dal CORRIERE del TRENTINO di oggi, 27/10/2019, a pag.8, con il titolo "Iran, 40 anni di rivoluzione e una società molto laica" l'intervista di Sara Hejazi a Pejman Abdolmohammadi



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Pejman Abdolmohammadi


"Pejman Abdolmohammadi, studioso nato a Genova ma di origine iraniana, ricopre da poco all'università di Trento la cattedra di Storia dei Paesi islamici", così lo presenta l'edizione del Trentino del Corriere della Sera. Comprendiamo come non sia facile trovare un esperto di storia iraniana nel nostro paese, anche fra gli intellettuali/storici iraniani che ce l'hanno fatta hanno tutti lasciato il paese per riparare all'estero, contraddicendo le analisi dell'intervistato, oggi docente in quella università.
 Vorremmo poter definire 'analisi' quanto dichiara, ma sinceramente non ce la sentiamo, se il signor
Pejman Abdolmohammad è stato giudicato idoneo a insegnare storia del paesi islamici, i suoi allievi farebbero bene a cambiare università. Leggere le sue risposte per rendersi conto della differenza che c'è tra un esperto di storia -almeno dell'Iran- e la chiacchiera al bar dopo una eccessiva bevuta.
 

Trento- Dall'11 settembre 2001 l'Islam è diventato un tema controverso in Europa. È una religione, ma indissolubilmente legata ad azioni politiche. E attuale, ma sembra portarsi addosso un'aura di arretratezza culturale. Di Islam insomma se ne è parlato tantissimo, ma in modo totalmente sbagliato. Ci siamo chiesti: l'Islam è compatibile con la democrazia? Come se fosse un sistema politico. E ancora: l'Islam è compatibile con la modernità? Come se fosse un sistema economico. E infine, l'Islam è compatibile con i valori occidentali? Come se i valori fossero fissi e immutabili nei secoli e soprattutto uguali per tutti quelli che vivono nel mondo. Ma la domanda che in questi quasi due decenni avremmo invece dovuto chiederci è un'altra: perché l'Islam è passato da essere un tema per pochi esperti, accademici, traduttori, teologi e filosofi, ad essere il tema di tutti, dai bar dello sport agli autobus, dai circoli di partito alle scuole? Che cosa ha trascinato proprio questa religione nel bel mezzo dello spazio pubblico?
Pejman Abdolmohammadi, studioso nato a Genova ma di origine iraniana, ricopre da poco all'università di Trento la cattedra di Storia dei Paesi islamici che era appartenuta a Massimo Campanini, ora in pensione.
Com'è percepito l'Islam nella nostra società?
«Generalmente l'Islam è ridotto ad un concetto astratto. Quasi mai ci si ricorda che si tratta di un sistema misto, sotto cui confluiscono le culture più svariate, da quella indonesiana a quella maghrebina, da quella indiana a quella mediorientale: tutte queste diverse culture hanno, nel corso dei secoli, dato vita alla cosiddetta "civiltà islamica", profondamente diversa a seconda dei periodi e delle aree geografiche che prendiamo in considerazione».
Quali sono gli stereotipi dominanti legati all'Islam?
L'Islam nella sua versione, piuttosto recente, legata all'ideologia politica ha creato stereotipi che tutti conosciamo: quello dell'integralismo, del radicalismo del pensiero, di una certa violenza intrinseca, di un modo di vestirsi e apparire (le barbe lunghe e il burka), di essere contro la modernizzazione. Sono stereotipi legati alla mancanza di conoscenza».
Anche sull'Islam politico si sa poco, nonostante questo rappresenti un pezzo cruciale della Storia del Novecento.
«L'inizio del secolo scorso ha segnato la nascita di un movimento politico riferito alla religione islamica, come la Fratellanza musulmana egiziana ispirata da intellettuali del calibro di Said Qutb. Poi nel corso del secolo questi primi movimenti hanno trovato varie declinazioni, raggiungendo un picco negli anni '60 e'70 del Novecento, con lo sviluppo di un pensiero islamico politico ancora più articolato, un miscuglio tra Islam militante e sociale, come quello del filosofo iraniano Ali Shariati e dello stesso imam Khomeini».
Da cosa erano motivati questi movimenti politici e religiosi?
«Rappresentavano una risposta radicale a quello che era stato il dominio coloniale dell'Europa in quella zona, e in generale nel mondo, un dominio sia politico, sia economico ma soprattutto culturale. In questo senso, la modernizzazione era sentita come calata dall'alto, come un corpo alieno e alienante. E questo determinò anche l'ultima grande rivoluzione del Novecento — quella iraniana — che dopo fu chiamata «rivoluzione islamica». «Con la rivoluzione iraniana l'Islam politico, che fino ad allora era praticamente composto da tanti movimenti diversi, si istituzionalizzò. Fu una svolta»
 In che senso?
«Ispirati dalla rivoluzione iraniana, nacquero importanti gruppi a formazione islamista come Hezbollah e Hamas, per i quali l'Islam non era più una religione, ma un'utopia politica che doveva essere in grado di convivere con le istituzioni di un moderno stato nazione».
Che ne sarà dell'Islam politico nel prossimo futuro?
«Ci sono state e ci saranno diverse svolte: con le primavere arabe, che io chiamo "il risveglio islamico" i giovani sono scesi in piazza contro i sistemi politici secolari e autoritari. Attenzione: autoritarismo e secolarismo sono stati confusi e mescolati, divenuti un tutt'uno. Questo ha determinato dal 2011 al 2016, un nuovo avanzamento dell'Islam politico, che nell'ascesa di Morsi ha avuto il suo momento più saliente, con l'appoggio del Qatar che è stato grande promotore del ritorno dell'Islam politico sulla scena. Dal 2017 però siamo di fronte a un cambio di paradigma mondiale. Sotto la dottrina Trump gli Stati Uniti, il cui obiettivo è quello di depotenziare l'Islam politico, hanno dato vita ad azioni politiche e militari a sostegno dei gruppi secolari e nazionalisti, come quello del principe saudita. Il Qatar ha perso forza nel Golfo Persico,  Erdogan è stato indebolito, l'Iran è stato messo all'angolo con pressioni economiche fortissime anche se ora l'arretramento degli Usa in molte aree del mondo, tra cui la Siria, ha riaperto gli scenari. La sfida dunque è tra secolarizzazione (favorita dagli Stati Uniti) e Islam politico.
Che effetto avrà questa partita sulla Repubblica islamica d'Iran che proprio quest'anno compie 40 anni?
«L'Iran è oggi un interessantissimo laboratorio per uno studioso: l'Islam politico a 40 anni dalla sua istituzionalizzazione ha prodotto una società civile che è, paradossalmente, la più laica di tutto il Medio Oriente»

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