Inchiesta contro la Turchia per crimini di guerra contro i kurdi. Erdogan intanto bombarda anche in Iraq Servizi di Francesco Semprini, Giampaolo Cadalanu
Testata:La Stampa - La Repubblica Autore: Francesco Semprini - Giampaolo Cadalanu Titolo: «Siria, inchiesta Usa contro la Turchia sui crimini di guerra - I curdi accusano Erdogan: 'Bombardamenti anche in Iraq'»
Riprendiamo dallaSTAMPAdi oggi, 24/10/2019, a pag. 10 con il titolo "Siria, inchiesta Usa contro la Turchia sui crimini di guerra", il commento di Francesco Semprini; dalla REPUBBLICA, a pag. 22, con il titolo "I curdi accusano Erdogan: 'Bombardamenti anche in Iraq' ", il commento di Giampaolo Cadalanu.
Ecco gli articoli:
Vladimir Putin con Recep T. Erdogan
LA STAMPA - Francesco Semprini: "Siria, inchiesta Usa contro la Turchia sui crimini di guerra"
Francesco Semprini
Soldati turchi e i loro complici jihadisti «giustiziano» combattenti curdi. Alcuni, forse ancora vivi, vengono decapitati. Due guerrigliere dell'Unità di Protezione delle donne (Ypj), il braccio femminile dell'Ypg, i volontari che lottano in Rojava, vengono prima fatte inginocchiare, sparano loro alla nuca, vengono gettate da una rupe e finite a mitragliate. Ancora: i carnefici tagliano le teste dei cadaveri e le tirano urlando «Allah Akbar» (Allah è il più grande). Sono i macabri video girati con i cellulari dagli stessi autori delle mattanze, ovvero le forze turche e le milizie filo-turche impegnate nell'offensiva voluta da Erdogan. L'ultimo video circolato su Twitter mostra tagliagola filo-turchi a Ras al Ayn, città del governatorato di al-Hasakah, nel Nord-Est della Siria, che i curdi sono stati costretti ad abbandonare sotto la spinta devastante delle forze turche e dei loro alleati. Chi è rimasto o è stato catturato, ha fatto quella fine. Il video risale a non più di cinque giorni fa, ovvero quando il cessate il fuoco era già in essere, sugli altri video, invece, non ci sono indicazioni precise. Ma poco importa la data, visto che le immagini raccontano barbarie, veri e propri crimini di guerra, come ha denunciato il capo del Pentagono Mark T. Esper: «È una situazione terribile, condanniamo fermamente alcune azioni compiute dalle forze regolari turche e da coloro che combattono su loro procura». La conferma delle per ora presunte azioni criminali viene anche dalle forze speciali americane presenti sul terreno: «Non abbiamo prove della pulizia etica (contro i curdi, ndr), ma siamo stati testimoni di diversi casi che si configurano come crimini di guerra». Per questo ieri mattina la rappresentante Usa alla Nato Kay Bailey Hutchinson ha chiesto all'Alleanza di aprire un'inchiesta sui possibili «crimini di guerra commessi dalla Turchia in Siria»
Cento jhadisti in fuga Ma non basta: il ministro della Difesa, giunto in gran segreto ieri a Baghdad per fare il punto sulla permanenza in territorio iracheno delle truppe Usa ritiratesi dalla Siria, punta l'indice sui tanti miliziani dello Stato islamico liberati durante l'operazione «Fonte di pace» inaugurata da Erdogan il 9 ottobre. Sarebbero più di cento gli affiliati all'ex califfato fuggiti dalle carceri in Siria dopo l'inizio dell'offensiva. A fare i conti è l'inviato Usa in Siria, James Jeffrey, nella sua relazione alla Commissione affari esteri della Camera. «Ora possiamo dire che il numero è superiore a cento. Non sappiamo dove siano». Decisamente più inquietanti le stime della Russia secondo cui sarebbero circa 500 i detenuti fuggiti dalle prigioni per jihadisti nel Nordest.
La mossa di Donald E mentre le forze russe raggiungono la frontiera, dove sono state dispiegate per «garantire il ritiro dei curdi», e parte il nuovo conto alla rovescia di 150 ore per l'evacuazione - frutto della «storica» intesa siglata da Erdogan e Putin -, Ankara dichiara di fatto conclusa l'operazione «Fonte di Pace». In meno di 10 giorni ha provocato centinaia di morti e 300 mila sfollati. Lo stop all'offensiva riceve il plauso di Donald Trump, che annuncia l'eliminazione delle sanzioni imposte ad Ankara visto che la tregua è ormai permanente. «Grande successo al confine fra Turchia e Siria. Una zona sicura è stata creata».Il ministro russo della Difesa, Sergei Shoigu, rilancia con «misure adottate» per catturare i terroristi fuggiti. Forse potrebbero essere anche alcuni ex fedeli di Al Baghdadi i protagonisti delle mattanze contro i curdi. Insomma, Trump toglie le sanzioni mentre gli Usa chiedono un'inchiesta per crimini di guerra. «Quando le truppe americane si stavano ritirando - ha spiegato Hutchinson - ci sono state accuse di crimini di guerra che devono essere investigate». L'amministrazione americana appare inflessibile sulle presunte responsabilità di Ankara, mentre Donald Trump si dimostra assai generoso col collega turco e rivendica la paternità del risultato raggiunto a Sochi. Ma è Salih Muslim Muhammad, leader del Partito dell'Unione Democratica (Pyd), il potere trainante dietro la regione autonoma del Rojava, a lanciare un monito: «È un dovere di tutti i membri della Nato, Italia compresa, fermare realmente la Turchia, perché Ankara usa la tecnologia e le armi dell'Alleanza per occupare le città e massacrare i civili».
LA REPUBBLICA - Giampaolo Cadalanu: "I curdi accusano Erdogan: 'Bombardamenti anche in Iraq' "
Giampaolo Cadalanu
La scuola è chiusa per bombardamento: non si fa lezione a Zewka, nella provincia di Suleimaniyah. I caccia di Ankara hanno colpito più volte il villaggio nelle montagne del Kurdistan iracheno, entrando senza problemi nello spazio aereo di Bagdad per colpire obiettivi del Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan, fuori legge in Turchia. Alla fine, racconta la tv Rudaw, i residenti di Zewka hanno deciso di abbandonare le case per rifugiarsi a Sarchomi Serkhan, poco lontano dal confine iraniano. Ma l’anno scolastico deve continuare: così il sindaco Abdulla Abbas ha chiesto aiuto al governo regionale di Suleimaniyah e per gli scolari di Zewka è stata allestita una scuola d’emergenza, sotto una tenda. Perché l’ignoranza, dicono i curdi, è più pericolosa di un leone. La fuga degli scolari di Zewka si affianca alle maledizioni degli agricoltori di Choman, sui cui frutteti i bombardieri di Erdogan ogni tanto si abbassano ad attaccare. Nei giorni scorsi hanno colpito un’auto del Pkk, apparentemente senza vittime, racconta tv Kurdistan 24 . A Qasre, dice il dirigente locale Shakhawan Hussein, «i bombardamenti costanti hanno danneggiato le strade e le linee elettriche, bruciando terreni agricoli e costringendo 60 famiglie ad evacuare». Il ministero turco della Difesa ammette i raid e rivendica di aver «neutralizzato» guerriglieri del Pkk, ignorando le proteste, poco vigorose, del governo regionale del Kurdistan. In realtà i rapporti fra Erbil e Ankara sono buoni, perché la Turchia compra il petrolio estratto in Kurdistan, che il governo regionale vende in proprio, incurante di Bagdad. Sul terreno la tregua sembra tenere: mentre Donald Trump anticipa che toglierà le sanzioni alla Turchia, il leader delle Forze democratiche siriane annuncia che l’alleanza fra curdi e Usa resterà in piedi, e ringrazia la Casa Bianca per gli sforzi diplomatici. Il presidente americano ha annunciato che un piccolo contingente di soldati Usa resterà nel nord della Siria, suscitando le critiche di Mosca. Intanto militari turchi e milizie loro alleate stanno avanzando nella zona abbandonata dai curdi. Ma l’offensiva, annuncia Erdogan, riprenderà se le Sdf non evacueranno del tutto la "fascia di sicurezza" al confine turco. Sullo stesso tono il richiamo del Cremlino, che ha chiesto ai combattenti curdi di ritirarsi completamente, per evitare un nuovo confronto con le forze turche.
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