Trump: in Iraq le truppe ritirate dalla Siria Commento di Paolo Mastrolilli
Testata: La Stampa Data: 21 ottobre 2019 Pagina: 11 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Trump: in Iraq le truppe ritirate dalla Siria»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/10/2019, a pag.11, con il titolo "Trump: in Iraq le truppe ritirate dalla Siria", il commento di Paolo Mastrolilli.
Per approfondire, rimandiamo all'analisi di Antonio Donno, oggi in altra pagina di IC.
Ecco 'articolo:
Paolo Mastrolilli
I militari americani ritirati dalla Siria si sposteranno nell'Iraq occidentale, per aiutare la stabilizzazione del Paese e prevenire il ritorno dell'Isis. Ad annunciarlo è il capo del Pentagono, Mark Esper, in visita nella regione.
Donald Trump
Questa scelta, che conferma l'abbandono dei curdi nella zona invasa dalla Turchia, da una parte serve a tranquillizzare i critici di Trump che temono un disimpegno degli Usa dal Medio Oriente, ma dall'altra rappresenta un tradimento della promessa elettorale del presidente di terminare «le guerre infinite» e riportare a casa i soldati. In principio il capo della Casa Bianca aveva dato via libera all'offensiva di Erdogan, per creare un cuscinetto di sicurezza in territorio siriano, o quanto meno non l'aveva ostacolata, annunciando che avrebbe ritirato i militari americani dall'area delle operazioni. Le dure critiche ricevute dagli stessi repubblicani hanno spinto Trump a fare marcia indietro, prima con sanzioni alla Turchia, poi inviando il vice Pence ad Ankara per negoziare la tregua, che prevede la fine dell'attacco in cambio del riposizionamento a Sud delle milizie curde dell'Ypg. Questo accordo è in via di applicazione, ma resta l'incognita della reazione di Damasco, Mosca e Teheran all'occupazione permanente di territorio siriano da parte dei turchi. Esper però ha chiarito che i circa mille soldati americani ritirati non torneranno a casa, e non verranno spostati in Arabia Saudita. Andranno in Iraq occidentale, da dove potranno condurre operazioni antiterrorismo in Siria, se fosse necessario intervenire per impedire la rinascita dell'Isis. I 150 militari schierati nella base meridionale di al Tanf resteranno invece al loro posto. Queste decisioni significano tre cose: primo, l'abbandono dei curdi dell'Ypg è confermato, con tutte le conseguenze geopolitiche nell'area; secondo, gli Usa non intendono lasciare la regione, per non correre il rischio di favorire il ritorno del Califfato; terzo, i soldati ritirati dalla Siria non torneranno a casa. Questa strategia lascia aperti i rischi di un conflitto regionale, ma risponde almeno in parte alle preoccupazioni espresse dagli stessi repubblicani sul disimpegno generalizzato dal Medio Oriente. Deluderà però gli elettori, che si aspettavano il rimpatrio dei militari.
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