Facciamo chiarezza: i radicali non sono tutti pro-immigrazione a tutti i costi come Emma Bonino Invitiamo Alessandro Giuli a distinguere
Testata: Libero Data: 18 ottobre 2019 Pagina: 1 Autore: Alessandro Giuli Titolo: «I Radicali pagati per aprire le porte all’immigrazione»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 18/10/2019, a pag.1-8 con il titolo "I Radicali pagati per aprire le porte all’immigrazione" il commento di Alessandro Giuli.
L'articolo di Alessandro Giuli - come in genere avviene anche sugli altri media - disinforma perché non distingue tra tre gruppi diversi che fanno riferimento all'identità radicale. Uno di questi non ha nulla a che fare con la politica di apertura indiscriminata delle frontiere e collaborazione con le Ong: si tratta del Partito transnazionale radicale, la cui emittente è Radio Radicale. Quelli che invece hanno sposato la causa immigrazionista a tutti i costi si sono trasferiti, con Emma Bonino, in +Europa. Non a caso gli altri due partiti( Partito radicale transnazionale e Radicali italiani) sostengono apertamente Israele (un esempio è la rubrica di Fiamma Nirenstein su Radio Radicale), Bonino e i suoi seguaci al contrario preferiscono gli avversari di Israele.
Ecco l'articolo:
Alessandro Giuli
La posizione di Emma Bonino sull'islam
Che Emma Bonino non fosse esattamente una sostenitrice degli interessi nazionali italiani era lecito sospettarlo da tempo. Che invece fosse un’agente d’influenza (metafora) al servizio di un potentato globalista riconducibile a George Soros lo scrivevamo in pochi. Adesso è diventata una verità corrente, dacché i 200 mila dollari di finanziamenti ricevuti dal finanziere speculatore, già denunciati nella primavera scorsa, sono diventati quasi 300mila e il partito pulviscolare +Europa ha finalmente ammesso con orgoglio di aver intascato un bel gruzzolo dalla Open Society di Soros nell’anno 2017 con l’obiettivo ufficiale di «promuovere un’ampia riforma delle leggi italiane sull’immigrazione attraverso iniziative che puntino a fornire aiuto agli immigrati e avanzare il loro benessere sociale». Considerando che alle ultime elezioni politiche, il 4 marzo 2018, +Europa ha raccolto per la Camera dei deputati la bellezza di 836.837 preferenze, possiamo valutare in circa 35 centesimi il valore di ciascun voto: dieci centesimi in più di un’azione del Gruppo Gedi Spa che edita fra l’altro Repubblica, L’Espresso e la Stampa. A dimostrazione chela Bonino non si conta ma si pesa – e chi non lo sapeva… – in un ideale listino di Borsa nel quale hanno eletto domicilio i buoni della Terra, i romantici delle frontiere spalancate, gli immigrazionisti senza se e senza ma. Ovviamente, come dicono i Radicali+europei, «la nostra è stata un’operazione alla luce del sole, è tutto rendicontato» e ci mancherebbe altro.
«ALLA LUCE DEL SOLE» Il punto davvero interessante è che nessuno di noi sembra tenuto, o men che mai autorizzato, a protestare se Bonino e soci si comportano come la filiale di una multinazionale apolide la cui ragione sociale sta nel contrastare apertamente le convinzioni della maggioranza degli italiani in materia di sicurezza e immigrazione. E al contempo tutti siamo quotidianamente circondati dall’eco sguaiata di una condanna in contumacia nei confronti della Lega per una presuntissima (al momento) ricerca di finanziamenti stranieri che sarebbe culminata nella trattativa con i petrolieri russi di Rosneft. Certo, in quest’ultima circostanza volteggia lo spettro di una tangente che, se dimostrata, costituirebbe un grave reato e, nel caso in cui Matteo Salvini ne fosse stato a conoscenza, proietterebbe un’ombra micidiale sulla sua Lega. Ma è appunto tutto da provare e siamo ancora lontani anche soltanto da una richiesta di rinvio a giudizio. In altre parole, per lo meno finché resterà in piedi l’impalcatura garantista del nostro ordinamento giudiziario, la condanna morale espressa dai nemici di Salvini per una supposta subalternità ideologica nei confronti di Mosca si accompagna in modo schizofrenico a un’indifferenza corriva, quando non pure apertamente solidale, nei confronti della militanza xenofila di +Europa riccamente finanziata da Soros.
GOGNE E MEDAGLIE Il fatto che Salvini e i suoi siano apparsi imbarazzati e un po’ balbettanti sulla filogenesi del dossier russo, così come sulla invalicabile centralità atlantista della collocazione internazionale italiana, non modifica di una virgola il ragionamento: da una parte i sovranisti sono finiti alla gogna come le naturali quinte colonne di uno Stato democratico illiberale; dall’altra parte Emma Bonino può gloriarsi di ricevere una doviziosa paghetta da un’organizzazione internazionale privata posseduta da uno spregiudicato speculatore in odore di sinistra santità. Rassegniamoci, dunque: se provengano da Mosca, i fantasmatici quattrini sono oggetto di un’immediata manipolazione mediatica tesa alla mostrificazione puritana dei presunti beneficiari venduti allo straniero; se invece a staccare un assegno a cielo aperto è il miliardario nemico numero delle sovranità nazionali, quei soldi profumano di legittimità culturale e diventano una medaglia da appuntare sul petto. E tutto ciò senza mai valutare la possibilità che la Bonino e il suo club possano pensarla come Soros proprio perché Soros li paga come i dipendenti di una sua succursale in franchising, invece di essere premiati da lui per ciò che pensano.
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