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La Stampa Rassegna Stampa
14.10.2019 Polonia & Tunisia: due tragici risultati elettorali
Cronache di Monica Perosino, Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 14 ottobre 2019
Pagina: 9
Autore: Monica Perosino - Francesca Paci
Titolo: «Kaczynski resta il padrone della Polonia - Trionfo per Saied. Il giurista ultraconservatore alla presidenza»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/10/2019, a pag.9 con il titolo "Kaczynski resta il padrone della Polonia", la cronaca di Monica Perosino; a pag. 15, con il titolo "Trionfo per Saied. Il giurista ultraconservatore alla presidenza", la cronaca di Francesca Paci.

Due pessime notizie arrivano dalle urne polacche e tunisine. A Varsavia vince largamente, con oltre il 43% dei consensi, il partito cattolico reazionaria e nazionalista. Il risultato consentirà a Kaczynsky di governare da solo, avendo ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi.
Ancora peggio è andata a Tunisi, dove Saied, legato alla Fratellanza Musulmana e all'islam fondamentalista, ha ottenuto oltre il 70% dei voti. Si attendono i numeri definitivi, ma la sua vittoria schiacciante è certa.

Ecco gli articoli:

Monica Perosino: "Kaczynski resta il padrone della Polonia"

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Monica Perosino

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Kaczynsky, il volto della Polonia reazionaria e clericale

Anche un libro può violare il silenzio elettorale. Ieri pomeriggio, nel collegio numero 42 di Varsavia, i rappresentanti del PiS, il partito ultraconservatore che guiderà il Paese, non hanno gradito la trovata di Natalia e Katarzyna, 27 e 24 anni. Le ragazze si sono presentate al seggio ciascuna «brandendo» un libro di Olga Tokarczuk, la scrittrice liberale e femminista che, appena insignita del Premio Nobel, ha esortato i polacchi a scegliere «tra democrazia e autoritarismo». Bel tentativo, ma Natalia e Katarzyna sono state «accompagnate» fuori, e il PiS ha di nuovo vinto le elezioni. A seggi chiusi, l'esortazione di Tokarczuk, sembra non aver spostato di molto la scelta dei polacchi. Con un'alta affluenza (il 45,94% alle 17) gli exit poll del voto che deciderà il colore di 460 deputati e 100 senatori sembrano confermare i sondaggi della vigilia: il partito del premier Mateusz Morawiecki è in testa, e il «padrone della Polonia», il leader del PiS Jaroslaw Kaczynski, rimarrà alla guida del Paese. Non solo, contrariamente alle previsioni, la destra sovranista polacca avrebbe guadagnato la maggioranza assoluta dei seggi con il 43,6% dei voti e 239 deputati (quando la soglia era 231). Potrà quindi governare da sola. La colazione di centrodestra KO, guidata dal PO, partito fondato dal presidente uscente del Consiglio Ue Donald Tusk, si sarebbe fermata al 27,4% (130 seggi). Conferme e delusioni per le altre tre coalizioni minori: la Sinistra (Lewica) avrebbe ottenuto il 11,9% (43 seggi), e dopo un'assenza di quattro anni dal Parlamento sarebbe oggi la terza forza del Paese. Entra la Koalicja Polska (Coalizione Polacca), formazione di centrodestra guidata dal Kukiz 15 che avrebbe il 9,6% dei voti (34 seggi). Anche l'estrema destra anti-Ue della Konfederacja (Confederazione) di Korwin, avrebbe superato la soglia minima per i partiti (il 5%), conquistando il 6,4% e 13 seggi. Centrato il bersaglio della maggioranza assoluta, da domani, se i risultati verranno confermati, la strada per Jaroslaw Kaczynski sarà tutta in discesa. Ora non avrà ostacoli nel mantenere le «promesse» anche sulla riforma della giustizia, sulle limitazioni delle libertà individuali e su un giro di vite contro i media «troppo liberali». Riforme che la Ue ha giudicato «violazioni allo stato di diritto». «È ancora presto per dirlo - dice il politologo Andrzej Rychard -, ma credo che il PiS non sia un'entità rigida e immutabile, che andrà dritta per la sua strada autoritaria, che si scontrerà con l'Europa fino all'ultimo sangue, che limiterà ulteriormente la libertà di parola e di espressione». Se la maggioranza assoluta venisse confermata avrebbero i numeri poterlo fare: «Ma non sono stupidi – dice Rychard -. Il PiS ha come primo interesse il bene del PiS, il potere, e ha un'eccezionale capacità di mutazione. Sanno benissimo che per sopravvivere, in una Polonia che sta cambiando radicalmente - più progressista e secolarizzata -, dovrà mitigare le posizioni più dure. Sapranno anche questa volta trovare il modello di "modernizzazione conservatrice". O almeno, lo spero».

Francesca Paci: "Trionfo per Saied. Il giurista ultraconservatore alla presidenza"

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Francesca Paci

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Nabil Karoui, Kaies Saied

Gli exit poll non hanno dubbi, il nuovo presidente tunisino è il giurista ultra conservatore Kaies Saied che, pare, avrebbe sconfitto lo sfidante Nabil Karoui con una maggioranza schiacciante del 72,53%. Ci vorrà ancora un po' di tempo prima di conoscere con certezza il nome del successore del defunto Essebsi, il primo Capo di Stato democraticamente eletto del piccolo Paese nordafricano dopo la cacciata di Ben Ali, ma già dal primo turno Saied aveva raccolto il malcontento di una popolazione stremata dalla stagnazione economica e sedotta dalle sue promesse di lotta alla corruzione e rilancio del ruolo sociale dello Stato.

Robocop tradizionalista Kaies Saied è un vero e proprio outsider, soprannominato Robocop per la rigidità comunicativa dell'eloquio tutto concentrato sulla tradizione, l'avversione all'emancipazione della donna e all'omosessualità, l'accento su una moralità ruotante sulla sharia al punto da essere definito «salafita» dai suoi oppositori più liberal. Se il 61enne Saied ha potuto contare sul voto di Ennahda, i Fratelli musulmani tunisini usciti vincitori dalle ultime parlamentari (sebbene ridimensionati di un 10%), il suo concorrente, anche lui un neofita, ha cercato il consenso dei ceti urbani cosmopoliti e delle fasce popolari disposte a credere alle promesse di rilancio economico di un imprenditore di successo e alla vocazione caritatevole delle sue iniziative benefiche. Nabil Karoui, rilasciato pochi giorni fa dal carcere dove era stato rinchiuso a fine agosto con l'accusa di evasione fiscale e riciclaggio, anni fa ha fondato l'emittente Nessma Tv e si è recentemente lanciato in politica creando il partito "Il cuore della Tunisia" (arrivato secondo alle parlamentari). Ad aver convinto i tunisini, che hanno votato in percentuale maggiore del turno precedente (oltre il 50%), sembra sia stata la visione di un Paese bisognoso di una «mani pulite», meno liberal sia in campo economico che culturale e più a fuoco sulle famiglie. Un programma populista, ma sostenuto da 51 liste, non solo islamiste, compreso il blocco facente riferimento al premier Youssef Chahed, compatto nel votare contro «la corruzione» di cui Karoui, complice l'arresto, era diventato l'icona. Comincia ora una stagione nuova. L'economia è la prima sfida per il neo presidente ma anche ricompattare una società che la rivoluzione ha unito e la transizione ha nuovamente diviso tra città libere e periferie da cui si fugge attraverso il Mediterraneo.

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