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Il Giornale - Corriere della Sera - Nazione/Carlino/Giorno - Avvenire Rassegna Stampa
11.10.2019 Dopo l'attentato alla sinagoga di Halle: cronaca e commenti
Servizi di Daniel Mosseri, Roberto Giardina, Stefano Montefiori intervista Olivier Guez, breve di Avvenire, mentre Gad Lerner disinforma ancora

Testata:Il Giornale - Corriere della Sera - Nazione/Carlino/Giorno - Avvenire
Autore: Daniel Mosseri - Roberto Giardina - Stefano Montefiori
Titolo: «Il neonazista voleva la strage. Il governo si scusa: vergogna - Raid in sinagoga, sul web il manifesto del killer - 'Le cose sono cambiate. Per gli ebrei la Germania è di nuovo pericolosa' - A Vienna sotto scorta i calciatori israeliani»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 11/10/2019, a pag. 12, con il titolo "Il neonazista voleva la strage. Il governo si scusa: vergogna", il commento di Daniel Mosseri; NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO a pag.4, con il titolo "Raid in sinagoga, sul web il manifesto del killer" il commento di Roberto Giardina; dal CORRIERE della SERA, a pag. 14, con il titolo  'Le cose sono cambiate. Per gli ebrei la Germania è di nuovo pericolosa', l'intervista di Stefano Montefiori a Olivier Guez; da AVVENIRE, a pag. 6, la breve "A Vienna sotto scorta i calciatori israeliani".

Gad Lerner firma, sulla REPUBBLICA di oggi, a pag. 36, un commento che non riprendiamo dal titolo "Ebrei e arabi, bersaglio unico". La tesi di Lerner è la solita: islamofobia e antisemitismo si sovrappongono in quanto diverse declinazioni di odio contro le minoranze etnico-religiose che vivono in Europa. Si tratta di una tesi disinformante e ideologica, che non tiene conto dell'antisemitismo diffuso a macchia d'olio tra le comunità islamiche ovunque, anche in Europa, dove esistono interi quartieri ad alta densità di popolazione musulmana in cui per gli ebrei è ormai impossibile vivere. Condannare il suprematismo come unica fonte dell'odio antisemita è il massimo della disinformazione. Il Gad Lerner inattendibile di sempre. Il commento da condividere è invece quello di Marco Gervasoni che pubblichiamo in home page.

Ecco gli articoli:


La polizia davanti alla sinagoga di Halle

IL GIORNALE - Daniel Mosseri: "Il neonazista voleva la strage. Il governo si scusa: vergogna"

Per un giorno la piccola Halle, meno di 240mila abitanti a NordOvest di Lipsia, si è riscoperta al centro della Germania. La mattina dopo l'attentato alla sinagoga di un estremista di destra, il presidente Frank-Walter Steinmeier ha visitato il luogo della mancata strage. Quello era l'obiettivo dichiarato al mondo dal 27enne Stephan Baillet: il neonazista di Benndorf voleva emulare il neofascista australiano Brenton Tarrant autore a 28 anni della carneficina di fedeli islamici a Christchurch in Nuova Zelanda (51 morti). Baillet ha però fallito, «perché la sinagoga è costruita bene e ha tenuto», ha spiegato Josef Schuster, il presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi. In realtà il giovane era «pesantemente armato» e nella sua auto sono stati trovati 4 kg di esplosivi. E progettava la strage da tempo: aveva pubblicato da 10 giorni online il suo manifesto antisemita in 11 pagine. In conferenza stampa da Halle accanto a esponenti del governo della Sassonia-Anhalt e del ministro degli Interni Horst Seehofer, Schuster ha osservato che «di solito in Germania le sinagoghe sono protette dalla polizia». Non è andata così ad Halle nonostante la festività solenne del Kippur e nonostante le ripetute richieste alla polizia del presidente della comunità ebraica di Halle, Max Privorozki. Alla stampa Privorozki ha raccontato che mentre i fedeli raccolti in sinagoga sentivano i colpi esplosi da Baillet contro le porte della sinagoga (con 80 persone all'interno), lui si è precipitato ad allertare la polizia, che avrebbe risposto chiedendo: «E dove sarebbe la sinagoga a Halle?». Una risposta sintomatica dell'abbandono degli ebrei da parte delle autorità della Sassonia-Anhalt, complice il sistema federale tedesco per cui la Bundespolizei si occupa di frontiere e aeroporti mentre le restanti operazioni di sicurezza sono delegate alle 16 polizie statali supportate dai 16 servizi di intelligence. Gli estremisti islamici e i terroristi neonazisti hanno in comune forse solo l'odio per gli ebrei, eppure fino a ieri il governo della Sassonia-Anhalt non ha ritenuto necessario adottare misure di sicurezza. Da oggi tutto cambia, ma intanto due passanti sono rimasti uccisi sotto i colpi esplosi da Baillet. A Berlino e in altre regioni le sinagoghe sono invece presidiate dalla polizia, eppure anche qui la situazione non è ideale. «Io non sono avvocato ma medico, eppure non capisco perché un uomo che attacchi la polizia davanti alla sinagoga di Oranienburgestraße a Berlino con un coltello urlando Allah akbar sia rimesso in libertà il giorno dopo senza che nessuno spicchi un mandato di arresto», ha anche detto Schuster. Il ministro Seehofer non ha fatto sconti a nessuno, ammettendo che «soprattutto in Germania, una cosa del genere non sarebbe dovuta succedere: è un atto brutale di cui vergognarsi». Il titolare degli Interni ha riconosciuto che «la minaccia causata dall'estremismo di destra è molto alta», seconda solo a quella del radicalismo islamico. Con un occhio alle dinamiche in rete, il ministro ha dichiarato che «l'odio cresce in Germania e la morale precipita, per cui stiamo lavorando alla punibilità delle espressioni criminali online». Sulla falsariga di quanto fatto per monitorare la crescita del radicalismo islamico online, Seehofer ha annunciato l'assunzione di cento persone incaricate di osservare il Darknet dell'estremismo di destra. L'operazione non è facile ma gli esaltati alla Baillet non si muovono prima di mettere il loro piano di azione in rete. La sfida adesso è quella di bloccarli per tempo. Seehofer presenterà il suo piano d'azione fra una settimana ai sedici ministri dell'interno della Repubblica federale.

NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO - Roberto Giardina: "Raid in sinagoga, sul web il manifesto del killer"

HA AGITO da solo ma non era il lupo solitario, il neonazista che ha attaccato mercoledì la sinagoga di Halle, nella ex Germania dell'Est. Stephan Balliet, 27 anni, si è ripreso in azione, con una telecamerina sul casco, e ha messo in Rete il filmato, condiviso da migliaia di spettatori, spaventati o sostenitori, su un sito di videogiochi. Si è esaltato come un eroe virtuale mentre colpiva a freddo le sue vittime: ha ucciso un uomo e una donna, altri due sono in gravi condizioni. Aveva pianificato una strage, non riuscita solo per caso. Nel video mostra le sue armi, fabbricate a mano nelle ore in cui rimaneva chiuso nella sua camera in un paesetto dell'Est: un arsenale di mitra, pistole, quattro chili d'esplosivo. E il procuratore federale Peter Frank sostiene che Balliet «voleva essere emulato».

HA TENTATO di entrare nella sinagoga dove erano raccolti un'ottantina di fedeli nel giorno dello Yom Kippur, la festa del pentimento. Se ci fosse riuscito, gli ebrei non avrebbero avuto scampo. Solitario ma con un folto gruppo di compagni alle spalle. È una tattica dei neonazisti, spiegano gli esperti dell'antiterrorismo, reclutare i giovani, esaltarli, istruirli, e poi lasciarli agire come `eroi solitari', per non compromettere la rete che ha legami solidi non solo in Germania, ma in tutta Europa. «Sono almeno 12mila i potenziali terroristi, ma di molti ignoriamo persino il nome», ammette il ministro degli Interni, Horst Seehofer. «MIO FIGLIO non aveva amici — racconta il padre di Stephan —, passava le giornate al computer». Si teneva in contatto con i gruppi di destra, aveva studiato Chimica, e sapeva come fabbricare bombe, e procurarsi gli ingredienti. Balliet ha messo in Rete anche un manifesto di 2 pagine, in cui spiega il motivo della sua azione, uccidere più ebrei che sia possibile, «sono colpevoli di tutto», ma anche gli immigrati, gli arabi, la gente di sinistra. Una delle vittime è stata abbattuta innanzi a un chiosco di kebab, a 200 metri dalla sinagoga. Un documento lucido e delirante allo stesso tempo, un insieme dei vecchi e mai dimenticati pregiudizi contro gli ebrei, firmato da un folle che si esprime con fredda correttezza.

IL GIORNO dopo, come sempre, ci si chiede come sia stato possibile: Balliet non era sorvegliato dalla polizia, anche se frequentava un gruppo di neonazi, che nella Sassonia hanno la loro roccaforte, e andava in una palestra di estremisti. Ha scelto con cura il bersaglio: gli ebrei a Halle non sono molti, circa seicento, e la sinagoga non era considerata un bersaglio. Ma la comunità aveva chiesto protezione. La risposta era stata: «Di quando in quando una pattuglia sarebbe passata per controllare». Troppo poco.

CORRIERE della SERA - Stefano Montefiori: 'Le cose sono cambiate. Per gli ebrei la Germania è di nuovo pericolosa'

PARIGI Prima di scrivere la sceneggiatura del film sulla caccia ad Adolf Eichmann «Lo Stato contro Fritz Bauer» e prima di vincere il prix Renaudot con «La scomparsa di Josef Mengele» (edito in Italia da Neri Pozza), lo scrittore ebreo francese Olivier Guez ha vissuto a Berlino e ha scritto «L’impossibile ritorno - Una storia degli ebrei in Germania dal 1945».
Perché è «impossibile» il ritorno degli ebrei in Germania? «Perché nonostante in Germania vivano oggi centinaia di migliaia di ebrei, è impossibile il ritorno all’epoca pre-anni Trenta, un universo molto particolare, totalmente e irrimediabilmente distrutto. Tranne eccezioni, pochi ebrei tedeschi vivono in Germania. In maggioranza provengono dalla Russia, o dalla Polonia».
La situazione è cambiata dal soggiorno berlinese e dal libro, uscito nel 2007, a oggi? «Molto. Allora la vita quotidiana degli ebrei era più facile in Germania che in Francia, oggi non credo sia ancora così. Il clima è mutato, c’è un risorgere dell’estrema destra e delle violenze. All’epoca i neonazisti erano pochi e ridotti a gruppuscoli, oggi stanno prendendo una dimensione più importante».
Per quale motivo? «Ci sono ovviamente tanti fattori, ma una ragione è stata anche l’apertura di Merkel ai rifugiati, quattro anni fa, che ha risvegliato un’estrema destra in lotta contro l’Islam e allo stesso tempo da sempre antisemita».
I due antisemitismi si sommano? «È così. C’è quello tradizionale dell’estrema destra tedesca, resa più potente e attiva per reazione all’afflusso di molti rifugiati dal mondo arabo-musulmano, che sono a loro volta antisemiti. La vita quotidiana degli ebrei, in Germania come altrove, è danneggiata anche dall’antisemitismo islamista, pur estraneo all’attentato di Halle».
Rispetto ad altri Paesi europei, nel Dopoguerra e soprattutto negli ultimi decenni la Germania ha compiuto un enorme lavoro di memoria, con risultati che sembravano buoni. Ora però è toccata dallo stesso suprematismo bianco all’opera in tutto l’Occidente, dalla Norvegia alla Nuova Zelanda. Significa che non esiste più un’eccezione tedesca? «Riguardo agli ebrei la Germania non potrà mai più essere un Paese come gli altri. Ma è vero che è entrata nella stessa logica che coinvolge tutto l'Occidente, con gli estremisti che passano all’azione e amplificano le loro gesta grazie ai social media. In questo senso purtroppo c’è una normalizzazione della Germania, ormai simile agli altri Paesi».
Come giudica la reazione immediata e solenne di Merkel? «Mostra che l’antisemitismo è ancora un tema iper-sensibile per la Germania, ma più globalmente l’Occidente è entrato in una nuova fase: il ricordo della Seconda guerra mondiale sta scomparendo, è una realtà sempre più lontana, della quale vengono a mancare i testimoni diretti. La Seconda guerra mondiale e la Shoah stanno perdendo il carattere di ferite vissute, per diventare come le guerre napoleoniche, fatti storici remoti, peraltro nel caso della Shoah pure negati».
Prima di sparare l’attentatore di Halle ha registrato un video nel quale ripete la solfa negazionista. «Al neonazismo tradizionale, un tempo marginale, si sommano i nuovi deliri contemporanei e globali».

AVVENIRE: "A Vienna sotto scorta i calciatori israeliani"

A Vienna sono state rafforzate le misure di sicurezza per la partita di qualificazioni per gli Europei 2020 in programma ieri sera tra Austria e Israele nella capitale austriaca. È stata rafforzata anche la scorta della squadra israeliana e dello staff. Mercoledì, intanto, molti giocatori hanno visitato la sinagoga nel centro di Vienna per assistere alle celebrazioni per la festa Yom Kippur. A causa del giorno di digiuno, che è terminato con il calare del sole, l'allenamento si è svolto solo in tarda serata allo stadio Ernst Happel di Vienna.

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