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La Stampa Rassegna Stampa
05.10.2019 Hong Kong, dalle democrazie occidentali solo chiacchiere
Cronaca di Francesco Radicioni

Testata: La Stampa
Data: 05 ottobre 2019
Pagina: 10
Autore: Francesco Radicioni
Titolo: «Hong Kong vieta le maschere ai cortei. Scontri e saccheggi»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/10/2019, a pag.10, con il titolo " Hong Kong vieta le maschere ai cortei. Scontri e saccheggi" la cronaca di Francesco Radicioni


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"Scontri e saccheggi" potrebbero ricordare le manifestazioni europee in cui la fanno da padroni gli infiltrati, che le traformano, spesso con la complicità degli organizzatori, in vere rapine dei beni altrui. Non così a Hong Kong, dove ad essere colpiti, solo soltanto -guarda un po'- negozi di China Mobile e filiali di Bank of China, come scrive anche Radicioni al fondo del pezzo, cioè i simboli cinesi del potere di Pechino, le comunicazioni e l'economia, cioè telefoni e banche. Nessuna rapina, dunque.


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Francesco Radicioni

Una manciata di ore dopo che il governo di Hong Kong ha invocato per la prima volta in oltre mezzo secolo i poteri emergenziali, in migliaia sono tornati nelle strade dell’ex-colonia britannica. Pur sottolineando che la sua amministrazione non ha dichiarato lo stato d’emergenza, ieri la leader di Hong Kong Carrie Lam ha rotto quello che finora era stato un tabù. Per rendere subito operativa la legge che vieta l’uso delle maschere durante le proteste, Carrie Lam ha usato la Emergency Regulations Ordinance: una norma di epoca coloniale che era stata invocata l’ultima volta in città durante la rivolta comunista del 1967. «L’ordine pubblico è in uno stato di estremo pericolo e la violenza sta distruggendo Hong Kong», ha detto. «Non è stata una decisione facile, ma è una mossa necessaria in questa situazione». Più che le disposizioni contenute nella legge contro l’uso di maschere durante le proteste - che prevedono multe e fino a un anno di carcere - a preoccupare gli hongkonghesi è che senza dover passare dal Consiglio Legislativo il governo adotti altri provvedimenti che possano restringere le libertà. La legislazione di emergenza autorizza lo Chief Executive ad approvare qualunque regolamento «nell’interesse pubblico» compresa la censura della stampa e di Internet o il sequestro di proprietà private. Se l’uso di maschere - da quelle chirurgiche per evitare conseguenze legali a quelle anti-gas per difendersi dai lacrimogeni - è stato un elemento distintivo durante questi quattro mesi di manifestazioni a Hong Kong, l’amministrazione di Carrie Lam spera che questo regolamento possa avere «un effetto deterrente». Lam ha aggiunto che se la situazione dovesse continuare a deteriorarsi, allora il governo «identificherà altre misure». Né il governo di Hong Kong né le autorità di Pechino avevano escluso l’ipotesi di invocare i poteri di emergenza, ma finora la cautela sembrava dettata dal rischio di ripercussioni sugli investitori internazionali. «È la prima volta che partecipo alle proteste», diceva ieri Mia, 33 anni, mascherina chirurgica sul volto e che lavora nel campo delle assicurazioni. «Il governo sta passando la misura: invocare la legge d’emergenza è irragionevole». Mentre Hong Kong si preparava a un nuovo week-end di manifestazioni, già ieri sera in migliaia sono scesi in strada con la mascherina sul volto prima che a mezzanotte entrasse in vigore la nuova legge. Incidenti tra manifestanti e polizia (con il ferimento di un 14enne colpito da un colpo di pistola sparato da un poliziottto) sono esplosi in diverse zone della città, mentre le autorità hanno sospeso il servizio della metropolitana e fatto appello a rimanere in un luogo sicuro. Prima che la polizia tornasse a usare i lacrimogeni, i manifestanti hanno dato fuoco alcuni ingressi della metro e vandalizzato negozi di China Mobile e filiali di Bank of China.

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