L’Iran o le derive della ragione
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione diYehudit Weisz)
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite si terrà quest'anno all’insegna della tensione nel Golfo Persico. Lo scorso 14 settembre, un devastante attacco alle installazioni petrolifere dell'Arabia Saudita ha causato danni considerevoli, con perturbazioni, per fortuna temporanee, del prezzo dell’oro nero. Sebbene gli Houthi yemeniti, armati e finanziati dall'Iran, abbiano rivendicato la propria responsabilità, i sospetti si sono rapidamente rigirati sul Paese degli Ayatollah. L' Arabia Saudita è stato il primo ad accusarlo; quanto agli europei, loro hanno espresso dei dubbi considerando che i sauditi facevano parte della coalizione contro i ribelli Houthi e che dunque, secondo loro, potevano avere dei buoni motivi per attaccarli. Quando anche gli Stati Uniti hanno accusato l'Iran, gli europei hanno evocato l'ossessione del Presidente americano per quel Paese. Toccò poi a Boris Johnson puntare il dito contro Teheran; questa volta i media hanno spiegato che stava recitando per compiacere il suo alleato americano di cui aveva molto bisogno in quel momento. Improvvisamente, alle Nazioni Unite si abbatté un fulmine a ciel sereno, come riporta Le Monde il 24 settembre: "Emmanuel Macron, Angela Merkel e Boris Johnson hanno dichiarato: ‘ Per noi é evidente che la responsabilità di questo attacco è dell’Iran. Non c'è altra spiegazione plausibile’ ”, hanno detto ….. “ Così Francia e Germania si allineano all'Arabia Saudita e agli Stati Uniti, che avevano già accusato l'Iran di essere dietro l'attacco”. Inoltre, secondo Le Monde , "gli occidentali accusano Teheran di avere mire egemoniche sulla regione, tramite il dispiegamento di milizie sul posto, lungo un arco che dal Libano arriva all'Iraq, passando per la Siria”. “Teheran, afferma il quotidiano, si difende, assicurando di voler garantire soprattutto la propria sicurezza contro i vicini e i rivali del Golfo.” Il giornale non dirà niente di più. Questo encomiabile tentativo di obiettività, rimandando alle dichiarazioni delle parti, non risponde a una domanda scottante: che cosa ha potuto convincere la Francia e la Germania della colpevolezza degli Ayatollah? Perché sicuramente non è a cuor leggero che hanno rischiato di offendere un regime nei confronti del quale hanno tutti i riguardi. Possiamo avanzare l’ipotesi che gli Stati Uniti, che hanno basi aeree di ultima generazione in Qatar e Bahrein, con sistemi di rilevamento ultra-sofisticati, per non parlare di alcuni satelliti spia che vagano nei cieli del Medio Oriente, siano stati in grado di presentare prove inconfutabili. Emmanuel Macron e Angela Merkel hanno dovuto arrendersi all’evidenza. Tuttavia, se sono pronti a incolpare l'Iran per l'attacco, non si spingono fino alla condanna di quel Paese; non hanno neppure osato chiedere a Rouhani il riconoscimento delle sue azioni, prima di qualsiasi incontro o dialogo con lui. Al contrario, il Presidente francese ha avuto una lunga conversazione con Rouhani e ne prevede altre nell’ambito della sua politica di allentamento delle tensioni nella regione. Pertanto, un attacco di violenza inaudita alle infrastrutture vitali di un Paese membro delle Nazioni Unite rimarrà senza risposta. Secondo il Figaro del 24 settembre, "il Presidente Rouhani ha affermato che l'Iran presenterà alle Nazioni Unite un piano di cooperazione regionale per garantire la sicurezza delle acque del Golfo". Scommettiamo che avrà diritto alla tradizionale "standing ovation"?
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".