Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 01/10/2019, a pag.8, con il titolo "Rabbia per Samer Arbid, ridotto in fin di vita dalle torture dei servizi israeliani" la cronaca di MIchele Giorgio.
Nel pezzo di Michele Giorgio la realtà viene rovesciata nel suo opposto. Il terrorista arabo palestinese, responsabile dell'assassinio di una giovane israeliana, viene definito semplicemente "un attivista del Fronte popolare per la liberazione della Palestina", nulla si aggiunge sulle sue attività criminali. Secondo Giorgio il terrorista sarebbe stato torturato nelle carceri israeliane, anche se sembra che la causa del suo stato di salute sia da ricondurre a un semplice malore, come lo stesso Giorgio non può non riportare. In ogni caso Israele ha avviato, come da protocollo in questi casi, un'indagine che farà chiarezza. Il Manifesto preferisce invece anticiparne l'esito e esprimere una condanna totale dello Stato ebraico, accusato addirittura di torturare gli arabi palestinesi.
Ecco l'articolo:
Michele Giorgio
"Attivisti palestinesi" (nel linguaggio di Michele Giorgio)
Rabbia e sdegno attraversano la Cisgiordania dopo il trasferimento in gravi condizioni in ospedale di Samer Arbid, 44 anni, un attivista del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), arrestato dai servizi di intelligence israeliani con l'accusa di essere responsabile dell'esplosione che lo scorso 23 agosto ha ucciso una 17enne israeliana, Rina Shnerb, a una sorgente d'acqua nei pressi dell'insediamento coloniale di Dolev. Gli altri presunti membri del Fplp arrestati per lo stesso reato sono Qassem Shibli, 25 anni, Yasan Majamas, 25 anni, entrambi di Ramallah, e uno studente, Nizam Awlad, 21 anni, di Bir Zeit. L'avvocato Mahmud Hassan, ha denunciato che Arbid, suo cliente, è stato brutalmente torturato e poi portato all'ospedale Hadassah di Gerusalemme in uno stato critico, con costole fratturate e blocco renale, e è ora attaccato ad un respiratore artificiale. Per lo Shin Bet, il servizio israeliano di sicurezza interna, invece Arbid «non si è sentito bene» durante un interrogatorio e «secondo il protocollo» è stato trasferito all'ospedale per controlli. Ma che non si sia trattato di un malore lo sanno anche in Israele dato che lo stesso ministero della Giustizia ha avviato un'indagine. Noura Miselmani, la moglie di Arbid, ha raccontato ai giornalisti di aver visto uomini delle forze speciali israeliane picchiare duramente il marito mentre veniva arrestato mercoledì scorso ad al-Bireh (Ramallah). Ha aggiunto che il giorno successivo Arbid è arrivato in tribunale con lividi ben visibili e ha detto ai giudici di essere stato colpito da chi lo ha interrogato. L'uomo, ha aggiunto la moglie, era in ospedale già venerdì. «Era in buona salute prima di essere arrestato. Mio marito non soffriva di alcuna malattia ed è stato ridotto in quelle condizioni dalle torture subite», ha spiegato.
Sabato lo Shin Bet aveva annunciato di aver arrestato tre palestinesi nel corso delle indagini per l'uccisione di Rina Shnerb e il ferimento del padre e del fratello della ragazza. Arbid era già stato fermato a inizio mese e rilasciato poco dopo per mancanza di prove. Il quotidiano Haaretz ha scritto che lo Shin Bet aveva ottenuto il permesso di impiegare «misure straordinarie» per l'interrogatorio di Arbid sulla base di una norma che le consente nei casi della cosiddetta "bomba ad orologeria", ossia che l'indagato possa fornire informazioni tali da fermare un attacco imminente. La norma è una chiara autorizzazione all'uso della tortura fisica, e non solo, durante gli interrogatori di palestinesi «Samer Arbid è stato gravemente torturato dagli israeliani. E stato trasferito privo di conoscenza in ospedale e ha subito diverse fratture», denuncia l'associazione Addameer per la tutela legale dei prigionieri politici. Anche il parlamentare israeliano comunista Ofer Cassif (Lista araba unita) accusa lo Shin Bet di aver torturato il palestinese. «L'uso della tortura è terribile e inaccettabile: non è permesso», ha scritto su Twitter.
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