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La Stampa Rassegna Stampa
30.09.2019 Austria: trionfo di Kurz, giù la destra estrema
Cronaca di Marco Di Blas, commento di Letizia Tortello

Testata: La Stampa
Data: 30 settembre 2019
Pagina: 9
Autore: Marco Di Blas - Letizia Tortello
Titolo: «Austria, il trionfo di Kurz. Tracollo per l'ultradestra - Il bivio del giovane Kaiser tra Verdi e vecchi alleati»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/09/2019, a pag.9, con il titolo "Austria, il trionfo di Kurz. Tracollo per l'ultradestra" la cronaca di Marco Di Blas; con il titolo "Il bivio del giovane Kaiser tra Verdi e vecchi alleati" la cronaca di Letizia Tortello.

Ecco gli articoli:

Marco Di Blas: "Austria, il trionfo di Kurz. Tracollo per l'ultradestra"

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Sebastian Kurz

Trionfano i popolari di Kurz, crolla l'ultradestra ed emergono forti i Verdi. Se l'ombra sovranista rappresentava finora un rebus, ieri gli austriaci hanno fatto piazza pulita. L'Fpö, il partito dell'ex vicecancelliere Heinz-Christian Strache coinvolto nell'Ibizagate, ha perso quasi il 9%, scendendo al 17,3%. I conservatori dell'Övp sono andati oltre speranze e sondaggi con il 38,4% (+7 rispetto al 2017) dei consensi. Una marea blu che ha dipinto la mappa elettorale austriaca. Mancano ancora i voti spediti per posta (1 milione, saranno scrutinati tra oggi e giovedì), ma lo scenario non dovrebbe subire modifiche sostanziali. Il successo dell'Övp è anche un successo personale del 33enne ex cancelliere Sebastian Kurz, che ora potrà condurre da una posizione di forza le trattative per la formare il nuovo governo. Con chi? L'enfant prodige della politica austriaca si è guardato bene dall'anticiparlo: «Avvieremo colloqui con tutte le forze politiche presenti nel Parlamento», ha detto. Brindano i Verdi. Alle elezioni nel 2017 non erano riusciti a entrare in Parlamento. Questa volta, invece, hanno conquistato il 12,4% forti del dibattito (e non solo) sul clima: i nubifragi devastanti di ottobre, la scomparsa dei ghiacciai sui Tauri, il fattore Greta hanno avuto la loro parte. Ma al balzo in avanti ha contributo non poco il travaso di voti dei socialdemocratici dell'Spö, che ha lasciato per strada rispetto al 2017 il 5,1% fermandosi ad appena 21,5% peggior risultato del dopoguerra. Ed è probabile che nei prossimi giorni cadranno alcune teste, a cominciare da quella della segretaria Pamela Rendi-Wagner. Resa dei conti scontata nella Fpö che si lecca le ferite e già si colloca all'opposizione. I leader dovevano riunirsi domani per espellere Strache, principale responsabile del tracollo. Ma forse non sarà lui soltanto a doversene andare. Ora comincia il walzer delle alleanze fra cui prende corpo, almeno fra i commentatori, quella inedita a livello nazionale fra Övp-Verdi, che già funziona bene in cinque Länder. A Innsbruck c'è addirittura un sindaco verde. Ai Verdi potrebbero eventualmente aggiungersi i Neos, piccola formazione liberale-conservatrice in costante crescita (il 7,4%, +2,1). Kurz non ha fretta. Si prenderà, come già avvenuto nel 2017, il tempo necessario. Allora si votò a metà ottobre e il governo vide la luce il 24 dicembre. A indirizzare il vento saranno le elezioni regionali nel Vorarlberg e tra otto settimane in Stiria. Solo allora kaiser Kurz scioglierà il nodo.

Letizia Tortello: "Il bivio del giovane Kaiser tra Verdi e vecchi alleati"

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Letizia Tortello

Mi mancano le parole, e come sapete mi mancano molto raramente». Sebastian Kurz ha il viso stravolto e la voce per la prima volta tremante. Ringrazia senza sosta la marea turchese dei suoi sostenitori, al Kursalon Hübner di Vienna. Il successo è travolgente: 38,4 per cento, tre punti in più dei sondaggi, che dicono che gli austriaci vogliono lui come cancelliere. A quattro mesi dal crollo rovinoso del governo, per colpa di un video-scandalo girato a Ibiza con l'ex vicecancelliere Strache che svendeva il Paese ad una donna che si fingeva oligarca russa, lui è uscito senza macchia dalla disfatta. Ma tanto più la strada è lastricata d'oro, tanto più si fa dura, ora che Kaiser Kurz domina tre coalizioni possibili, decidere quale scegliere. I socialdemocratici hanno ottenuto il risultato più basso della storia dal '45 (21%), la destra nazionalista sprofonda al 17,3%, i Verdi sono la vera novità, gli altri vincitori del dopo-Ibiza, ma alzeranno il prezzo e con l'Övp di Kurz hanno politiche diverse sulle migrazioni, sull'idea di Europa, su Orban, su tasse e Stato sociale. Per il 33enne viennese, enfant prodige della politica d'Oltralpe e abituato ad andare in montagna, il cammino per la vetta potrebbe essere troppo duro, il trionfo di ieri trasformarsi in «una vittoria di Pirro»: «Ora, il popolare deve scoprire le sue carte, e scegliere che tipo di Austria vuole governare nei prossimi anni - spiega Karl Krammer, uno dei più noti analisti del Paese, ex capo di gabinetto del cancelliere socialdemocratico Vranitzky -. Lui aveva detto di voler continuare la sua politica di destra, ma gli elettori hanno chiaramente punito l'Fpö». È il paradosso di chi ha vinto troppo. Come dicono gli americani, you break it, you own it, chi rompe si tiene i cocci. Se la coalizione con l'ultradestra, durata solo 18 mesi, gli è costata cara, di sicuro gli ha permesso di sviluppare un'agenda populista adatta al partito conservatore che lui ha trasformato a sua immagine e somiglianza: via i migranti illegali, confini chiusi, niente ridistribuzione, un'Europa che lascia più autonomia agli Stati. Ora, tutto questo dovrà cambiare, se davvero Kurz vorrà far sedere al tavolo i partner di governo. Verdi su tutti: «Per il partito del presidente della Repubblica - continua Krammer -, l'indispensabile era tornare in Parlamento, ma non ha il dovere di andare al governo». Inoltre, c'è il nodo di Vienna, dove l'anno prossimo ci saranno le elezioni comunali, e ora gli ambientalisti governano con i socialdemocratici. L'accusa che in questi mesi è stata mossa al cancelliere più giovane della storia del Paese (ma non per questo meno esperto) è di rappresentare soprattutto la sua volontà di governare. I risultati di ieri «lo costringeranno per forza a reinventarsi», precisa Krammer, «e un governo turchese-verde potrebbe essere la via più stabile, perché i secondi non hanno scandali. Anche il presidente Van der Bellen potrebbe caldeggiare questa alleanza», aggiunge l'analista Kathrin Stainer-Hämmerle. Meno probabile è, dunque, la minestra riscaldata con l'Fpö (un'eventuale intesa tra Kurz e Norbert Hofer è stata definita più volte come una terapia di coppia), perché la coalizione di centrodestra ha fallito. E poi c'è il problema del falco dell'ultradestra, Herbert Kickl, che comanda nel partito e non ha nessuna intenzione di farsi da parte. Difficile anche il contratto a tre tra popolari-Verdi e liberali Neos, «perché Kurz sarebbe continuamente tirato da due parti». Il dilemma del vincitore è che il trionfo non basta: Kurz attualmente è solo, e da solo non governa. «Ora e per la prima volta davvero, dovrà tirare fuori le sue capacità politiche di statista».
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