Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 30/09/2019, a pag.II con il titolo "Tutte le tribù di Israele" l'analisi tratta da Times of Israel.
Ilan Ben Zion
A più di settant’anni dall’indipendenza, in Israele è sempre molto acceso il dibattito sul ruolo dell’ebraismo nella vita pubblica del paese”, scrive Ilan Ben Zion. “Spesso le linee di contrasto nella scena politica israeliana corrono lungo la questione dell’equilibrio, nella società e nello stato, fra i valori della tradizione religiosa e quelli della democrazia liberale. Ecco un sintetico quadro del ruolo della religione nella politica israeliana, necessario per seguire le trattative per la formazione del prossimo governo. I due partiti ultra-ortodossi – il partito prevalentemente ashkenazita Ebraismo Unito della Torà e lo Shas sefardita, che rappresenta per lo più ebrei ortodossi di origine mediorientale – nonché la formazione religiosa nazionalista Yemina (peraltro guidata in questa campagna elettorale da una esponente non-osservate come Ayelet Shaked) sostengono un ruolo maggiore dell’ebraismo ortodosso nella vita dello stato, comprese l’educazione religiosa e la rigorosa chiusura dei servizi pubblici di sabato. Sono le formazioni che si sono opposte ai tentativi di superare l’annosa esenzione dal servizio militare degli uomini religiosi che dedicano la vita allo studio nei seminari talmudici. Complessivamente i partiti ultra-ortodossi e nazional-religiosi hanno ottenuto poco meno del 20 per cento dei voti nelle elezioni di martedì 17 settembre.
Negli ultimi decenni, questi partiti si sono generalmente alleati con il partito (laico) di destra Likud per dare vita alle coalizioni di governo. Questa volta, tuttavia, il blocco “destra più ultra-ortodossi più nazional-religiosi” non ha raggiunto la maggioranza nella Knesset, ottenendo solo 56 seggi su 120. Molti dei principali partiti liberali – Blu&Bianco, Israel Beytenu, Campo Democratico – hanno condotto la campagna elettorale su una piattaforma esplicitamente laica, sostenendo misure come la leva militare universale (cioè anche per i giovani ultra-ortodossi) e il matrimonio civile. Attualmente in Israele il matrimonio viene contratto davanti ai rappresentanti delle rispettive comunità religiose. Quindi, tutti i matrimoni ebraici devono essere celebrati dal Rabbinato ortodosso secondo le norme e le usanze dell’ortodossia religiosa. Il partito fortemente laico Israel Beytenu, di Avigdor Liberman, è votato principalmente da immigrati per lo più non religiosi di lingua russa, originari dell’ex Unione Sovietica. Blu&Bianco, guidato dall’ex capo di stato maggiore Benny Gantz, ha condotto la campagna elettorale prospettando esplicitamente un “go - verno laico di unità nazionale”. La minoranza araba israeliana (circa il 20 per cento della popolazione) è composta per la maggior parte da musulmani sunniti, mentre il resto da drusi e cristiani. La maggior parte degli arabi israeliani si definisce tradizionalista o religioso. La Lista Congiunta – un’aggregazione di formazioni minori antisioniste tra cui una laica nazionalista, una islamista e un partito comunista (araboebraico) – ha ottenuto 13 seggi. La maggior parte degli arabi tende a votare in base all’identità nazionale anziché secondo linee religiose. Esiste anche una parte di elettori arabi che votano per partiti sionisti”.
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/ 5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante