Riprendiamo dalla STAMPA/TUTTOLIBRI di oggi, 28/09/2019, a pag.XIV, con il titolo "Herling il pellegrinaggio della libertà" il commento di Krystyna Jaworska, a 100 anni dalla nascita di Gustaw Herling, da Mondadori esce il Meridiano con tutti i suoi capolavori.
Per molti, troppi anni, Gustaw Herling, ovvero Gustaw Herling-Grudziríski (1919-2000), uno dei più significativi scrittori polacchi del novecento, è rimasto di fatto semisconosciuto in Italia, e questo nonostante vi avesse trascorso gran parte della sua vita e ad essa avesse dedicato numerosi saggi e racconti. I motivi di tale situazione sono in gran parte ascrivibili al clima della guerra fredda di un'Europa divisa dalla cortina di ferro e al contesto politico italiano che ha inciso sulle modalità di ricezione dei testi che descrivevano la realtà sovietica demolendone i falsi miti e smentendo la propaganda del partito comunista. Gli autori di tali testi erano etichettati come reazionari, solo perché si ostinavano a rendere testimonianza di quanto avevano vissuto e esperito e Herling era tra questi. Studente dell'Università di Varsavia allo scoppio della seconda guerra mondiale, Herling fu deportato nel 1940 al pari di centinaia di migliaia di suoi connazionali dai sovietici in Siberia. Liberato nel 1942, si Smontando la realtà sovietica smentiva la propaganda del partito comunista arruolò volontario nell'armata polacca posta sotto il comando del gen. Anders e con essa lasciò l'Urss. Dopo un periodo di addestramento in Medio Oriente, il grosso dell'armata fu inviato al fronte italiano. Nel 1944 il giovane si distinse per il suo coraggio nella durissima battaglia di Montecassino, meritandosi la massima onorificenza militare polacca. Terminata la guerra, come la stragrande maggioranza dei suoi commilitoni ex deportati in URSS, non rientrò nella Polonia occupata dai sovietici. Smobilitato in Gran Bretagna, pubblicò nel 1951 a Londra, prima in inglese e polacco, Un mondo a parte, opera che lo fece conoscere a livello internazionale, considerata da Bertrand Russell il più importante libro sui gulag. In essa l'autore affronta e rielabora la dolorosa esperienza subita, riservandosi all'interno della narrazione il ruolo di testimone, non di protagonista. I capitoli sono incentrati su vari aspetti dell'universo concentrazionario in una scrittura asciutta e controllata, che affida ai fatti narrati, alla descrizione dei comportamenti di persone costrette a subire condizioni disumane, il compito di avvicinare il lettore a un mondo atroce. L'aver messo a nudo i crimini sovietici gli chiude definitivamente ogni possibilità di tomare in patria. Pubblica sui periodici dell'emigrazione, prima su «Wiadomosci» a Londra e poi soprattutto su «Kultura», edita a Parigi, la più prestigiosa rivista dell'emigrazione polacca, di cui era stato cofondatore a Roma nel 1947 e di cui è stretto collaboratore. Ne11951 si sposta a Monaco di Baviera, dove lavora per Radio Europa Libera. Torna in Italia del 1955 assieme alla seconda moglie Lidia Croce che aveva conosciuto nel 1944, stabilendosi a Napoli. In Italia Herling vive un doppio esilio: esule dal suo paese, dove tutte le sue opere sono all'indice ed è persino proibito menzionare il suo nome, e iso *** lato nel paese in cui abita. Nonostante le entrature e i contatti di casa Croce, lo scrittore si sente emarginato dalla vita intellettuale italiana dominata dalla sinistra acausadell'ostracismo di cui si è accennato prima. Collabora con quanti condividono le sue posizioni, in primo luogo con Ignazio Silonee Nicola Chiaromonte, i quali lo invitano a scrivere per «Tempo presente», poi negli anni da11969 scrive per il «Corriere della sera» quand'era diretto da Spadolini e dal 1974 al 1982 per il «Giornale» di Montanelli e infine per «La Stampa»con testi dedicati soprattutto alla letteratura russa e sovietica, in particolare agli autori dissidenti. Sarebbe però riduttivo considerare Herling un mero testimone della storia. Oltre a essere un critico letterario di vaglio e un osservatore acuto del suo tempo è in primo luogo uno scrittore. Un mondo a parte è che a tutto oggi non ha perso la sua attualità in quanto l'argomento che affronta trascende i confini temporali dei fatti narrati: l'autore vi mostra gli abissi del male prodotto da un sistema totalitario, ma al tempo stesso evidenzia i lati oscuri dell'animo umano. Non a caso in questo viaggio agli inferi letture di riferimento per l'autore sono le Memorie di una casa di morti di Dostoevskij e il Diario dell'anno della peste di Defoe. L'esperienza del gulag, al pari di quella dei lager nazisti, segna inesorabilmente quanti l'hanno subita e l'indagine sul male affrontata da Herling nel Mondo a parte sarà una costante della sua scrittura, in particolare dei racconti, a partire dal magistrale La torre (1958), in cui lo scrittore prende spuntodaLe lépreuxde la Cité d'Aoste di Xavier de Maistre per elaborare a partire da esso ulteriori narrazioni intertestuali in cui ogni dettaglio richiama altri elementi che, come specchi impenetrabili, riflettono la solitudine di chi soffre. Lo spazio chiuso della torre si apre infine a orizzonti più ampi, che paiono alludere a una dimensione trascendente. L'umana compassione del narratore e la ricerca del senso del dolore restano però come un grido soffocato, consapevole della propria impotenza di fronte alla inesplicabilità della sofferenza. Dal 1971 Herling pubblica su «Kultura» a cadenza regolare il suo Diario scritto di notte, in cui commenta eventi della vita intellettuale, culturale, politica ma anche fatti di cronaca. Si tratta di annotazioni non intimistiche, di brani in cui ogni parola è frutto di attenta riflessione. Tra le pagine del Diario con l'andare degli anni compaiono con sempre maggiore frequenza racconti da cui traspare la grande erudizione dell'autore, la sua conoscenza dell'arte, della cultura, della storia italiana. Nel Diario scritto di notte prende così gradualmente forma lo stile unico di Herling, che travalica i limiti dei generi letterari e coniuga saggistica, critica letteraria, memorialisticaenarrativa, passando talvolta in modo quasi impercettibile dalla descrizione di fatti alla finzione, a dimostrazione di quanto sia labile la linea d'ombra che le separa. In effetti è questa una delle peculiarità che rendono affascinante e avvincente la lettura degli scritti di Herling. L'autore instaura un sottile gioco con il lettore, mescolando elementi reali all'invenzione letteraria e la sua scelta della scrittura in prima persona, in qualità di narratore, testimone, cronista, aumenta l'illusione della veridicità della narrazione. L'alter ego dell'autore, singolare viaggiatore e al contempo investigatore, spesso svolge indagini minuziose mirate a capire vicende misteriose legate ai luoghi visitati, senza che però gli indizi raccolti permettano di dipanare i fili della matassa, sciogliere i dubbi e gli interrogativi, identificare moventi e fini, giungere a interpretazioni univoche, costruendo consapevolmente una narrazione ricca di rimandi culturali, letterari e artistici che rende più fitto il mistero che ci circonda, di cui si sente tangibile la presenza. I racconti di Herling sono stati definiti dalla critica metafisici, poiché attraverso l'indagine del reale e del verosimile cercano di penetrare, di cogliere le ragioni ultime celate che sfuggono alla ragione. Amante di Kafka e delle sue parabole polisemiche, lo scrittore polacco evidenzia così la condizione umana, caratterizzata da un continuo errare senza poter comprenderne il fine ultimo. Partendo da episodi reali, sa trarne gli elementi essenziali e poi elaborarli in modo da mostrarne l'indecifrabilità. Fedele alla sua ricerca, non si cura delle mode letterarie e nella sua opera indaga inesorabile varie facce dei lati oscuri dell'esistenza. Al pari di Conrad cerca di descrivere il cuore di tenebra, conscio che è possibile avvicinarne solo la linea d'ombra. Herling è convinto che di fronte al male a maggior ragione l'uomo debba reagire con senso etico, con uno spirito di fedeltà ai valori ritenuti fondamentali. Il suo è un mondo in cui la gioia per la bellezza del creato si scontra con la consapevolezza della violenza e delle prevaricazioni che provocano in lui sdegno, ma anche una rivolta al cinismo, un rifiuto del nichilismo. È singolare che così come nella pubblicistica politica e nella critica letteraria Herling si mostra perentorio, tagliente nei suoi giudizi, forse anche al fine di provocare il lettore, contraddicendo e capovolgendo visioni stereotipate e convenzionali, così nella sua narrativa regna il dubbio: l'autore crea, descrive, vicende spesso legate a fatti traumatici, a tragedie e cataclismi, lasciando al lettore il compito di cercare delle chiavi di lettura.
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