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La Stampa Rassegna Stampa
28.09.2019 Decreto Sicurezza come le leggi razziali:negazionismo della Shoah il prossimo passo
Commento di Linda Laura Sabbadini

Testata: La Stampa
Data: 28 settembre 2019
Pagina: 14
Autore: Linda Laura Sabbadini
Titolo: «La censura che minaccia la democrazia»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/09/2019, a pag.14, con il titolo "La censura che minaccia la democrazia" il commento di Linda Laura Sabbadini


Risultati immagini per leggi razziale e migranti
Risultati immagini per leggi razziale e migranti

Non riprendiamo la cronaca che introduce il successivo commento di Linda Laura Sabbadini, riassunto peraltro nelle prime righe.
Siamo stupiti che un simile commento sia pubblicato sulla Stampa,un giornale sempre attento a evitare strafalcioni per quanto riguarda la Storia del '900. Aldilà delle opinioni di ciascuno per quanto riguarda il problema dei migranti, paragonare il decreto sulla sicurezza, approvato dal penultimo governo, alle leggi razziali lascia esterefatti. Eravamo già stati colpiti dall'intervento in Senato dalla senatrice a vita Liliana Segre che aveva accostato la tragedia dei migranti vittime in mare con la Shoah che la vide testimone sopravvissuta. Il commento di Sabbadini va oltre, definisce 'opinione' il paragone del decreto legge che mirava a bloccare i trafficanti di vite umane con le leggi razziali, con la giustificazione che ne avrebbero tratto vantaggio gli studenti, abituandoli a un sano uso della democrazia.
Il passo successivo - questa la tesi dell'insegnante di Palermo, di Linda Laura Sabbatini e del giornale che le condivide - sarà il paragone tra la Shoah e le tesi negazioniste, considerandole 'opinioni'. La proposta di approvare anche in Italia una legge che sanzionasse legalmente il negazionismo - come hanno fatto alcuni paesi europei, tra cui l'Austria- non è più nemmeno all'orizzonte, è questo il livello dei nostri politici. Con questo ultimo episodio, che riceve il sostegno di un autorevole giornale.

Ecco il commento:

Risultati immagini per Linda Laura Sabbadini
Linda Laura Sabbadini
Ricordate la professoressa di Palermo sospesa per 15 giorni per non aver controllato un video dei suoi studenti che affiancava l'analisi delle leggi razziali del '38 a quella del decreto sicurezza? Incontratasi con il ministro Salvini, sembrava tutto risolto. E invece no, il provvedimento disciplinare non è mai stato revocato. Tutto come prima. E Rosellina è stata costretta a ricorrere al Tribunale del lavoro. Grande era stata la solidarietà che la professoressa aveva ricevuto da insegnanti, genitori, studenti, società civile, indignati per l'ingiustizia subita. Eppure non è successo nulla. Il provvedimento disciplinare è stato un brutto segnale per tre motivi. Primo, è stato attaccato il diritto alla libertà di insegnamento previsto dalla Costituzione. Secondo, è stato attaccato il diritto alla libera opinione dei ragazzi, anch'esso previsto dalla Costituzione. Terzo, è stato dato un messaggio preciso al Paese: a scuola non si è liberi di dibattere, esprimere le proprie opinioni e confrontarsi. A scuola deve essere applicata la censura dai professori. Quando, al contrario, è proprio dal libero e critico confronto delle idee che può maturare la coscienza critica dei ragazzi, consentendo alla scuola di diventare davvero magistra vitae. La professoressa ha preparato la giornata della memoria con tre mesi di studio approfondito da parte degli studenti di articoli di giornale, la rivista Rocca, il libro di Lia Levi "Questa sera è già domani", l'intervento in Senato di Liliana Segre, la trasmissione di Paolo Mieli su Rai 3 "Ebrei in fuga dal nazismo", il libro di Luigi Manconi "Io non sono razzista ma...", gli interventi di papa Francesco sui migranti. Ha operato al meglio, basandosi su testi di alto livello e nessuno può dire nulla su questo, anche perché la libertà di insegnamento è diritto insindacabile. Le è contestato di non aver controllato abbastanza i contenuti. Qui entra in gioco il secondo diritto previsto dalla Costituzione, la libertà di opinione. Il docente deve rispettare, come tutti, le opinioni dei ragazzi. Deve assicurarsi che le informazioni su cui sono basate le loro opinioni siano corrette. E questo la professoressa lo ha fatto, e molto bene. Ma deve rispettare il loro punto di vista e non può censurarlo, salvo non sia commesso un reato. E' giusto quindi che non abbia operato questo controllo, perché il suo ruolo è proprio quello di aiutare i ragazzi a sviluppare il senso critico come sottolineato sia dalla Convenzione Onu dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, sia dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo. Sono passati alcuni mesi da quella triste vicenda. Nel frattempo il governo è cambiato e così il Ministro dell'istruzione e anche il Provveditore regionale che potrebbe ritirare il provvedimento disciplinare. E' ora di risolvere la situazione, prima dell'udienza in Tribunale prevista a marzo. E' ora di chiudere questa brutta pagina, perché questo provvedimento suona come una minaccia agli insegnanti che osino far discutere liberamente i loro ragazzi. Rosellina non deve essere lasciata sola in questa battaglia. In tanti siamo con lei. Non bisogna mai dimenticarsi di chi ha visto calpestare i propri diritti, avendo dedicato una vita all'insegnamento e alla formazione dei ragazzi con serietà e passione. Non bisogna restare mai indifferenti di fronte alle ingiustizie. Bisogna essere solidali, perché se si violano i diritti anche solo di una persona, a perderci siamo tutti ed è la democrazia ad essere messa in discussione. Rosellina non deve essere lasciata sola neanche dalle istituzioni. Governo, Miur, e provveditore regionale agli studi devono intervenire tempestivamente: annullino il provvedimento disciplinare. A scuola non si censurano le opinioni, se ne sviluppa il confronto, civilmente, strumento fondamentale di crescita democratica individuale e collettiva.

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