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La Stampa - Il Manifesto Rassegna Stampa
26.09.2019 Iran: Rohani minaccia gli Usa e la pace
Cronaca di Paolo Mastrolilli, la difesa del regime di Teheran da parte di Farian Sabahi

Testata:La Stampa - Il Manifesto
Autore: Paolo Mastrolilli - Farian Sabahi
Titolo: «Rohani sfida gli Usa: aperti ai negoziati ma via le sanzioni - Pazienza e blitz a sorpresa, l'arte della guerra per Rohani»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/09/2019, a pag.16, con il titolo "Rohani sfida gli Usa: aperti ai negoziati ma via le sanzioni" la cronaca di Paolo Mastrolilli;
dal MANIFESTO, a pag. 8, con il titolo "Pazienza e blitz a sorpresa, l'arte della guerra per Rohani", il commento di Farian Sabahi.


Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Paolo Mastrolilli: "Rohani sfida gli Usa: aperti ai negoziati ma via le sanzioni"

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Paolo Mastrolilli

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Donald Trump

L'Iran non è disposto a negoziare sotto il peso delle sanzioni, ma è aperto a discutere «piccole modifiche» all'accordo nucleare, se le misure economiche verranno tolte. Questo è il messaggio che il presidente Rohani ha lanciato ieri all'Assemblea Generale dell'Onu, aprendo uno spiraglio per la possibile soluzione della crisi. Ora si tratta di vedere se gli Usa lo giudicheranno sufficiente a tentare la trattativa. La Francia ha cercato di mediare ai margini dell'Assemblea, per organizzare un incontro fra i presidenti Trump, Rohani e Macron. Il tentativo però è fallito. Durante il suo discorso all'Onu, il leader di Teheran ha accusato gli Usa di «spietato terrorismo economico». Rohani poi ha bocciato l'approccio strategico degli americani: «Ci invitano a negoziare, ma sono loro che scappano dal trattato. La nostra risposta alle trattative sotto sanzioni è no». Poco prima però, parlando con i giornalisti, Rohani aveva aperto uno spiraglio: «Io sarei aperto a discutere piccoli cambi o emendamenti all'accordo nucleare, se le sanzioni fossero tolte».

La proposta francese Nelle settimane scorse la Francia aveva proposto di aprire una linea di credito per 15 miliardi di dollari all'Iran, in modo da allentare la stretta al collo dell'economia che sta collassando. In cambio, Teheran sarebbe tornata a sedersi al tavolo della trattativa. Trump all'inizio si era mostrato disponibile, ma l'attacco contro la raffineria saudita di Abqaiq ha bloccato tutto. Gli stessi membri Ue dell'accordo Jcpoa, Francia, Germania e Gran Bretagna, hanno pubblicato nei giorni scorsi un comunicato in cui confermano la responsabilità dell'Iran nell'azione di Abqaiq, e chiedono di riaprire la discussione sull'accordo per allargarlo. Ieri mattina i membri rimasti nel Jcpoa, cioè Cina, Russia, Francia, Germania e Gran Bretagna si sono incontrati a New York, confermando la volontà di applicare l'intesa. Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea e presidente della riunione, ha ribadito che «noi continueremo a lavorare insieme per preservare l'accordo», pur apprezzando «gli sforzi fatti per aprire canali di dialogo». Nelle stesse ore Pompeo parlava alla riunione di United Against Nuclear Iran, annunciando nuove sanzioni contro Teheran. La situazione quindi sembra bloccata, perché l'Iran non è disposto ad iniziare il negoziato senza un alleggerimento delle sanzioni, mentre gli Usa non sono disposti ad alleggerirle se prima l'Iran non accetterà di negoziare.

IL MANIFESTO - Farian Sabahi: "Pazienza e blitz a sorpresa, l'arte della guerra per Rohani"

La tecnica di Farian Sabahi è ben nota a chi si occupa di informazione sul Medio Oriente e ai dissidenti persiani: presentare una parte della dissidenza accettata dal regime degli ayatollah in modo da far apparire l'Iran teocratico come non liberticida. La realtà, però, è differente. Farian Sabahi quando collaborava con La Stampa manipolò un'intervista a Abraham B. Yehoshua, il quale smentì con una lettera pubblicata sul quotidiano torinese. In quella circostanza Sabahi fu allontanata dalla Stampa.
Poi ha cominciato a collaborare al Corriere della Sera e al Sole 24 Ore - evidentemente gode di buone entrature - propagandando l'immagine di un Iran moderato che è lontanissima dalla realtà: un "Iran-washing" con cui cerca di ripulire il regime degli ayatollah dai crimini che quotidianamente compie. Oggi la vediamo scrivere sul Manifesto: il posto più indicato per le sue idee.
Informazione Corretta ha già denunciato più volte l'attività di Sabahi. Nel pezzo di oggi addirittura elogia Rohani "il moderato" per la sua politica.
Per avere maggiori informazioni sul lavoro da lei svolto in Italia, è utile sentire l'opinione dell'opposizione iraniana in esilio nel nostro Paese
.

Ecco il pezzo:

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Farian Sabahi

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Avvolto nell'abito scuro del clero sciita, la barba grigio fieno, il turbante bianco dei religiosi che non appartengono alla famiglia del profeta Maometto. Si presenta così il presidente iraniano Hassan Rohani all'Assemblea generale delle Nazioni unite. Non degna di uno sguardo la signora che lo accompagna al podio dove terrà il suo discorso. In ventitré minuti, non accennerà un sorriso. Attacca «gli Stati uniti e i sionisti per l'occupazione di Gerusalemme e delle alture del Golan», ricorda le vittime palestinesi e il ruolo decisivo di Teheran che collabora con la Russia e la Turchia in Siria e Yemen.

PASSA A PARLARE della «resistenza iraniana al feroce terrorismo economico inflitto da Washington, della difesa del diritto all'indipendenza e allo sviluppo scientifico e tecnologico, laddove il governo statunitense impone sanzioni extraterritoriali e minaccia altre nazioni, cercando di privare l'Iran dei vantaggi della partecipazione all'economia globale, manipolando il sistema bancario inter nazionale». Gli iraniani — dice Rohani — «sono pionieri dei movimenti che cercano la libertà, non si sono mai arresi». Come l'imam Hossein, figura chiave dell'Islam sciita: nipote del profeta Maometto, nel 680 d.C. si era sacrificato nella piana di Kerbala. Dimenticando che in Iran tanti portano avanti la loro battaglia per maggiori diritti, pagando un prezzo troppo alto. Aggiunge che il suo paese ha sempre cercato «pace e progresso per sé e per i propri vicini e non si è mai arreso a imposizioni straniere».

IN MERITO AL TRATTATO sul nucleare firmato dopo lunghe ed estenuanti trattative nel luglio 2015 dall'Iran, dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e dalla Germania, Rohani ricorda come l'Iran ne abbia rispettato i termini. A tirarsi indietro è stato invece il presidente statunitense Donald Trump, che non ha tenuto fede agli impegni presi dal suo predecessore, mentre «l'Ue è incapace di farvi fronte». Ora, ha detto Rohani a New York, «ci hanno proposto di negoziare, ma la nostra pazienza ha un limite. Non negozieremo con un nemico che ci vuole mettere in ginocchio. I negoziati ci saranno solo se finiranno le sanzioni».

DI QUESTI TEMPI, la politica iraniana sembra prendere a piene mani dal manuale cinese L'arte della guerra del IV secolo a.C. in cui Sun Tzu invitava il comandante a adoperarsi «per sciogliere alleanze a te contrarie». Ed è su questo che Rohani insiste, proponendo ai paesi dell'area Golfo di lasciare perdere gli Stati uniti, incapaci di difenderli, per costituire l'alleanza regionale Coalizione per la pace perché «una scintilla può provocare un incendio. Dobbiamo investire in un futuro migliore anziché in guerra e violenza». E ancora, nel manuale cinese si legge: «Se qualcuno osasse chiedere come ci si debba comportare quando il nemico, in vantaggio numerico e in assetto compatto, si appresta ad avanzare, risponderei che la prima cosa da fare è impadronirsi di ciò a cui egli maggiormente tiene e, a quel punto, dettare le condizioni».

CIÒ A CUI TENGONO maggiormente i sauditi e i loro alleati sono le risorse energetiche. Ed è per questo che lo scorso 14 settembre sono state prese di mira le installazioni petrolifere saudite. Non sappiamo se si sia trattato di una strategia dei pasdaran, gli ayatollah di Teheran negano qualsivoglia coinvolgimento. Fatto sta che, come da manuale, il nemico saudita è stato sorpreso e raggiunto «da direzioni che non si aspetta» ed è stato attaccato «quando non è pronto». Sempre per colpire nel vivo, i pasdaran non hanno ancora permesso che riprenda il mare la petroliera Stena Impero, di proprietà svedese e battente bandiera britannica, trattenuta dal 19 luglio dopo che i Royal Marines britannici avevano fatto altrettanto con una petroliera iraniana a Gibilterra, rilasciata il 15 agosto.

IN OQNI CASO SUN TZU scriveva: «Si muova l'esercito solo se la guerra è la via più adatta a perseguire i propri interessi, altrimenti si pazienti». Ed è la via della pazienza quella perseguita dalla diplomazia iraniana. Lasciando il palco, Rohani stringe la mano al segretario generale delle Nazioni unite ma non alla signora accanto a lui. Nel pieno rispetto delle regole della Repubblica islamica, per non rischiare di essere criticato dai falchi, al suo ritor no a Teheran. Anche il presidente statunitense Donald Trump vorrebbe una foto stringendo la mano a Rohani, ma non gli viene concesso: dovrà aspettare, perché quello è d'ultimo passo, non il primo».
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