IC pubblica da oggi gli interventi svolti nel corso del V Congresso UDAI, che si è tenuto a Roma il 22 e 23 settembre 2019.
Il primo intervento che pubblichiamo è quello di Dror Eydar, nuovo Ambasciatore di Israele in Italia.
Ecco l'intervento:
CONGRESSO ANNUALE UDAI ROMA 22 SETTEMBRE 2019
SALUTO DELL’AMBASCIATORE DI ISRAELE S.E. DROR EYDAR
Care amiche e cari amici,
Molte grazie per l’invito al vostro importante congresso. L’esistenza di associazioni pro Israele in tutta Italia non è una cosa ovvia. Per secoli noi ebrei abbiamo avuto la necessità di una difesa, di singoli e collettiva. Molte volte siamo rimasti senza difesa, esposti al pericolo di annientamento. La fondazione dello Stato di Israele ha cambiato questa equazione e adesso, grazie a Dio, noi possiamo difenderci con le nostre stesse forze. Tuttavia, l’antisemitismo tradizionale ha cambiato volto e si è mutato in antisionismo e antisraelismo, con una discussione quasi accademica sulla legittimità della stessa esistenza di uno Stato ebraico. In prospettiva storica, una opposizione allo Stato di Israele è una opposizione al ritorno a Sion, e di fatto una opposizione al ritorno del popolo ebraico nella storia. Le associazioni di amicizia pro Israele sono una voce etica necessaria in favore di Israele e del popolo ebraico. Non soltanto in Italia, ma in tutta Europa. Grazie al vostro aiuto, noi possiamo difendere la giustezza del nostro cammino, e affrontare le menzogne diffuse nei nostri confronti da parte dei nostri avversari e nemici. Grazie al vostro aiuto, noi possiamo dire a voce alta e chiara: il popolo di Israele è vivo! Il popolo ebraico ha una memoria lunga. Ricordiamo favorevolmente chi è venuto in nostro aiuto nel corso della storia. Anche voi siete parte di questa memoria, e con la vostra attività, voi scrivete una nuova pagina nella “Bibbia” del popolo eterno. A nome dello Stato di Israele, io voglio dirvi: grazie! * La settimana scorsa, lo Stato di Israele ha affrontato una seconda tornata elettorale nel giro di mezzo anno. La politica è uno specchio che riflette il volto di una società in un determinato punto temporale. Gli ultimi risultati non consentono a nessun blocco di formare una immediata coalizione di maggioranza. Ogni parte si arrocca nella propria posizione. Le risolute dichiarazioni rese durante le elezioni, adesso bloccano le dirigenze politiche. Siamo entrati in una fase di attesa. Generalmente tendiamo a leggere i fenomeni politici e sociali alla luce della loro età. Israele è un paese relativamente giovane e, a quanto pare, la società israeliana sembra piuttosto in conflitto. Tutto negli occhi di chi osserva. È vero, siamo un Paese giovane, ma siamo anche un popolo antico. Lo Stato d’Israele è l’espressione politica del popolo d’Israele, proprio come il Sionismo è stato espressione politica delle profezie bibliche di fare ritorno a casa, nella antica patria: a Sion. Il Sionismo era un movimento per l'adempimento politico del giuramento degli esuli di Sion già nel VI (sesto) secolo a.C. (avanti Cristo): "Se dimentico Gerusalemme, si dimentichi la mia destra". Pertanto, è bene esaminare i processi contemporanei nel popolo ebraico in generale, e in Israele in particolare, da una prospettiva storica.
Qualsiasi analisi contemporanea della società israeliana, che non consideri la relazione tra il punto di vista contemporaneo e lo spazio temporale all'interno del quale si svolge la storia della nostra nazione, presenterà nel migliore dei casi un quadro parziale, e molto spesso - un'immagine distorta. * Il dibattito politico in Israele non si concentra esclusivamente alle 24 ore del giorno delle elezioni. Siamo un popolo a cui piace discutere. Sin da quando il nostro patriarca Abramo ha discusso con Dio del destino di Sodoma, non abbiamo più smesso di discutere con Dio e le persone. Il nome stesso "Israele" dato al nostro terzo patriarca, è interpretato come "Che hai lottato con Dio e con le persone", vale a dire, un confronto e una discussione senza fine. Questa costante irrequietezza intellettuale porta spesso a divisioni e alla polarizzazione, ma è anche un "caos produttivo", una fucina di idee, invenzioni e di costante miglioramento etico, scientifico e intellettuale dell'individuo e della collettività. Bene, il dibattito politico è l'espressione pubblica della domanda delle domande, sin dall’alba della nostra esistenza e fino a ora: "Chi siamo?". In altre parole: le domande sull'identità. Nelle ultime generazioni, questa domanda ha assunto un nuovo volto: quale nazione è risorta, dopo un sonno nazionale di molti secoli dall'ultima distruzione? È possibile che un popolo che, per migliaia di anni, abbia visto una parte integrante della sua identità nella tradizione religiosa, possa improvvisamente decidere di lasciarla alle spalle e formulare un'identità completamente laica? Non entro nella questione della fede personale di ciascuno di noi, ma nell'analisi psico-storica del nostro antico popolo. La personalità di un individuo non può essere analizzata solo sulla base dei suoi dettagli esterni; Un'analisi seria deve includere anche le parti nascoste della personalità: la biografia, le relazioni familiari, i pensieri, i desideri, i sogni e altro ancora.
Se è così in relazione a un individuo, questo è tanto più vero per un popolo, in particolare per un popolo antico come il nostro. Non per niente ci hanno definiti "Il popolo del libro". Non solo il “Libro” con la L (Elle) maiuscola, - la Bibbia - ma tutti i libri e le opere che abbiamo scritto per migliaia di anni. Abbiamo incorporato in essi il nostro credo, le nostre convinzioni e i nostri costumi, le regole di condotta individuali e sociali, le idee rivelate e i segreti nascosti, così come i nostri sogni e le nostre speranze. Sono la nostra Carta di Identità. * È impossibile parlare della società in Israele, senza fare riferimento a questa antica identità. Da quando siamo tornati alla storia come nazione tra le nazioni, noi discutiamo su questa enorme eredità, come cui nessun’altra nazione ha mai lasciato ai suoi discendenti: che cosa tenere di essa, e che cosa lasciare alle spalle. Ci sono alcuni massimalisti dentro di noi che non sono disposti a rinunciare neanche a una lettera e una virgola, e ci sono minimalisti che si accontentano della lingua ebraica e solo degli aspetti simbolici dell'eredità ebraica. Questo dibattito produce profondi processi di formulazione aggiornata della nostra identità nazionale e spirituale, che, - come si addice al popolo eterno -, potremo vedere nella sua piena realizzazione - se non del tutto - forse fra secoli. Dopo migliaia di anni di vagabondaggio, in cerca di asilo per una o due generazioni, e poi di nuovo espulsi, siamo tornati a casa. Nel corso dell'esilio, gran parte delle forze mentali e spirituali della nazione sono state dedicate alla sopravvivenza nella “Valle oscura” della storia. Ed ecco, nonostante la lotta quotidiana per il diritto a vivere secondo la nostra antica fede - e talvolta per lo stesso diritto a vivere - siamo riusciti a creare una ricca vita spirituale e culturale. Come dimostrano il Talmud babilonese, la poesia ebraica di Spagna, la filosofia ebraica, la Kabbalah, la rete di Responsi tra le comunità ebraiche di tutto il mondo, il Chassidismo e la letteratura dell’Illuminismo ebraico, fino alla rinascita e molto altro ancora. Se questo ci accaduto in esilio, c'è di che aspettarsi quando si torna a casa, in Terra di Israele. In maniera naturale, anche lo spirito nazionale è tornato nel suo luogo naturale. Ritorniamo al nostro stato normale, come un albero piantato nel suo terreno originale, che ora può produrre frutti infinitamente migliori di quelli che produceva quando era piantato in terreno estraneo. Lo vediamo in ambito umanistico israeliano, nella letteratura, nella cultura e nella musica. Lo vediamo nell'accademia israeliana, nella scienza, nella Ricerca e Sviluppo, e nel fiorire senza precedenti del mondo della Torah in Israele. Negli ultimi mesi ho visitato l'Export Institute e l'Agenzia spaziale israeliana di Tel Aviv, l'autorità per l'innovazione a Gerusalemme e il Cyber Center di Beer Sheva. Sono stato colpito dalla quantità di idee e innovazioni e dalla loro qualità. Israele è diventata la "Nazione startup" e abbiamo qualcosa da offrire al mondo in quasi ogni area. Anche questa enorme fioritura io la vedo come parte del risveglio nazionale che è venuto con il ritorno di Sion. Tutto ciò fa parte dei processi a lungo termine del nostro consolidamento di nazione moderna con una identità duale – tradizione e rinnovamento, religione e secolarizzazione, passato e presente – nella nostra antica patria. Pertanto, l'attuale dibattito politico in Israele è temporaneo, ma il dibattito sulla nostra identità è eterno. Ci vuole pazienza. E fede. Nel frattempo continueremo a discutere.
Grazie mille
Dror Eydar