Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/09/2019, a pag.4, con il titolo "Trump all'Onu contro gli Stati autoritari: 'Assetati di sangue, minacciano la libertà' " la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Ecco come si esprime il Presidente Trump a capo delle democrazia americana, criticato con ferocia dalle democrazie europee, alleate in questo odio forsennato con le dittatute più spietate. Come aveva previsto Boualem Sansal, scrittore musulmano algerino, nel suo libro " 2084, la fine del mondo", il mondo democratico è ormai avviato verso la propria fine, le democrazie verranno sostituite da regimi islamici senza alcun bisogno di scatenare una guerra, provvederà la stessa Europa a suicidarsi.
Il discorso di Trump all'Onu rivela la grande lucidità di un grande presidente.
A destra: Donald Trump
Paolo Mastrolilli
Dito puntato contro l'Iran, la Cina, il Venezuela, Cuba, e tutti i regimi autoritari che minacciano gli interessi degli Stati Uniti e della libertà. Ma nello stesso tempo esaltazione del sovranismo contro il globalismo, che ha caratterizzato dal principio il suo mandato presidenziale. Sono i temi su cui Donald Trump ha concentrato il discorso di ieri all'Assemblea Generale dell'Onu, usandolo per lanciare segnali sul fronte internazionale e interno, anche allo scopo di preparare il terreno per la campagna presidenziale del prossimo anno. Il tutto sullo sfondo della polemica per la richiesta al collega ucraino Zelesnky di indagare sulle attività a Kiev del figlio di Biden, che ha riacceso tra i democratici il dibattito sull'impeachment. Il capo della Casa Bianca ha subito dato il tono al suo intervento, con questa frase: «Il futuro non appartiene ai globalisti. Il futuro appartiene ai patrioti».
Maduro schiaccia i propri stessi cittadini
Quindi ha aggiunto che la visione globalista «ha esercitato una pressione religiosa sui leader del passato, spingendoli ad ignorare i loro interessi nazionali. Gli Stati Uniti non cercano conflitti con le altre nazioni, non vogliono nemici permanenti. Noi desideriamo la pace, la cooperazione, e mutui guadagni per tutti. Ma non mancherò mai di difendere gli interessi dell'America. Se vuoi la libertà, devi essere orgoglioso del tuo Paese. Se vuoi la democrazia, devi preservare la tua sovranità. Se vuoi la pace, devi amare la tua nazione». Da queste convinzioni filosofiche sono seguiti i dettagli pratici del discorso, puntato soprattutto contro i regimi autoritari che minacciano la sua visione. Il presidente però è stato selettivo nella scelta degli obiettivi, risparmiando autocrati come il leader russo Putin, quello egiziano Sisi o il re saudita, con cui invece intende dialogare o collaborare. In ordine di pericolosità, Trump ha cominciato dalla Cina: «Per anni i suoi abusi sono stati ignorati, tollerati o incoraggiati, ma non è più così». Quindi ha rivendicato le tariffe imposte a Pechino, perché non hanno solo l'obiettivo di aggiustare la bilancia commerciale, ma di spingere la Repubblica popolare a cambiare linea. Il capo della Casa Bianca poi ha puntato l'Iran, accusato di aver lanciato il recente attacco contro le strutture petrolifere saudite: «Il regime sta sperperando la ricchezza della nazione, perché mette l'ambizione di espandere i suoi confini davanti all'interesse dei propri cittadini. Dobbiamo fermare il suo cammino verso le armi nucleari».
Quindi Trump ha allargato all'intera comunità internazionale la responsabilità di far sentire il proprio peso: «Tutte le nazioni hanno il dovere di agire. Nessun governo responsabile può sovvenzionare la brama di sangue dell'Iran. Finché i suoi comportamenti minacciosi continueranno, le sanzioni non verranno tolte. Saranno rafforzate. I leader iraniani trasformeranno una nazione orgogliosa in un'altra storia che ammonisce su quanto avviene quando la classe dirigente abbandona il suo popolo, e si imbarca in una crociata per il potere e la ricchezza personale». «Mai socialisti» Trump poi ha attaccato il regime di Maduro in Venezuela, accusandolo di essere «un pupazzo di Cuba», tenuto in piedi da L'Avana per continuare ad approfittare del suo popolo e perpetuare il castrismo. Più morbida la posizione sulla Corea del Nord, dove però il dialogo con Kim non ha ancora risolto la disputa nucleare. Il presidente ha usato la denuncia del socialismo per lanciare un nuovo attacco interno ai democratici, che accusa di voler importare questa ideologia per batterli alle elezioni del 2020: «Gli Usa non saranno mai socialisti». Quindi è tornato anche sul cavallo di battaglia dell'immigrazione, avvertendo chi pensa di entrare illegalmente in America: «Non partite neppure, perché sarete rimandati a casa». Un discorso quindi impostato sul sovranismo, ma coniugato all'estero nella lotta contro i nemici autoritari, e usato all'interno per guadagnare voti con la difesa degli interessi nazionali di «America First».
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante