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La Nazione Rassegna Stampa
24.09.2019 Nazismo e comunismo sovietico, uniti nel calpestare le vite di decine di milioni di persone
Commento di Roberto Giardina

Testata: La Nazione
Data: 24 settembre 2019
Pagina: 25
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «Ma è bene chiarire le differenza tra nazismo e comunismo»
Riprendiamo da NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO di oggi 24/09/2019, a pag.25, con il titolo "Ma c'è differenza tra nazismo e comunismo" il commento di Roberto Giardina.

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Nazismo e comunismo sovietico, uniti nel calpestare le vite di decine di milioni di persone

IL COMUNISMO è uguale al nazismo? La questione è vecchia, e ritorna di tanto in tanto. Fu il regista polacco Krzysztof Zanussi, una quindicina di anni fa, a sollevarla per l'ultima volta. E papa Giovanni Paolo, suo vecchio amico, era d'accordo. Per i polacchi, dominati dai sovietici, era ed è scontato. Dipende dove si è vissuto, e anche questa dovrebbe essere un'osservazione banale. In Polonia, a 74 anni dalla fine della guerra, si vive nell'angoscia di un possibile ritorno dei russi. Quando cerco di convincere i miei amici di Stettino, o di Varsavia, che è assurdo temere che Putin possa invadere la loro patria come Stalin, mi rispondono: «Tu, da italiano, non puoi capire».

LE FOSSE di Katyn (maggio 1940), dove venne annientata l'élite polacca, almeno quattromila le vittime, furono a lungo attribuite ai nazisti, ma i colpevoli furono i russi. Al Museo nazionale di Riga, ho visto che vengono ricordate con orgoglio le divisioni di SS lettoni che si batterono con i nazisti contro i comunisti. La storia d'Europa è troppo intricata, contraddittoria, per lasciarla ai politici di Bruxelles. L'Historikerstreit, la disputa degli storici sul passato che non passa, divampò oltre trent'anni fa in Germania, e provocò la messa al bando di Ernst Nolte (1923-2016). In un saggio scrisse che il nazismo era nato «anche» come risposta al comunismo.

IN ESTREMA e fuorviante sintesi, vennero prima i gulag e poi i lager. Intervistai Nolte, allievo di Heidegger, il filosofo che si fece tentare da Hitler, e mi disse che «i colleghi italiani, pure quelli in disaccordo, lo avevano trattato con più lealtà dei tedeschi». In Germania aveva violato un tabù. Nel leggere le cronache della Repubblica di Weimar è evidente il timore di un colpo di Stato dei rossi, più organizzati in apparenza dei seguaci di Adolf. Nell'autobiografia Laterna magica, il regista svedese Ingmar Bergman ricorda una sua estate da studente nella Germania degli anni Trenta: si lasciò sedurre dal Führer, e ricordava che i tedeschi vivevano nell'angoscia dei sovietici. In fondo, chi sia venuto prima, la svastica o la falce e il martello, dovrebbe contare poco per un giudizio.

NON SONO mai stato comunista, per carattere e per ragioni familiari, ma una differenza fondamentale c'è. Il nazismo nasce per affermare la superiorità della razza ariana, dunque germanica. È un'ideologia razzista. Il marxismo sostiene la parità degli esseri umani, e in teoria l'Urss non è imperialista come il III Reich. I popoli dell'Europa centrale, "liberati non conquistati", erano definiti "fratelli". Che poi la realtà fu diversa, non andrebbe nemmeno ricordato. Marx ha poco a che vedere con lo stalinismo. Subito dopo la rivoluzione di Ottobre cominciarono i massacri dei kulaki, i contadini, degli intellettuali, dei religiosi per opera di Lenin e di Stalin. È ammissibile una contabilità dell'orrore: quante le vittime nelle camere a gas, quanti i morti per inedia nel gelo dei gulag?

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