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La Stampa - Il Manifesto Rassegna Stampa
24.09.2019 Iran vs Inghilterra: quando una teocrazia ricatta una democrazia
Commento di Francesco Semprini, la disinformazione della trombettiera Farian Sabahi

Testata:La Stampa - Il Manifesto
Autore: Francesco Semprini - Farian Sabahi
Titolo: «L'Iran a Johnson: 'Liberiamo la vostra spia per 400 milioni' - Al Palazzo di Vetro l'offensiva iraniana è tutta diplomatica»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/09/2019, a pag. 13 con il titolo "L'Iran a Johnson: 'Liberiamo la vostra spia per 400 milioni' ", il commento di Francesco Semprini; dal MANIFESTO, a pag. 15, con il titolo "Al Palazzo di Vetro l'offensiva iraniana è tutta diplomatica", il commento di Farian Sabahi.
La teocrazia ricatta la democrazia: è quello che succede nella relazione Iran-Inghilterra. Eppure c'è ancora qualcuno che difende il regime degli ayatollah e l'accordo voluto a tutti i costi da Obama e dall'Europa con Teheran...

Ecco gli articoli:

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LA STAMPA - Francesco Semprini: "L'Iran a Johnson: 'Liberiamo la vostra spia per 400 milioni' "

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Francesco Semprini

Quattrocento milioni di sterline in cambio della libertà di Nazanin Zaghari-Ratcliffe. È la somma che il governo britannico aveva proposto al ministro degli Esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif, affinché si spendesse per il rilascio della cittadina angolo-iraniana detenuta da oltre tre anni nella Repubblica islamica con l'accusa di spionaggio. La cifra in questione, spiega The Guardian, è un debito di 40 anni fa che Londra doveva a Teheran per la vendita di armamenti, in particolare carri armati. Zarif, parlando a margine dei lavori dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite iniziata ieri a New York, ha affermato che il suggerimento di uno scambio era arrivato per la prima volta nel 2016 da Philip Hammond, qualche tempo prima che egli lasciasse il Ministero degli Esteri per diventare cancelliere. Dinanzi a tale proposta, rimasta sul tavolo anche quando Boris Johnson ha preso in mano le redini del Foreign office, il capo della diplomazia iraniana si era detto pronto a discutere il rilascio di Zaghari-Ratcliffe in un tribunale iraniano. L'ipotesi di uno scambio è stata però accantonata dal successore di Johnson, Jeremy Hunt, il quale ha accusato Zarif di chiedere un «riscatto» in cambio della liberazione della donna. «Jeremy ha iniziato a giocare pesante perché voleva diventare primo ministro» ma il suo atteggiamento «non ha funzionato per nessuno», afferma omvece il ministro iraniano. Nazanin era in Iran per visitare la famiglia quando è stata arrestata nell'aprile 2016 con la figlia Gabriella, che allora aveva solo 22 mesi. Prima di essere presa in custodia, è riuscita a lasciare la bimba alle cure dei genitori, che l'avevano accompagnata all'aeroporto. Suo marito, Richard Ratcliffe, ha dichiarato: «Nel corso dei tre anni e mezzo in cui Nazanin è reclusa abbiamo ricevuto molti messaggi dalle autorità iraniane che collegavano in privato la prigione di Nazanin al vecchio debito di armi. Quindi sono contento che il ministro degli Esteri Zarif sia stato così chiaro». L'uomo ha più volte sollevato preoccupazioni per la salute mentale di sua moglie che versa in condizioni difficili di prigione e aveva espresso timori che potesse finanche togliersi la vita.

IL MANIFESTO - Farian Sabahi: "Al Palazzo di Vetro l'offensiva iraniana è tutta diplomatica"

La tecnica di Farian Sabahi è ben nota a chi si occupa di informazione sul Medio Oriente e ai dissidenti persiani: presentare una parte della dissidenza accettata dal regime degli ayatollah in modo da far apparire l'Iran teocratico come non liberticida. La realtà, però, è differente. Farian Sabahi quando collaborava con La Stampa manipolò un'intervista a Abraham B. Yehoshua, il quale smentì con una lettera pubblicata sul quotidiano torinese. In quella circostanza Sabahi fu allontanata dalla Stampa.
Poi ha cominciato a collaborare al Corriere della Sera e al Sole 24 Ore - evidentemente gode di buone entrature - propagandando l'immagine di un Iran moderato che è lontanissima dalla realtà: un "Iran-washing" con cui cerca di ripulire il regime degli ayatollah dai crimini che quotidianamente compie. Oggi la vediamo scrivere sul Manifesto: il posto più indicato per le sue idee.
Informazione Corretta ha già denunciato più volte l'attività di Sabahi.
Per avere maggiori informazioni sul lavoro da lei svolto in Italia, è utile sentire l'opinione dell'opposizione iraniana in esilio nel nostro Paese
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Ecco il pezzo:


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Farian Sabahi

L'Iran sconsiglia l'invio di una missione navale a guida europea. «L'introduzione di qualsiasi forza nel Golfo Persico esacerba solo l'insicurezza», ha spiegato il ministro degli Esteri iraniano Zarif a margine dell'Assemblea generale dell'Onu a New York. «In uno stretto specchio d'acqua con molte navi da guerra può succedere qualsiasi cosa: incidenti, incidenti pianificati, sabotaggi. Per questo lo sconsigliamo».

I VENTI DI GUERRA facilitano una ulteriore ascesa dei pasdaran che hanno fermato l'avanzata dell'Isis nella regione e non perdono occasione per dimostrare di essere i soli in grado di difendere i confini. Per questo, i moderati Zarif e il presidente Rohani sanno di contare sempre meno nei giochi interni alla Repubblica islamica: sono stati i promotori dell'accordo del 2015 con cui Teheran ha rinunciato alla sovranità nucleare in cambio di Mente, perché le sanzioni finanziarie statunitensi non erano state eliminate durante la presidenza di Barack Obama e il suo successore Donald Trump ne ha introdotte altre. La questione iraniana e le tensioni nel Golfo persico sono al centro delle discussioni al Palazzo di Vetro. Nella delegazione iraniana ci sono soltanto Rohani, Zarif e pochi altri: agli altri, gli Stati uniti non hanno rilasciato il visto. Consapevole che i suoi uomini potrebbero essere criticati per numerosi motivi, il leader supremo Khamenei (che ha l'ultima parola su tutto) ha ordinato di dare il via libera alla petroliera britannica Stena Impero, sequestrata dai pasdaran a luglio, in risposta a un'operazione analoga dei Royal Marines britannici che la notte del 4 luglio avevano preso d'assalto nei pressi di Gibilterra una petroliera iraniana accusata di portare greggio in Siria, in violazione alle sanzioni europee.

UN'ALTRA QUESTIONE su cui Rohani e Zarif potrebbero essere interpellati (anche dai giornalisti) a New York è il divieto imposto alle iraniane di entrare negli stadi. Il 9 settembre la 29enne Sahar Khodayari era morta per le ustioni riportate la settimana prima, quando si era data fuoco in segno di disperazione (e protesta) dopo aver saputo della condanna a sei mesi di carcere per essere entrata, travestita da uomo, allo stadio Azadi della capitale: voleva tifare per la squadra del cuore, l'Esteghlal di Teheran. Il suo gesto ha acceso i riflettori sul divieto. Il sacrificio di questa giovane donna non sembra essere stato vano perché finalmente, dopo una battaglia durata decenni, il 10 ottobre le iraniane potranno entrare allo stadio di Teheran per assistere alla partita della nazionale contro la Cambogia per la qualificazione ai Mondiali di calcio 2020 del Qatar. Di fronte al tentativo della leadership iraniana di prevenire almeno alcuni dei numerosi problemi che potrebbero essere sollevati all'Assemblea generale dell'Onu, la diplomazia britannica non sembra essere in grado di fare altrettanto. In volo per New York il premier britannico Boris Johnson non ha escluso né un attacco militare alla Repubblica islamica né nuove sanzioni, e ha dichiarato ai giornalisti che molto probabilmente dietro agli attacchi di sabato 14 settembre alle installazioni petrolifere saudite ci sarebbe l'Iran. Già lo sapete, a rivendicare l'attacco sono stati i ribelli yemeniti, ma difficilmente avrebbero potuto fare tanti danni da soli. Eppure, da Teheran ayatollah e pasdaran respingono ogni accusa e finora soltanto i sauditi avevano osato accusarli in modo esplicito. Rincarando la dose, il premier britannico ha aggiunto che Londra sta lavorando con gli Usa e gli altri paesi europei per costruire una risposta—unita e diplomatica - che possa diminuire le tensioni nella regione del Golfo: si tratta della missione navale europea che, secondo Zarif, potrebbe solo esacerbare l'insicurezza.

IN RISPOSTA A BORIS JOHNSON, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Abbas Mousavi ha attaccato il governo di Londra colpevole di «vendere armi letali all'Arabia Saudita». Il problema, ora, è che il premier britannico dovrebbe incontrare il presidente iraniano per chiedergli la liberazione di Nazanin Zaghari-Ratcliff, condannata a cinque anni per spionaggio, e di altri due iraniani naturalizzati britannici in carcere. Purtroppo Johnson non sa cosa sia la diplomazia, e nemmeno l'opportunismo: difficilmente le sue dichiarazioni spianeranno la strada alla liberazione di Nazanin e degli altri, prigionieri dei falchi di Teheran.

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