Iran, continua l'esclusione delle donne dagli stadi Commento di Vincenzo Nigro
Testata: La Repubblica Data: 23 settembre 2019 Pagina: 15 Autore: Vincenzo Nigro Titolo: «Al derby di Teheran senza donne: 'Ragazza blu, ti ricorderemo'»
Riprendiamo dallaREPUBBLICAdi oggi, 23/09/2019, a pag.15, con il titolo "Al derby di Teheran senza donne: 'Ragazza blu, ti ricorderemo' ", il commento di Vincenzo Nigro.
Continua l'esclusione delle donne dagli stadi in Iran anche dopo il suicidio di Sahar Khodayari, "la ragazza blu". Solo per la partita Iran-Cambogia, che si svolgerà il 10 ottobre, le donne saranno ammesse: è stata una condizione imposta alla federazione iraniana dalla Fifa, che altrimenti avrebbe annullato l'incontro. Nessuna nuova politica nei confronti delle donne negli stadi dunque: continua la repressione da parte del regime fondamentalista degli ayatollah.
Ecco l'articolo:
Vincenzo Nigro
La "ragazza blu"
Lo stadio Azadi da 100mila tifosi, il più grande al mondo dopo il Maracanà, è diviso in due: il blu dell’Esteghlal e il rosso del Persepolis. Sahar Khodayari, la "ragazza blu", era tifosa dell’Esteghlal. Anche lei avrebbe voluto essere qui alle 4 del pomeriggio per il derby della capitale. Dieci giorni fa si è suicidata dandosi alle fiamme. Una giovane vita bruciata per protestare contro il divieto per le donne di assistere alle partite di calcio. Sembrerebbe che sia stato un sacrificio inutile: lo stadio è pieno solo a metà di tifosi, ma vuoto di donne. Ma a un certo punto da una curva si leva il coro: «Ragazza blu dell’Iran, ricorderemo sempre il tuo spirito». Da mezzogiorno i tifosi hanno iniziato a camminare per chilometri fino a risalire sulle grandinate. Filtrati e perquisiti con calma dalla polizia schierata ovunque perché, come tutti i derby nel mondo, la partita era ad alto rischio: se qualcosa va male, a Teheran i tifosi si affrontano anche a coltellate. Ma ieri le autorità temevano che le donne potessero provare a entrare a tutti costi per ricordare proprio Sahar. Il capo della polizia Hussein Rahimi lo aveva detto: «Consigliamo alle donne di non venire allo stadio, perché per il momento non abbiamo avuto ancora nuove disposizioni sull’ingresso negli stadi». Potranno entrare il 10 ottobre, in settori separati, per Iran-Cambogia, partita di qualificazione ai Mondiali 2022 del Qatar. Lo ha imposto la Fifa di Gianni Infantino e l’Iran ha dovuto accettare. La partita senza donne inizia. Lo speaker fa un ultimo appello ai tifosi: «Comportatevi con civiltà, dobbiamo organizzarci perché ci sia pace allo stadio per quando ci saranno dei settori riservati alle donne». I tifosi tutto sommato rispondono all’appello. Lanciano solo un po’ di bottiglie d’acqua e qualche pietra in campo. Per l’Esteghlal allenata da Andrea Stramaccioni sarà dura, ennesima sconfitta in campionato; 1 a 0 per il Persepolis dell’argentino Gabriel Calderon. L’Esteghlal nel primo tempo ha anche fallito un rigore, parato dal super-portiere del Persepolis, Alireza Beiranvand, che ai Mondiali bloccò anche Cristiano Ronaldo. Ma le donne escluse dall’Azadi non rinunciano al calcio. Alla fine del primo tempo ci spostiamo in una delle decine di bar e ristoranti che soprattutto a Teheran Nord installano televisori all’aperto per la partita. Donne e uomini, giovani e ragazze sono insieme, tifano e litigano insieme. Una di loro, giovane ingegnere informatica, lo dice chiaramente: «A me il calcio neppure piace tanto, ma voglio fare quello che fanno i miei fratelli, voglio stare con loro, e se serve entrare allo stadio». Le donne negli stadi in Iran è un tema politico. I politici riformisti, come lo stesso presidente Rouhani, sono a favore, anche se non hanno la forza di sfidare i conservatori. Ma l’esclusione, la separazione è anche legata ai costumi della società iraniana. Molti uomini dicono semplicemente: «Ma perché non se ne stanno a casa? Lo stadio è nostro, è un posto per i maschi…». Come a dire che ancora dietro il divieto imposto dopo la Rivoluzione di quarant’anni fa non c’è l’Islam. Semplicemente ci sono i maschi. Sahar forse lo sapeva.
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