Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/09/2019 a pag.23, con il titolo "Rohani avverte l'Occidente: 'Abbiamo un piano di pace' " la cronaca di Giordano Stabile.
Il Presidente iraniano Hassan Rohani dichiara che il Paese che rappresenta, una feroce teocrazia fondamentalista che finanzia il terrorismo internazionale e calpesta quotidianamente i diritti umani mentre si avvicina al nucleare, ha pronto "un piano di pace". L'Iran degli ayatollah immediatamente dopo la presa del potere da parte di Khomeini, successiva alla cacciata dello Scià Reza Palhavi, ha scatenato una guerra con il vicino Iraq che, dal 1980 al 1988, è costata la vita di un milione di uomini.
Il fatto che sia proprio l'Iran a parlare di "pace" dopo questi trascorsi e dopo aver fomentato guerre in Siria, Libano (attraverso il gruppo terroristico sciita Hezbollah), Yemen (con gli Houthi), Gaza (finanziando Hamas contro Israele), non dovrebbe ingannare nessuno. Vedremo se l'Occidente si piegherà ai dettami di Teheran o manterrà una linea chiara contro gli ayatollah.
Ecco l'articolo:
Giordano Stabile
Donald Trump, Hassan Rohani
L'Iran lancerà questa settimana il suo «piano di pace per garantire la sicurezza» nella regione ma intanto avverte che «le forze straniere» devono stare lontano dal Golfo Persico, in quanto causano «soltanto problemi». Il doppio segnale è arrivato ieri dal presidente Hassan Rohani, che mercoledì parlerà all'Assemblea generale dell'Onu e punta a trovare una soluzione da protagonista alla crisi che ha infiammato il Medio Oriente dopo l'attacco di sabato 14 settembre agli impianti petroliferi sauditi. L'opportunità di un summit a New York con Donald Trump è a questo punto svanita, esclusa ieri dal leader Usa. Ma la strada della diplomazia resta aperta. L'idea è di presentare il progetto al Palazzo di Vetro, per la massima visibilità, anche se i contorni sono vaghi e Rohani si è limitato ad anticipare che sarà «un'iniziativa che coinvolgerà i Paesi della regione al fine di formare una coalizione per la speranza che garantisca la sicurezza». Un invito esteso in modo implicito anche all'Arabia Saudita, perché «in un momento importante e delicato l'Iran tende la mano ai suoi vicini» ed è determinato «a passare sopra agli errori del passato». Un'offerta che arriva in parallelo alla tregua annunciata dai ribelli sciiti Houthi dello Yemen, in guerra da quasi cinque anni con Riad. Rohani parlava alla parata militare per l'anniversario della guerra Iran-Iran del 1980, un conflitto durato quasi nove anni e costato almeno un milione di morti ai due Paesi. Un modo per sottolineare che in fin dei conti nei conflitti sono tutte le parti a perdere. Dal progetto di collaborazione per garantire la sicurezza lungo la più importante rotta energetica saranno però esclusi gli Stati Uniti. «Le forze straniere - ha aggiunto Rohani - causano problemi e insicurezza per il nostro popolo: sono un disastro, più stanno lontane e meglio è».
La soluzione diplomatica Il riferimento era anche all'ulteriore dispiegamento di truppe da parte degli Stati Uniti, che hanno basi in Kuwait, Qatar, Bahrein ed Emirati e invieranno altri mille militari con batterie anti-aeree per rafforzare le difese saudite. Il segretario alla Difesa Mark Esper ha però precisato che è soprattutto un'accelerazione nelle forniture di equipaggiamento militare, mentre il segretario di Stato Mike ha ribadito che Washington vuole accrescere la deterrenza «per evitare una guerra con l'Iran». La «soluzione diplomatica» è perseguita da entrambe le parti, con l'Arabia Saudita scettica. Il ministro degli Esteri Adel al-Jubeir ha ribadito che gli attacchi agli impianti petroliferi «sono stati condotti con armi iraniane e l'Iran deve essere considerato responsabile».
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