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Deborah Fait
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Bentornato Azzam! Bentornata Speranza! 7-12-04
"Sono orgoglioso di essere nato in questo Paese". Sono state queste le prime parole pronunciate, al suo arrivo in Israele, da Azzam Azzam, il druso israeliano arrestato otto anni fa in Egitto e tenuto prigioniero innocente.

La sua cattura fu il segnale che all'epoca le relazioni tra Israele ed Egitto erano tutt'altro che idilliache e che per un israeliano era pericoloso andare in viaggio di affari o di piacere al Cairo nonostante una pace firmata tanti anni fa.

L'alito venefico di Arafat impediva qualsiasi relazione che non fosse gelida.

Le relazioni con l'Egitto divennero ancora piu' problematiche quando Mubarak richiamo' l'ambasciatore, nel 2000, un paio di mesi dopo lo scoppio della guerra dichiarata da Arafat.

E' passato quasi un mese dalla morte del demonio e, anche se tutto deve ancora essere risolto, la coltre nera che ricopriva parte del Medio oriente lascia intravedere degli squarci attraverso i quali passa la luce della speranza.

In gennaio i palestinesi voteranno per la seconda volta nella loro storia. Chi se lo sarebbe immaginato?

Arafat prometteva votazioni da anni ma non le permetteva mai perche' aveva paura di perdere il potere.

Le promesse erano soltanto fumo negli occhi degli ingenui europei che credevano ad ogni sua parola.

La realta' era che si guardava bene dal realizzarle e la realta' ancora piu' deprimente e vergognosa era che l'Europa attendeva le sue decisioni con fiducia e pazienza, ogni sua bugia era tenuta in gran conto, tanto a morire di terrorismo erano gli israeliani .



A meno di un mese dalla morte di Arafat la leadership israeliana e palestinese hanno iniziato ad avere contatti, probabilmente proficui, dopo anni di silenzio interrotto solo dal bum degli autobus e dei ristoranti che saltavano.

I tentativi di attentati sono ulteriormente diminuiti, i bombardamenti su Sderot anche, persino hamas, nella speranza di far parte del futuro governo palestinese, nomina sottovoce la parola magica: "tregua".

Ill clima e' piu' disteso e quando non c'e' la paura, il perenne doppio gioco e la presa in giro , armi del defunto terrorista, e' molto piu' facile parlare e prendere decisioni importanti, per il bene di tutti.

Personaggi politici di tutto il mondo vengono in visita sia a Gerusalemme che a Ramallah. E' arrivato a Gerusalemme persino l'ambasciastore spagnolo Moratinos, grande amico di Arafat e nemico di Israele, per dire che la seconda intifada e' stata un grande errore.

E chi se la sarebbe aspettata un simile dichiarazione da uno che rifiutava di venire in Israele pur di non essere costretto a non vedere il raiss del suo cuore che adesso si stara' rivoltando nella tomba!



Nessuno piange il mostro defunto, i palestinesi meno di tutti, pare addirittura che nessuno lo ricordi piu' e, dalle dichiarazioni ufficiali dei grandi del mondo finalmente liberi di parlare apertamente senza la paura di essere "puniti" dal raiss, pare che passera' alla storia come colui che ha impedito ogni dialogo e ogni apertura, oltre ad essere il responsabile della morte violenta di migliaia di israeliani e palestinesi.

Arafat, di fronte al quale tanti ministri e capi di stato si sono disgustosamente inchinati, Arafat per il quale e' stato insozzato il Premio Nobel, finira' nella pattumiera della storia, ricordato soltanto da quelli come lui, tipo qualche delegazione italiana di nostalgici dell'odio contro Israele che vanno a portare corone sulla sua tomba o che vogliono intitolargli una piazza. La pattumiera resta aperta anche per loro.



Il primo risultato concreto della normalizzazione delle relazioni tra Egitto e Israele e' stata appunto la inaspettata liberazione di Azzam Azzam.

Israele non lo aveva mai abbandonato, gli sforzi per liberarlo erano stati innumerevoli ma il no egiziano era sempre deciso e netto.

Mubarak , che si fingeva fratello di Arafat probabilmente per evitare la stessa fine di Sadat, non avrebbe mai fatto un torto al terrorista.

Eppure, a meno di un mese dalla provvidenziale morte del Pericolo Pubblico numero 1, ecco che Mubarak parla con Sharon, capisce che e' nel suo interesse ammorbidirsi, chiede naturalmente la liberazione di qualche egiziano per giustificare al Paese la sua decisione e Azzam viene preso in consegna dagli israeliani e riportato in Patria.



Israele lo ha accolto in festa, e' stato ricoperto dalla bandiera e, mentre abbracciava Sharon , da lui definito "il suo eroe", la bandiera gli e' scivolata dalle spalle, lui l'ha raccolta, l'ha baciata e l'ha tenuta stretta al cuore.

"Sono orgoglioso di essere nato in questo Paese" ha detto commosso con il figlio piu' piccolo stretto a lui mentre lo portavano in trionfo.

Israele e' altrettanto orgogliosa di averlo tra i suoi figli e lo coccola, lo segue e lo guarda con occhio felice e affettuoso perche' fa parte di quel popolo druso da sempre fedele al Paese per il quale sa anche morire quando e' il momento di difenderlo.



Bentornato Azzam!

Bentornata Speranza!

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