La gestione delle acque nella Valle del Giordano: un articolo disinformato e disinformante Di Marco Cattaneo sul Venerdì di Repubblica
Testata: Il Venerdì di Repubblica Data: 20 settembre 2019 Pagina: 57 Autore: Marco Cattaneo Titolo: «Il Medio Oriente e il futuro scritto sull'acqua»
Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 20/09/2019, a pag. 57, con il titolo "Il Medio Oriente e il futuro scritto sull'acqua" il commento di Marco Cattaneo.
Il pezzo di Marco Cattaneo è disinformato e superficiale, perché il giornalista ignora che da molti anni è Israele a gestire il flusso delle acque nella porzione di destra idrografica della Valle del Giordano, mentre nella parte sinistra è Giordania. Lo Stato ebraico fornisce poi l'Anp dell'acqua necessaria alle attività agricole, industriali e al consumo privato. Cattaneo perciò strumentalizza le dichiarazioni di Netanyahu prima delle elezioni. Inoltre Israele è il primo Paese al mondo per la desalinizzazione delle acque marine, che vengono poi utilizzate per l'agricoltura e non solo e hanno risolto il problema della siccità, tipico del Medio Oriente. Israele si è offerta alla Autorità palestinese e alla Giordania per insegnare la tecnica di desalinizzazione delle acque marine, ma entrambi hanno sempre rifiutato! A Cattaneo suggeriamo di informarsi meglio prima di scrivere la prossima volta.
Ecco l'articolo:
Dieci giorni fa, a una settimana dalle elezioni in Israele, Benjamin Netanyahu ha annunciato che se avesse vinto avrebbe annesso la valle del Giordano e la parte settentrionale del Mar Morto, un vasto territorio formalmente amministrato dall'Autorità nazionale palestinese ma abitato da coloni israeliani. L'annuncio ha destato agitazione a livello internazionale, ma non dovrebbe sorprendere. Molti hanno sottolineato il valore strategico della regione in termini di sicurezza, ma la posta in gioco più preziosa è un'altra: l'acqua. E non è una novità. Già nel 1991 Joyce R. Starr scriveva, su Foreign Policy, che «la crisi dell'acqua del Medio Oriente è un orfano strategico che nessun Paese o agenzia internazionale sembra voler adottare». E oggi la situazione è ormai drammatica, come sottolineava Elizabeth Whitman su Nature il 4 settembre. La Giordania, che si affaccia sulla parte orientale della valle del Giordano, sta impoverendo irrimediabilmente le sue falde acquifere: da una parte il cambiamento climatico, in una regione che già soffriva di scarsissime precipitazioni, dall'altra l'arrivo di un cospicuo numero di rifugiati dalla vicina Siria, in cui già la crisi idrica ha avuto un ruolo nella fuga dalle campagne e nella successiva guerra civile, uniti a una pianificazione insufficiente, hanno portato a un deficit idrico che va dai 3 milioni di metri cubi d'acqua nella regione di Arabah, nel Sud, ai 77 milioni di Az Zarqa, dove si trova Amman, la capitale. In poche parole, la Giordania sta per rimanere a secco. Perciò non è difficile intuire il valore della fertile valle del Giordano per un imminente futuro in cui quell'area del Medio Oriente potrebbe diventare inabitabile, o quasi. E immaginare che un domani potranno innescarsi nuovi conflitti e nuove epocali migrazioni.
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