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Deborah Fait
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Arafat non è un combattente 04-11-04
Da quando Arafat e' stato portato a Parigi in gravi condizioni di salute, sui media italiani di sinistra e' incominciato alla grande l'elogio del terrorista. Nelle elegie viene spesso definito con affettuoso rispetto "Vecchio combattente" ed e' una delle espressioni piu' ridicole con cui potrebbero descriverlo.

Quando mai Arafat ha combattuto? Un dittatore manda a morire i suoi scagnozzi e Arafat ha costruito la sua brillante carriera appunto su questo tipo di "combattimento" : ordinare il terrorismo restando al sicuro e andando in giro per il mondo mascherato da soldato con pistola alla cintura per risvegliare nella gente il mito romantico del combattente per la liberta' e per il suo popolo. Liberta' per lui significa regalare la morte e il "suo" popolo gli e' stato utile solo per poter diventare uno degli uomini piu' ricchi del mondo rubando a man bassa i soldi che dovevano essere usati per costruire case, scuole e ospedali.

Quella pistola alla cintola gli e' sempre solo servita per minacciare chi tra i suoi sottoposti osava accennare alla ribellione come e' accaduto in tempi recenti a Jibril Rajoub , capo della polizia palestinese, che si e' trovato all'improvviso , durante una discussione, il pistolon del suo raiss infilato in bocca. Dicono che Rajoub, salvato per miracolo dai presenti, uscendo tremante dalla stanza, avesse il volto di un bel colore grigio cangiante al blu.

Combattente a chi? Vediamo un po' come questo terrorista ha combattuto.

Dopo aver convinto Hussein di Giordania della necessita' di uno stato palestinese dentro lo stato giordano ecco che arriva puntuale la pugnalata nella schiena del re. Il tradimento e' il leitmotiv nella carriera del boss palestinese che tenta di far crollare il trono hashemita e di prendere il potere. Il re non ha scelta, incomincia la caccia alle bande di Arafat che scappa a gambe levate proclamando di voler essere un martire mentre da lontano assiste al massacro dei suoi da parte dei soldati del re, si parla di qualcosa come 20/30 mila morti.

Il "combattente" dunque si salva con la fuga.

Dalla Giordania ecco la volta del Libano dove i feddayin uccidono, stuprano, fanno stragi di cristiani, decine di migliaia di morti, distruggono quel paese imponendo tasse e balzelli e radendo al suolo interi villaggi. Anche qui tradimento plateale dopo che i libanesi lo avevano accolto quasi con gioia.

E anche in Libano il terrorista"combattente" se la cava con una coraggiosa fuga sotto la protezione delle Marine Militari inglesi e francesi.

Anche questa volta scappando come un coniglio proclama di cercare il martirio mentre i suoi feddayin vengono uccisi dai libanesi resi rabbiosi da 12 anni di vessazioni e assassinii.

Se all'epoca qualcuno avesse permesso a Israele di fermarlo o ai libanesi di linciarlo, accontentando il suo desiderio di essere martire, ci saremmo risparmiati almeno 20 anni di morti e lacrime e i palestinesi potrebbero essere oggi uno stato nazionale in pace.

Dalla Tunisia dove va a rifugiarsi, il "combattente" Arafat dirige il terrorismo in Israele ma soprattutto in Europa facendo molto arrabbiare il governo di Tunisi al quale aveva promesso che non avrebbe ordinato azioni terroriste fintanto che era ospite di quel paese.

Arafat, bugiardo traditore come sempre, ordina da Tunisi decine di attentati in tutta Europa, centinaia di morti ebrei e non ebrei, non fa differenza, lui fa colpire nel mucchio.

E' lui a inventare l'attacco agli aerei negli aeroporti e lo scoppio degli aerei in volo.

Per questo l'Europa gli conferira' il premio Nobel per la pace!

Nel 1990 altra perla della malefica carriera di questo personaggio e' la sua alleanza con Saddam Hussein quando l'iracheno invade il Kuwait.

Arafat in persona mette in pericolo l'esistenza di quel piccolo paese e il risultato sara' l'spulsione di 400.000 palestinesi definiti, per colpa sua, traditori.

Alla fine, quando, grazie a Israele, si stava delineando la possibilita' di dare una nazione ai palestinesi, ecco che il raiss mette la ciliegina sulla sua torta avvelenata e anziche' trattare la pace fa scoppiare la guerra proclamandosi ancora una volta martire che, tradotto, significa far morire gli altri puntando sui bambini che commuovono di piu' e gridando di volere "almeno un milione di martiri" per arrivare a Gerusalemme, Haifa e Yaffo.

Sharon e' l'unico in grado di fermare questo criminale mettendolo agli arresti domiciliari a Ramallah.

Dopo tre anni di prigionia durante i quali molti ministri europei, mai abbastanza appagati nel loro odio per Israele, andranno servilmente a rendergli omaggio , la sua malattia gli da finalmente la possibilita' di eludere la prigionia e di filarsela in Francia.

Stranamente nessun paese arabo si e' offerto di ospitarlo per curarlo, soltanto chi non capisce la sua mostruosita' puo' avergli offerto ospitalita' e cure e i francesi, tutti contenti, useranno le loro tasse per far sopravvivere un mostro.

Combattente dunque? Sarebbe ora che i media italiani incominciassero a usare i termini esatti: traditore, assassino, eterno fuggitivo per salvarsi la pelle , terrorista vigliacco.

E' di oggi la notizia dell'aggravarsi della sua salute e, per il bene dei palestinesi, degli israeliani e del mondo intero l'unica speranza e' che non torni mai piu'.

Arafat ha perso.

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